Una sfida per le
scuole.
Non è facile trasformare un catalogo di competenze in un curriculum
scolastico, perchè la loro somma non ci dà subito un programma di
studi. I curricoli in termini di competenze devono ancora completare il
loro faticoso cammino. In Italia hanno raggiunto successi degni di
menzione le migliori esperienze dei corsi IFTS, nelle quali si è potuto
utilizzare il materiale prodotto da ISFOL e si è potuto fare
riferimento al documento sugli "Standard
minimi delle competenze di
base e trasversali", contenuto nell'accordo sancito nella seduta
del
19/11/2002 della Conferenza unificata Stato-Regioni.
Nelle scelte di innovazione degli ordinamenti scolastici, compiute
negli ultimi anni e che hanno interessato tutti gli ordini e gradi di
istruzione, compresi gli Istituti Tecnici Superiori, si è proceduto a
riformulare in termini di competenza le indicazioni
curriculari, mettendo le scuole di fronte ad una sfida di una certa
complessità, anche se non tutte in grado di affrontarla con gli
strumenti culturali necessari.
Il modello soggiacente ai curricoli tradizionali è quello della
progressione nell'articolazione dei concetti, delle operazioni mentali,
dei compiti da svolgere. La graduazione è nel livello di
astrazione. Nell'approccio per competenze la graduazione è nei liveli
di
complessità, per ognuno dei quali viene richiesta la definizione
di una famiglia di situazioni alla quale corrisponde e la definizione
degli strumenti per trattarle e affrontarle. L'approccio per competenze
esige di mettere in moto due logiche: una in termini di graduazione
delle difficoltà all'interno di un settore di conoscenze/esperienze e
l'altra in termini di livelli di integrazione di differenti settori
nella famiglia di situazioni, che viene messa in giuoco di volta in
volta.
L'organizzazione per moduli e/o unità formative capitalizzabili (o
unità
di apprendimento) del percorso formativo è la risposta più
praticata alla scelta di costruire curricoli per
competenze. Necessariamente accettata e messa in opera
nell'educazione per adulti, nella formazione professionale e nei corsi
IFTS, perchè garantisce un certo grado di strutturazione del percorso
formativo, progressività degli apprendimenti, flessibilità
organizzativa
e personalizzazione dei percorsi di apprendimento. L'organizzazione per
moduli, inoltre, dà una comoda soluzione al problema della
certificazione delle competenze e dell'assegnazione dei crediti. Se
ne auspica l'adozione negli Istituti Tecnici Superiori (DPCM del
25/1/2008). I percorsi di questi Istituti devono essere strutturati in
moduli e unità capitalizzabilli, quest'ultime " intese come insieme di
competenze autonomamente significativo, riconoscibile dal mondo de
lavoro, come componente di specifiche professionalità ed identificabile
quale risultato atteso del percorso formativo".
Se ne parla con la
dovuta cautela nelle Linee Guida per il passaggio al nuovo ordinamento
degli Istituti Tecnici, dove è espressamente consigliato di sviluppare
programmi di studio e modalità di frequenza più flessibili, idonei
anche
a fare riconoscere i saperi e le competenze comunque acquisite dagli
studenti.
Con la certificazione, che l'organizzazione per moduli rende più
agevole, le competenze possono essere cumulate e trasferite in quanto
patrimonio personale in nuove condizioni professionali o di
formazione. La soluzione dei moduli consentirebbe di non ripercorrere
le
tappe già effettuate, se si intraprende un nuovo percorso di
formazione. La capitalizzazione degli apprendimenti è legata quasi
intrinsecamente all'organizzazione per moduli dei curricoli ed è
funzionale alla strategia del "Lifelong Learning"; a questa prospettiva
non è congeniale il tempo pieno delle attività formative. In certi
curricoli è necessario misurare l'attività didattica in crediti e in
ore per rendere compatibile lo studio con il lavoro dei soggetti in
formazione.
IL MODULO
A prescindere dall'organizzazione che si vuole dare a un curriculum,
per progettarne uno occorre innanzitutto definire le finalità del
processo formativo e il profilo personale in uscita di un alunno al
termine di un corso di studi. Nell'elaborazione del profilo personale
si
procede sia all'elencazione delle competenze che lo sostanziano, sia
all'individuazione delle discipline e dei saperi che concorrono alla
loro formazione. Infine si va alla definizione degli standard per
la valutazione e per la certificazione dei risultati di
apprendimento. Si ha un buon curriculum, se riesce ad essere un
riferimento comprensibile e condivisibile di mete educative e
professionali, di relazioni pedagogiche e di metodologie di lavoro. La
struttura portante della costruzione è costituita dalle finalità
educative, che devono permeare ogni momento del processo formativo e
dare ad esso validità e senso.
Prima di passare alla progettazione dei moduli per costituire una
sequenza logica e cronologica, che ogni buon curriculum deve
avere, bisogna analizzare le discipline e i saperi, che verranno
impiegati, nella loro struttura e nella loro valenza formativa per
individuare eventuali ambiti di complementarietà e di propedeuticità,
anche al fine di costituire se necessario e possibile aggregazioni
pluridisciplinari e interdisciplinari. Il modulo rappresenta una unità
formativa autosufficiente in grado di sviluppare abilità e competenze,
che per la loro valenza culturale e anche tecnico-pratica, nel settore
specifico di riferimento, siano capaci di modificare significativamente
la mappa cognitiva e la rete di conoscenze precedentemente
possedute. (G. Domenici)
Il modulo esige un'organizzazione del tempo scolastico che è molto
difforme dall'orario settimanale delle lezioni, in cui sono dosate
tutte
le discipline in funzione del loro carico settimanale. Dovrebbe avere
una durata nettamente più breve de trimestre, ma in genere estesa per
qualche settimana, coesistendo con altri moduli prossimi che possono
avere pari o diversa durata. Deve potere consentire un lavoro intensivo
ed efficace. L'insieme di abilità e competenze raccolte nel modulo,
autonomamente significativo, in alcuni percorsi formativi deve essere
riconoscibile come componenete specifico di professionalità,
identificabile e certificabile dal sistema educativo formale, quale
risultato atteso di una parte del processo di
insegnamento/apprendimento o di formazione.
Nel linguaggio ISFOL viene operata una distinzione tra la nozione di
modulo e quella di UFC(unità formativa capitalizzabile). "Il concetto
di
modulo potrebbe essere corrispondente a quello di unità formativa
capitalizzabile, ma da un punto di vista operativo puo' essere
opportuno
tenerli distinti, conferendo al modulo il carattere di strumento per la
progettazione e la programmazione didattica e non attribuendo ad esso
il rilevo ai fini della certificazione, che puo' essere conferito
all'UFC"(ISFOL 2006). L'UFC puo' avere un'estensione maggiore rispetto
al modulo, ha una valenza esterna e attiene specificatamente alla
formazione e all'istruzione tecnico-professionae. L'UFC si riferisce ad
una unità di competenza, riconoscibile e spendibile nei contesti
lavorativi ed è legata all'ADA(area di attività).
Le unità di competenza
nel loro insieme definiscono il profilo di una figura
professionale. L'UFC puo' anche corrispondere a più unità di
competenza. Nel linguaggio ISFOL è uno standard minimo di competenza ed
è come nozione molto simile a quella di Unità di risultati di
apprendimento, che si trova nella Raccomandazione sull'ECVET. Proprio
per questa specificità dell''UFC nel prosieguo della nota si utilizzerà
la nozione di modulo.
L'ORGANIZZAZIONE DEI MODULI.
Nel modulo si collegano esperienze e conoscenze;si stabiliscono
procedure e si affidano significati alle attività, si mettono in campo
linguaggi, concetti, relazioni. Il modulo rappresenta in piccolo un
percorso formativo definito nei suoi tratti strutturali.
La prima operazione è quella di esplicitare gli obiettivi di ogni
modulo in termini di competenza, la seconda è la determinazione dei
prerequisiti da possedere per iniziare il processo formativo e poi di
quelli che sono necessari per passare da un modulo ad un altro. Si
prosegue con l'indicazione delle connessioni che devono avere tra
di loro i moduli(sequenziali e collaterali) secondo criteri razionali
di propedeuticità e di prossimità in funzione dei
destinatari e delle finalità del percorso formativo. Cruciali sono
le operazioni relative alla durata di ogni singolo modulo e quelle che
riguardano la valutazione. Se non si rispettano i tempi, si disarticola
l'intero curriculum e se le modalità della valutazione e le tipologie
di verifica di ogni modulo non sono in sintonia con quelle che
devono essere utilizzate alla fine del percorso formativo saltano la
razionalità e la coerenza dell'organizzazione didattica per moduli.
Nell'ideazione dei moduli bisogna avere sempre la visione d'insieme del
processo formativo e sapere contemperare i tempi necessari per lo
svolgimento della diversa funzione di ogni singolo modulo. Si ha
un'occasione propizia per ripensare il rapporto tra tempo e discipline
nella progettazione di un curriculum e tra le varie discipline che
nello stesso arco di tempo concorrono al processo di formazione.
La scelta dell'organizzazione didattica per moduli da alcuni
studiosi viene ritenuta un po' troppo ingegneristica, un po' troppo
razionalistica, un po' troppo schematica e in fin dei conti in
contrasto
con la fluidità dei processi di costruzione delle conoscenze, delle
abilità e della maturazione complessiva dell'attitudine all'agire
competente. Ci sono nella realtà dell'apprendimento molti momenti di
circolarità tra il prima e il dopo, che vengono di fatto trascurati in
un procedimento sostanzialmente lineare e con particolari note di
direttività. Ma questo è il problema delle attività formative che
non possono non avere un'organizzazione rigorosa e solida e una
sicura progressione verso le mete da raggiungere.
Per andare a di là del puro apprendimento è necessaria l'attività
progettuale e direttiva della formazione. "Le esperienze possono essere
vivide e interessate, ma la loro incoerenza e la mancanza di
coordinamento puo' dare luogo ad abiti dispersivi, disintegrati e
centrifughi" (J. Dewey), E se ciò avvenisse, sarebbe inutile di parlare
di
competenze.
MODULI, CLASSI E CORSI
A rigore l'organizzazione didattica per moduli porta al superamento del
percorso curriculare per classi e anni di corso. Non è un caso che
funzioni egregiamente nei corsi di formazione e di educazione per
adulti e che se si volesse potrebbe funzionare bene anche
all'Università. I principi della flessibilità e della capitalizzazione
delle competenze conducono a quello della modularità e tutti insieme
all'abbandono dell'iter formativo strutturato per anni di corso, come
processo di apprendimento inscindibile nelle sue parti e valevole nella
sua interezza. Per alcuni studiosi una siffatta organizzazione
didattica
puo' funzionare bene solo con cicli di apprendimento biennale.
Il superamento del gruppo classe e dell'anno di corso rompe con una
secolare tradizione dell'organizzazione scolastica, comunemente
accettata sia dagli insegnanti, sia dagli alunni, sia dalle famiglie e
sia da parte rilevante, se non maggioritaria, della società, a
prescindere sia degli eventuali danni, sia degli eventuali vantaggi che
puo' arrecare, soprattutto per la sua semplicità e
razionalità. Nell'immaginario collettivo classe e anno di corso restano
i perni dell'organizzazione scolastica. Il suo superamento sembra
una sfida difficile, se non improbabile. Non è da sottovalutare il
problema che si viene a determinare di una maggiore difficoltà
alla costituzione del sentimento di appartenenza e di identità negli
adolescenti, in questo particolare momento storico.
L'organizzazione per moduli non è l'unica impostazione possibile, anche
se è accreditata come sicura ed efficace soprattutto per alcune specie
di attività formative, ove si consideri che la complessità del concetto
di competenza rende impossibile una teorizzazione aprioristica ed unica
dei percorsi della sua acquisizione. Sono la certificazione delle
competenze e la personalizzazione dei percorsi, promosse e proposte
dalle autorità comunitarie, a costringere verso alcune particolari
soluzioni. Bisognerà vedere correttamente, ammessa e non concessa la
necessità dell'approccio per cometenze quale sia il sistema migliore
per renderlo operativo e verificare se è in grado di mantenere le sue
promesse.
prof. Raimondo Giunta