Per l’accesso all’Università e nelle graduatorie dei concorsi la norma prevede che a parità di punteggio precedono i più giovani di età.
Si è verificato in modo evidente nella graduatoria degli ammessi alla facoltà di Medicina nella quale la maggioranza degli ammessi, tutti ragazzi eccellenti, hanno riportato punteggi alti, ma sono entrati soltanto quelli che hanno conseguito la lode e di quelli che avevano la votazione di 100/100 hanno avuto la precedenza i più giovani di età e quindi quei ragazzi, i cui genitori li hanno iscritti a scuola a cinque anni ed hanno frequentato la “primina” sostenendo gli esami di ammissione alla classe seconda. Quindi fare la ”primina” è una cosa buona, utile e saggia. Perché ancora molti la ostacolano?
Perché tanti dirigenti e docenti sono contrari?
La norma appare restrittiva nei confronti dei bambini svegli e pronti ad affrontare il percorso scolastico a 5 anni.
Certamente la richiesta dei genitori deve trovare riscontro anche nel parere dei docenti della scuola dell’Infanzia che hanno seguito ed osservato il ritmo veloce di apprendimento, che a volte potrà anche subire un rallentamento nel percorso scolastico, ma è bene tentare ed essere proiettati ad una meta alta da raggiungere e non accontentarsi della sufficienza, del minimo sforzo, degli obiettivi minimi.
Non è certamente una cosa che tutti possano o debbano fare, ma chi ne ha le capacità è bene che la faccia.
Solo poche scuole consentono di accogliere “bambini uditori” che alla fine dell’anno sostengono un esame di ammissione al quale si accede con una dichiarazione di preparazione domestica a cura dei genitori.
L’anticipazione o il “salto” di classe, che molti hanno fatto, trova poi riscontro nella possibilità di anticipare gli esami finali se si è mantenuta una media alta nel corso del triennio, possibilità prevista e codificata dal progetto sperimentale del “liceo di quattro anni” che ha avuto successo in alcune realtà scolastiche statali e paritarie.
La progettualità del “liceo in quattro anni” tende a valorizzare le eccellenze e stimolare le abilità e le competenze degli studenti particolarmente impegnati e desiderosi di raggiungere prima e con competenza la meta professionale.
Essendo un progetto sperimentale non potrà essere generalizzato per tutti gli studenti ma necessita di una selezione e l’impianto didattico è orientato ad evitare i tempi morti del recupero; infatti, eseguendo un ritmo costante di studio il percorso didattico e formativo si sviluppa adeguatamente nei quattro anni.
Da parte dei docenti è necessario un positivo coinvolgimento nel progetto: “Tanto si può fare, basta volerlo!”
Giuseppe Adernò
Si è verificato in modo evidente nella graduatoria degli ammessi alla facoltà di Medicina nella quale la maggioranza degli ammessi, tutti ragazzi eccellenti, hanno riportato punteggi alti, ma sono entrati soltanto quelli che hanno conseguito la lode e di quelli che avevano la votazione di 100/100 hanno avuto la precedenza i più giovani di età e quindi quei ragazzi, i cui genitori li hanno iscritti a scuola a cinque anni ed hanno frequentato la “primina” sostenendo gli esami di ammissione alla classe seconda. Quindi fare la ”primina” è una cosa buona, utile e saggia. Perché ancora molti la ostacolano?
Perché tanti dirigenti e docenti sono contrari?
La norma appare restrittiva nei confronti dei bambini svegli e pronti ad affrontare il percorso scolastico a 5 anni.
Certamente la richiesta dei genitori deve trovare riscontro anche nel parere dei docenti della scuola dell’Infanzia che hanno seguito ed osservato il ritmo veloce di apprendimento, che a volte potrà anche subire un rallentamento nel percorso scolastico, ma è bene tentare ed essere proiettati ad una meta alta da raggiungere e non accontentarsi della sufficienza, del minimo sforzo, degli obiettivi minimi.
Non è certamente una cosa che tutti possano o debbano fare, ma chi ne ha le capacità è bene che la faccia.
Solo poche scuole consentono di accogliere “bambini uditori” che alla fine dell’anno sostengono un esame di ammissione al quale si accede con una dichiarazione di preparazione domestica a cura dei genitori.
L’anticipazione o il “salto” di classe, che molti hanno fatto, trova poi riscontro nella possibilità di anticipare gli esami finali se si è mantenuta una media alta nel corso del triennio, possibilità prevista e codificata dal progetto sperimentale del “liceo di quattro anni” che ha avuto successo in alcune realtà scolastiche statali e paritarie.
La progettualità del “liceo in quattro anni” tende a valorizzare le eccellenze e stimolare le abilità e le competenze degli studenti particolarmente impegnati e desiderosi di raggiungere prima e con competenza la meta professionale.
Essendo un progetto sperimentale non potrà essere generalizzato per tutti gli studenti ma necessita di una selezione e l’impianto didattico è orientato ad evitare i tempi morti del recupero; infatti, eseguendo un ritmo costante di studio il percorso didattico e formativo si sviluppa adeguatamente nei quattro anni.
Da parte dei docenti è necessario un positivo coinvolgimento nel progetto: “Tanto si può fare, basta volerlo!”
Giuseppe Adernò