
Tutto ha inizio quando Concetta sceglie gli ambiti territoriali scolastici introdotti dalle liste di mobilità che prevedono l'individuazione delle scuole da parte dei docenti, secondo dei criteri di preferenza. La Nitto opta per la Basilicata, ma il Ministero dell'Istruzione nell'applicare la normativa di assegnazione delle sedi scolastiche, attraverso l'utilizzo di un algoritmo matematico e dei criteri non specificati nella normativa, manda l'insegnante in una scuola in provincia di Pavia con 18 punti in graduatoria. Un punteggio più alto rispetto ai colleghi assegnatari in Basilicata, un fatto che ha insospettito la donna.
La vicenda finisce in Tribunale. L'insegnate, assistita dai legali Angelo Tuozzo e Italia Policastro, presenta ricorso contro il Ministero dell'Istruzione, vincendolo. Il giudice del lavoro del Tribunale di Pavia, Donatella Oneto, ha accolto le istanze dell'insegnate salernitana, trasferendola nelle sede scolastica scelta a Potenza e condannando il Miur al pagamento delle spese legali. L'insegnante salernitana avrà diritto a un posto in Basilicata come aveva richiesto nella domanda di mobilità. Una vittoria per la 40enne, che resta un'ordinanza unica. Il giudice ha motivato la sua decisione facendo appello tra l'altro, all'articolo 30 della Costituzione che stabilisce il "diritto-dovere" dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli" ma anche all'articolo 31 che "tutela la maternità e l'infanzia" e al 37 che tutela il "ruolo della donna nella famiglia". La storia di Concetta ora farà da "apripista" ai circa 6mila insegnanti campani trasferiti al Nord grazie a strani algoritmi matematici ideati dal Ministero e introdotti con la riforma della scuola che stano creando confusione e contenziosi.
Mariateresa Conte
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