" La Repubblica"
di MARIO REGGIO
"L'Istituto nazionale di valutazione va rifondato, negli ultimi cinque anni ha
dato risultati inattendibili. Tra il personale della scuola ci sono quasi 20
mila docenti che non fanno più gli insegnanti. O tornano in cattedra o entrano
nell'organico dell'amministrazione per cui lavorano. In finanziaria non chiederò
un soldo in più. Servono invece fondi per mettere in sicurezza gli edifici
scolastici. E nessun taglio agli insegnanti di sostegno, sono solo notizie
allarmistiche".
Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha qualche sassolino da
togliersi dalle scarpe.
L'hanno criticata perché vorrebbe abolire la valutazione delle scuole.
"È vero l'esatto opposto. La valutazione dei livelli di apprendimento su base
nazionale e nei singoli istituti è una priorità. In primo luogo perché permette
una scelta consapevole da parte delle famiglie e degli studenti. Secondo, è
indispensabile mettere al centro dell'autonomia scolastica il tema della qualità
dell'istituto e della valorizzazione del merito. Fino ad ora la tecnica usata
dall'Invalsi, basata su questionari volontari inviati alle scuole di base, non
ha dato risultati attendibili e scientificamente validi. Occorre voltare
pagina".
Come?
"Con un sistema di rilevazione per campione, con l'inclusione anche della scuola
secondaria superiore, come succede negli altri paesi dell'Ocse, e quindi con un
controllo esterno. Però ora è impossibile attuare il progetto in tempi
brevissimi per mancanza di risorse economiche ma anche tecniche. Servono persone
con una formazione reale nel settore della valutazione".
Ai tempi di Berlinguer scoppiò una mezza rivoluzione.
"I tempi sono cambiati. Gli insegnanti hanno capito che la valutazione non è
contro la scuola ma per la scuola. Prima occorre lavorare a standard di
valutazione condivisi e creare un corpo nazionale di esperti. L'importante è non
usare la valutazione come una clava, come una misura repressiva".
Ma non tutte le scuole sono uguali.
"La qualità di un istituto non si misura solo dal prodotto finale, ma anche
dalla differenza tra le competenze che gli studenti avevano al momento
dell'ingresso e quelle che hanno appreso quando finiscono il corso di studi. Per
questo dico che è importante l'informazione sulla qualità delle scuole, ma una
dei Parioli a Roma non è uguale ad un'altra dello Zen a Palermo. Uno dei compiti
della scuola è contrastare il degrado ambientale e creare una comunità. La
concorrenza è importante, stimola il miglioramento, ma non ci accontentiamo di
avere alcuni istituti di eccellenza ed il resto di bassa qualità, puntiamo alla
crescita complessiva dei livelli di apprendimento".
Lei parla di valorizzare la figura del docente; ma ce ne sono migliaia che non
insegnano.
"Stiamo verificando la situazione. Dai primi dati risultano tra 15 a 20 mila
docenti che svolgono altre funzioni. Intanto vorrei sfatare una convinzione
diffusa: i distacchi sindacali sono una parte irrilevante del totale. Si tratta
di insegnanti giudicati non idonei, non ricollocati, oppure docenti di materie
ormai cancellate, come dattilografia. Non discuto la valenza delle mansioni che
svolgono ora. Ma visto che li paga il bilancio del ministero della Pubblica
Istruzione o tornano in cattedra oppure passano in organico all'amministrazione
pubblica nella quale lavorano".
Sono insistenti le voci che parlano di tagli al bilancio dell'Istruzione.
"La scuola ha già dato. Io non chiedo un euro in più, ma di gestirli in maniera
diversa, non ingessata come oggi. In bilancio ci sono 100 milioni di euro per
l'autonomia scolastica da dividere tra più di 10 mila istituti. È troppo poco.
Le scuole dovranno avere più fondi e gestirli in base alle loro scelte
didattiche ed organizzative. Il centro non deve decidere tutto, come succede
anche per le supplenze brevi. Con i risparmi interni siamo riusciti a trovare i
soldi per il nuovo esame di maturità e per premiare gli alunni meritevoli.
Assumere i precari, applicando il turn over, comporta un risparmio: già li
paghiamo, e molto meno di un docente che va in pensione con 35 anni di
anzianità".
Lei insiste sulla sicurezza degli edifici scolastici.
"Da troppi anni non si interviene sul serio. Chiederò risorse aggiuntive nel
Piano per le infrastrutture. È una priorità assoluta. I finanziamenti devono
venire per un terzo dallo Stato, un terzo dalle Regioni e altrettanto dai
Comuni. Quando i nostri ragazzi vanno a scuola devono essere tutelati e i
genitori hanno il diritto di sentirsi tranquilli. Nella scorsa legislatura il
Cipe aveva autorizzato per la messa a norma delle scuole 200 milioni di euro. Ma
in finanziaria sono scomparsi. Seconda ed ultima richiesta al Tesoro sarà il
finanziamento della "scuola aperta" anche fuori dall'orario di lezione al
territorio, perché deve diventare una comunità".
Negli ultimi due anni molti diplomifici sono stati accreditati come scuole
paritarie.
"Al ministero della Pubblica Istruzione, come in altri dicasteri, sono saltati i
controlli. Qui ho trovato gli ispettori messi in lista di esaurimento per
anzianità. Dobbiamo al più presto ricostituire una task-force che sia in grado
di passare al setaccio tutte le situazioni poco chiare, come è successo per
l'esame di maturità. È impensabile pensare ad un sistema scolastico moderno
senza che le regole vengano rispettate".
Qualcuno agita lo spauracchio del taglio degli insegnanti di sostegno.
"Sono notizie false ed allarmistiche, atti gravi per il sistema scolastico.
Nessun taglio, è una delle poche buone pratiche che possiamo esportare in
Europa. Non ci saranno ridimensionamenti del personale come non chiuderanno le
scuole montane".
(6 settembre 2006)