Sbagliato bloccare la sperimentazione del secondo ciclo
12 giugno 2006 - Diesse.org
La sospensione del decreto sulla sperimentazione – afferma Fabrizio Foschi, neo presidente dell’associazione professionale Diesse – Didattica e innovazione scolastica – appare una mossa obbligata, che il Ministro “doveva” alla sua maggioranza e soprattutto alle Regioni rosse.
Mossa obbligata dal punto di vista ideologico, ma miope su quello sostanziale. Sia perché il progetto delimitava gli ambiti di intervento all'articolazione dell'orario annuale e alla progettazione delle Unità di Apprendimento, in modo tale da sembrare quasi più un programma di sperimentazione medodologico-didattica che di innovazione ordinamentale; sia, soprattutto, perché, affidando la decisione alle scuole, il decreto potenziava di fatto la loro autonomia.
Ma in questo caso non si è andati troppo per il sottile: sembra avere prevalso la logica del quieto vivere con l'Amministrazione ministeriale (la stragrande maggioranza dei Dirigenti regionali non ha inoltrato le richieste delle scuole), con i sindacati, con le Regioni più che quella della valorizzazione dei percorsi di autonomia delle singole scuole (a partire dalle 54 che hanno presentato progetti al Ministero, e delle decine di altre le cui richieste giacciono sui tavoli degli Uffici Scolastici Regionali).
Un primo segnale deludente che ci auguriamo non diventi un metodo.
12 giugno 2006 - Diesse.org
La sospensione del decreto sulla sperimentazione – afferma Fabrizio Foschi, neo presidente dell’associazione professionale Diesse – Didattica e innovazione scolastica – appare una mossa obbligata, che il Ministro “doveva” alla sua maggioranza e soprattutto alle Regioni rosse.
Mossa obbligata dal punto di vista ideologico, ma miope su quello sostanziale. Sia perché il progetto delimitava gli ambiti di intervento all'articolazione dell'orario annuale e alla progettazione delle Unità di Apprendimento, in modo tale da sembrare quasi più un programma di sperimentazione medodologico-didattica che di innovazione ordinamentale; sia, soprattutto, perché, affidando la decisione alle scuole, il decreto potenziava di fatto la loro autonomia.
Ma in questo caso non si è andati troppo per il sottile: sembra avere prevalso la logica del quieto vivere con l'Amministrazione ministeriale (la stragrande maggioranza dei Dirigenti regionali non ha inoltrato le richieste delle scuole), con i sindacati, con le Regioni più che quella della valorizzazione dei percorsi di autonomia delle singole scuole (a partire dalle 54 che hanno presentato progetti al Ministero, e delle decine di altre le cui richieste giacciono sui tavoli degli Uffici Scolastici Regionali).
Un primo segnale deludente che ci auguriamo non diventi un metodo.