Impassibile nella sua
immobilità facciale, lucido e fermo nei suoi ragionamenti
criptati, sicuro delle sue verità ancestrali, algido e motivato
nelle sue conseguenze, tetragono a qualsiasi emozione
causal-sentimentale, così si è presentato Salvo Riina, figlio di Totò
Riina, nel salotto buono di Porta a Porta intervistato da Bruno
Vespa, per promuovere il suo libro fresco
di stampa, e per ricordare che egli, da buon
cristiano è stato sempre fedele ai comandamenti, in primis
a quello che dice di onorare il padre e la madre! Un figlio
deve «amare» la sua famiglia «al di fuori di tutto quello
ci hanno contestato»! E sul quinto comandamento
" Non uccidere? Salvo svicola: "non spetta a me giudicare, ho
rispetto per tutti i morti"!. La mia - dice Salvo - è stata una
famiglia con le mani pulite, rispettata, sana e pacifica, così
pure la mia infanzia: felice e serena, protetta; e
senza l'obbligo scolastico, (cioè senza il fastidio di andare a scuola
ad educarsi!); con un padre che è stato il più tenero dei padri
possibili.
Alla domanda, che cosa pensasse della mafia, senza batter ciglio,
risponde con sdossato cipiglio che la mafia "può essere
tutto e nulla", e che "omicidi e traffico di droga non sono
soltanto della mafia"! Per uno come Salvo, insomma, che è vissuto in un
determinato contesto, che ha assorbito, di necessità, come una spugna,
lo studio di una determinata prossemica, il senso dei
comportamenti un determinato codice d'onore, e di determinate
"sensazioni", il mondo non può che manifestarsi come " totale
relazionalità" funzionale, rispondente a un principio solo : è
buono e giusto tutto ciò che torna a proprio vantaggio. Si
capisce, anche, che la forma - uomo, di quest'uomo, si
costituisce come un insieme organico che trova nella
"motivazione" il suo fondamento morale. Per tipi mafiosi come
Salvo (e Totò), il bene e il male sono concetti relativi, "valori che
dipendono dalla concatenazione in cui si trovano".
Uomini siffatti non riconoscono mai nulla di lecito o di illecito,
perché tutto può avere una qualità che li immetta un giorno in una
grande "correlazione". E se le relazioni e correlazioni, e le
motivazioni, a casa di Salvo, ab ovo, sono sempre state quelle di
tipo mafioso, funzionali agli interessi di Cosa nostra, e del
Padre, e della sua famiglia, non si può che prenderne
tristemente atto. Questa è la filosofia di Salvo ( 38 anni e una
condanna per associazione mafiosa a 8 anni e 10 mesi già scontata)
È vergognoso che il servizio pubblico della Rai abbia dato spazio a
codeste idee farneticanti?
Assolutamente sì! È vergognoso.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com