Reclutamento dei docenti, i precari dove li mettiamo?
Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri relativamente alla formazione e al reclutamento dei docenti (e che conclude l'iter della legge n. 53/03) «garantisce ai futuri insegnanti, che saranno più giovani e più qualificati, la certezza di un posto di lavoro». Ad affermarlo è il premier Berlusconi il cui proverbiale ottimismo non ci azzecca con le richieste di buona parte delle associazioni di categoria, compresi i sindacati più rappresentativi, ai quali una proposta quasi simile l'aveva già fatta l'allora ministro diessino, Berlinguer, per eliminare definitivamente la piaga del precariato e quell'altro dei megaconcorsi: dispendiosi, lunghi e dall'esito incerto.
La nuova legge, in sintesi, affida alle università la formazione dei docenti laureati e alle scuole il loro tirocinio di un anno sotto la guida di un tutor (da definirsi in fase di contrattazione) remunerato. La legge, a una prima lettura, potrebbe apparire funzionale alle esigenze della scuola, ma non pare così se si guarda al destino degli oltre 500.000 docenti già abilitati e ancora in lista di attesa nelle graduatorie: che fine faranno?
Da qui è nata la polemica e da qui pure la richiesta dell'Anief (Associazione Insegnanti in Formazione) di trasformare «le graduatorie degli idonei dei concorsi a posti e cattedre per esami e titoli e le graduatorie permanenti del personale docente di cui alla legge 124/1999, in vigore alla data di emanazione del presente decreto, in graduatorie ad esaurimento». Attuare in altre parole la riforma dopo avere sistemato tutti gli abilitati. Si teme infatti, da un lato, la definitiva «espulsione» delle professionalità finora create dall'intero sistema di reclutamento, e dall'altro, come afferma la Gilda degli insegnanti, di consegnare tutto il sistema di formazione alle Università, togliendolo ai docenti come coi vecchi concorsi avveniva. Critica pure la Flc-cgil che a proposito dei precari afferma: «Li butteremo via come un vestito vecchio? Il problema è gestire la realtà composita delle attuali, pletoriche, strapazzate graduatorie esistenti, garantendo a tutti uguali diritti». Sulla stessa barricata anche la Cisl-scuola che aggiunge altre bombarde per l'eccesso di delega «tra formazione iniziale e reclutamento; oltre alla inattendibilità di una programmazione triennale del fabbisogno di docenti, quando l'esperienza ci dimostra quante e quali difficoltà il Miur annualmente incontra nella definizione degli organici endemicamente sfalsata tra diritto e fatto».
Da qui la diffidenza sull'ottimismo del presidente Berlusconi che dimentica l'antica piaga del precariato e pure il fatto che in questo modo si allunga di altri tre anni, rispetto a prima, la più rosea previene di conquistare una cattedra. Tuttavia una considerazione va fatta: bisogna, in un modo o nell'altro, razionalizzare le assunzioni e dare certezze a chi ama insegnare.
Pasquale Almirante
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