L’accordo sulla
mobilità penalizza i docenti delle Fasi B e C, immessi in ruolo da GAE,
a seguito delle procedure di cui alla legge 107/2015.
Comprendiamo l’azione dei sindacati, tesa a garantire i docenti immessi
in ruolo entro il 2014/2015, ma il discrimine creatosi tra i docenti
GAE e quelli GM risulta davvero macroscopico e la vertenzialità dinanzi
al Giudice del Lavoro rischia di diventare altissima. Così gli Avvocati
Giovanni Battista Scalia e Stefania Mannino del foro di Palermo
annunciano ricorso al fine di provare a garantire i diritti dei
lavoratori costretti ad abbandonare la propria Provincia ed i propri
affetti avverso il piano straordinario di immissioni in ruolo che –
aggiungono Scalia e Mannino – poteva trovare aggiustamenti in seno al
CCNI ma, così come proposto, è lo stesso piano di mobilità che complica
ulteriormente la posizione del MIUR.
Per quanto straordinario – proseguono i legali – il piano di immissioni
in ruolo non può stabilire regole diverse di mobilità tra gli
individuati per il contratto a tempo indeterminato. La situazione è
paradossale in quanto pone da un lato i docenti provenienti da GAE ai
quali è stato imposto di abbandonare la provincialità delle GAE e
dall’altro i “vincitori o idonei” al concorso 2012 ai quali è stata
invece garantita la territorialità stabilita dallo stesso concorso.
Dello stesso avviso è Salvo Altadonna, docente palermitano che abbiamo
avuto modo di conoscere in questi anni e che proprio quest’estate ha
dato vita alla protesta dei boicottatori trovando un’intesa in extremis
col MIUR.
Non comprendiamo - dice Altadonna - come da più parti si respiri
ottimismo rispetto all’accordo sulla mobilità. L’organico di
potenziamento poteva essere l’unico strumento per garantire, in ordine
all’anzianità di servizio ed al carico famigliare, una mobilità
democratica e giusta, tenuto conto – prosegue il docente – della totale
assenza di organico di diritto in quasi tutte le classi di concorso.
Ci sconforta – conclude Altadonna – che la tutela del lavoratore e non
solo, tenuto conto che migliaia di alunni disabili hanno oggi un
insegnante di sostegno solo grazie ai tribunali amministrativi, passi
oggi per le vie legali. Uno Stato normale garantisce i diritti
fondamentali dei suoi cittadini/lavoratori ancor prima dei sindacati.
La “palla” ora passa ancora una volta al MIUR che dovrà decidere se
venire incontro alle avanzate richieste o rischiare ancora di soccombere
dinnanzi al tribunale.
avvocatiscaliamannino@yahoo.it