
Semplice, perché i sindacati confederali quando hanno promosso negli anni ’90 la legge Dini e le successive modifiche con tanto di due referendum per il personale della scuola, hanno omesso allora una parte della verità. Ovvero, la pensione è calcolata in base ai contributi versati e su questo siamo tutti d’accordo, ma l’importo mensile viene varia in base all’aspettativa di vita.
Succede così che due persone, come nell’esempio sopra riportato, nell’identica condizione e con un identico valore di contributi versati ricevano due pensioni differenti.
Come sindacato ci sorge spontaneo chiederci se tale criterio, ovvero quello di pensioni differenti a fronte di uguali contributi versati, a tutto danno di chi ha iniziato precocemente a lavorare, sia costituzionale, in ogni caso resta evidente che a fronte di una tale palese ingiustizia si debba necessariamente pretendere una revisione di tale parte del quadro legislativo pensionistico. È evidente che aver precocemente iniziato a lavorare dovrebbe essere un merito riconosciuto dalla Repubblica Italiana e non un’occasione per essere arbitrariamente vessati.
Come SISA iniziamo quindi una campagna informativa e al contempo è nostra intenzione agire a tutti i livelli perché la revisione legislativa possa essere la più celere possibile e possa sanare situazioni già in essere.
Il coordinamento nazionale SISA