Dobbiamo ammetterlo :
siamo un popolo un po' strano.
Litigiosetti, anzichenò; sempre critici pregiudizialmente, cioè a
prescindere, e partigiani secondo le circostanze e gli interessi,
e le passioni, che ci toccano e ci riguardano
al momento.
Si è scatenato, nei giorni scorsi, un putiferio di
accuse e di anatemi contro papa Bergoglio, sol perché ha
osato ammonire, garbatamente, con tono forse un po' padreternale,
i fedeli cristiani, riuniti in piazza San Pietro per l'udienza
giubilare, a sapere differenziare l'affetto per gli animali da quello
per il prossimo, e a non confondere "la pietà con il pietismo":
la pietà - ha postillato il vescovo di Roma - non va confusa con
la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi". Apriti
cielo! Gli animalisti di tutta Italia e del mondo intero, si son
sentiti mortalmente offesi, e si sono rivoltati, sbavando veleni
incongrui contro Francesco, "il gesuita", e contro la sua
Chiesa "razzista"!
Ma - han protestato - come si permette, codesto papa, di attaccare
i cani e i gatti?!
Che non son forse anche essi creature di Dio?
No, per favore no, non ha inteso dire proprio questo Jorge
Mario Bergoglio; nessuna malevolenza, né insensibilità
verso gli animali, nelle sue parole! Che non sono
state affatto né "irresponsabili" né "fuorvianti".
Papa Francesco ha solo voluto precisare che esiste una
gerarchia nell'ordine delle cose, così come anche delle
priorità in quello degli affetti e della compassione, che
c'è differenza tra un uomo e un cane.
Differenze stabilite dallo stesso Creatore, la
cui "gloria che tutto move/ per l'universo penetra, e risplende/in una
parte più e meno altrove". Ce lo ricorda pure il nostro sommo poeta
Dante in apertura della sua terza cantica.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com