Palermo
20.5.2006.
E' il primo viaggio che Mussi fa in veste istituzionale e ha scelto la Sicilia.
Una scelta che non poteva non far piacere all'intero mondo accademico siciliano.
Una visita non casuale che pone le basi di un impegno ben più lungo per il nuovo
ministro. «La prima cosa che voglio fare - ha dichiarato il neo ministro - è un
giro rapido di tutte le Università italiane, per conoscere i docenti, il
personale e gli studenti. Il mio scopo è quello di fare un bilancio non solo
della riforma Moratti, perché sarebbe precipitoso, ma dell'intero sistema
accademico».
Vuole conoscere da vicino la difficile situazione degli atenei italiani il
ministro Mussi, chiamato a ricucire un rapporto, quello tra la politica e
l'università, che appare compromesso.
«Le università siciliane - ha spiegato il padrone di casa, il rettore
dell'Università degli studi di Palermo, Giuseppe Silvestri - versano in
condizioni economiche gravi, come un po' tutti gli atenei italiani. Ci auguriamo
che Mussi possa risollevare le sorti non solo delle università ma anche della
ricerca». Ha commentato il ministro: «Sono convinto che ci troviamo di fronte a
una realtà grave perché a mio parere in Italia c'è uno spreco di risorse
potenziali, spesso rimaste inespresse». Secondo il neo ministro «non si può
andare a caso, ma è necessario fare un lavoro programmatico che investa sulle
università e sulla ricerca, ritenuti veri strumenti per il rilancio del nostro
Paese».
Mussi ha posto la sua attenzione in particolare sulla questione della fuga dei
cervelli da lui definita «una vera e propria emorragia che va arginata. I
giovani laureati o i ricercatori non devono andare via dall'Italia perché qui
non ci sono opportunità, ma perché preferiscono andare all'estero per scelta». E
allora la domanda nasce spontanea: quali sono le prime mosse che il nuovo
governo Prodi e in particolare il ministero dell'Università e della ricerca
intendono portare avanti?
«La prima cosa che voglio ottenere - ha dichiarato ancora Mussi - è un
incremento, previsto nella legge finanziaria, dei fondi destinati alla
formazione superiore e alla ricerca». Poi si dovrà pensare a dare maggiore
sicurezza a tutti quelli che lavorano negli atenei, con particolare riferimento
ai ricercatori.
«Come ministro - ha concluso Mussi - sento il dovere di rendere la vita di chi
opera nelle nostre università più sicura. In questo la riforma Moratti ha
dimostrato di avere più ombre che luci».
Eleonora Mannino