l MIUR e la matematica
E’ proprio vero che noi italiani, come ha detto Beppe Grillo anni fa presentando il “Mago dei numeri” di Enzensberger, siamo stati traumatizzati da professoresse di matematica brutte e cattive, Questo vale anche per i dirigenti del ministero morattiano. Erano partiti con le famose 27 ore obbligatorie (891 ore annue) per la scuola media di 1° grado sacrificando l’inglese e riducendo l’educazione tecnica a un settore marginale di “Scienze e tecnologia”; a queste si aggiungevano 198 ore annue (6 ore settimanali) di offerta formativa opzionale facoltativa. Già in quel primo documento (dal titolo inquietante come un ossimoro “Vincoli e risorse”) i conti non tornano perché le ore di inglese dovevano essere non 66 (2 alla settimana), ma 54 e anche per le altre materie (tranne l’IRC) era difficile districarsi tra monte ore annuale e numero delle settimane con la conseguenza che le scuole hanno “arrotondato” per non perdersi in un labirinto di minuti.
Nella prima bozza (27/05/2005) di decreto sul 2° ciclo usciva dal cappello nell’art. 25 una prima modifica al decreto legislativo 59/2004 con la quale l’orario annuale dell’insegnamento della lingua inglese veniva incrementato di 33 ore (54 + 33?) e le attività facoltative/opzionali ridotte di un corrispondente numero di ore (198 -33 = 165).
Nel decreto testé pubblicato (17 ottobre 2005) le disposizioni su “raccordo e continuità tra 1° e 2° ciclo” prevedono 33 ore in più destinate all’insegnamento di tecnologia, sempre con corrispondente riduzione delle attività facoltative/opzionali (165 – 33 = 132).
A questo punto tutto si sconvolge perché le ore obbligatorie settimanali stanno diventando 30 come nel vecchio modello del tempo normale (10 ore lettere? 3 ore inglese? 2 ore francese? 6 ore matematica/scienze? 2 ore tecnologia? 2 ore arte? 2 ore musica? 2 ore scienze motorie? 1 ora religione?) perdendo un’ora di italiano e un’ora di educazione tecnica per introdurre le due ore di seconda lingua straniera; ma le ore facoltative/opzionali si riducono a 4 ore settimanali (132 : 33 = 4) con una perdita secca di due ore di scuola rispetto al modello del tempo prolungato, con riduzione del tempo scuola e delle opportunità formative per gli alunni.
Potranno le scuole avere risorse umane per mantenere un’offerta migliore, pari almeno all’offerta precedente? Avremo qualche chiarimento prima delle nuove iscrizioni o dovremo continuare a perderci nei conti orari che non tornano? Certo possiamo appellarci all’autonomia, ma poi i docenti su quali basi ci verranno assegnati?
Angela Minella
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