Poiché le graduatorie
sono diverse e i posti di ruolo al Sud pochissimi, chi ha passato la
prova potrebbe dover aspettare fino al 2018 per l’assunzione e intanto
i colleghi prendono le supplenze
Si profila già da settembre una nuova beffa per gli insegnanti che
hanno vinto il concorso. A segnalarla è il sito Orizzontescuola.it che,
spulciando carte, direttive, decreti e disposizioni del tormentatissimo
iter del Concorso 2016, ha scoperto come in alcune regioni, soprattutto
al Sud dove i posti di ruolo sono ormai pochissimi, si potrà creare una
situazione paradossale. Chi ha vinto in concorso – l’assunzione può
scattare da ora fino al 2018 a seconda dei posti che saranno
disponibili, causa trasferimenti e pensionamenti – ma ha un punteggio
basso nelle graduatorie d’istituto probabilmente faticherà non poco ad
ottenere una supplenza e rischia di restare a casa in attesa del posto
fisso ma per ora senza stipendio. Chi invece non ha passato il concorso
ma aveva accumulato tanti punti nelle graduatoria d’istituto (quelle da
cui si pescano i supplenti e che sono aggiornate all’autunno 2014) sarà
chiamato per primo a coprire i posti da supplente anche se il concorso
ha appena decretato che non è ancora abbastanza preparato, o almeno
preparato meno degli altri colleghi, all’insegnamento. Poiché le
graduatorie da cui «si pescano» i docenti per il ruolo (concorso) e i
supplenti (graduatorie d’istituto) lo sfasamento è assicurato.
L’organico dell’autonomia
L’allarme viene di nuovo dalle regioni del Sud che nella distribuzione
dei nuovi posti e delle cattedre sono oggettivamente svantaggiate dalla
presenza di tanti insegnanti residenti e di un numero sempre inferiore
di studenti e di classi. Per ovviare ai loro disagi, nella legge per
riformare la carriera degli insegnanti, il ministro Giannini e il
sottosegretario Faraone hanno introdotto alcuni criteri
nell’assegnazione dell’organico dell’autonomia, cioè quegli insegnanti
senza cattedra che andranno a svolgere attività varie nelle scuole, che
favoriscono le regioni socio-economicamente svantaggiate, che sono
spesso proprio quelle del Sud.
Corriere della sera