Che il
Governo Renzi fosse al capolinea, almeno nel mondo della scuola,
era chiaro, visti gli effetti disastrosi della Legge 107. Ma
dalla “squadra” di Renzi ci saremmo aspettati maggiore compattezza
politica e una parvenza di coerenza, quella stessa spavalda boria alla
quale ci hanno abituato, anche dopo fallimentari e antidemocratiche
decisioni che hanno iniziato a cambiare il voto della scuola statale,
all'insegna delle diseguaglianze tra docenti e della concentrazione di
potere. Mentre Renzi bacchetta il suo Ministro dell'istruzione,
ammettendo gli errori di gestione e promettendo di mettere mano al
sistema scolastico, la Giannini non demorde e conferma la linea assunta
finora, ribadendo nuove regole per la formazione e il reclutamento e
nuovi concorsi.
Un braccio di ferro, quindi, che però risulta patetico se si pensa che
è contestualizzato alla vigilia di un referendum costituzionale in cui
il Primo Ministro, tradendo il mandato di rappresentare tutto il Paese,
non soltanto se stesso, utilizza il suo ruolo preminente per
sponsorizzare le ragioni del suo Governo e convincere tutti a
sostenerlo. Oggi piange sul latte versato, pur avendo adottato, a suo
tempo, durante l'iter di approvazione della riforma del sistema
scolastico, le stesse strategie: vendere lucciole per lanterne!
Ma sappiamo che gli italiani hanno la memoria corta e che il dissesto
nella scuola, causato da una legge parlamentare, con lo zampino del
Governo, lo possono percepire solo gli addetti ai lavori, nonostante i
disservizi subiti da tutti, per primi gli alunni delle scuole.
Il Governo, volendo simulare la deresponsabilizzazione rispetto
all'approvazione di una legge farsa, come la 107, si spese a
dismisura, per sostenerla ed oggi si spende a dismisura per riforme che
ricadranno sulla testa di tutti i cittadini, utilizzando una logica
inversa, ovvero facendo intravedere al mondo della scuola, per la
precisione ai precari, una possibile correzione, un ripensamento, che
odora di clientelismo. Non è che il Premier pensa di poter acquisire
consensi riferendo che, forse, a dicembre, si potrebbe decidere se
andare avanti o cambiare? Incommentabile come noi insegnanti precari
siamo stati e siamo tuttora trattati, come incapaci di senso critico e
di lungimiranza, come soggetti ai quali si può far bere una promessa,
anche se posticipata ad un dopo referendum che potrà determinare la
tenuta di questo Governo. Ma la tenuta è già in discussione, se Palazzo
Chigi e Miur non remano dalla stessa parte e, mentre il Ministro
Giannini mostra la sua consueta sicumera, il Primo Ministro cerca di
smussare il dissenso facendo dimenare la solita carota.
Certo, dopo essere stati stigmatizzati come asini, dopo gli esiti
dell'ultimo concorso, la tentazione è forte ma temo per loro che
potranno restare delusi, perché le vessazioni subite e le ingiustizie
sono troppe e troppo gravi per poter essere cancellate con un colpo di
matita copiativa!
Valeria Bruccola, Coordinatrice
Nazionale Adida