In occasione
della presentazione del libro "Crescere insieme, scritti
di Sergio Mattarella il prof. Carmelo Mirisola insegnante di
Religione presso il Liceo classico "M. Cutelli" di Catania, è
intervenuto per sostenere le legittime richieste dei docenti di
Religione. Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio
Mattarella, è sempre stato un attento osservatore delle
problematiche sociali del nostro tempo. Infatti, nel 1989, quando gli
venne affidato il compito di ministro della pubblica istruzione, con la
formazione del governo Andreotti. si rese conto della disparità di
trattamento che esisteva all'interno della scuola italiana per quanto
riguarda la figura degli insegnanti di Religione, Fece approvare nel
1990 dal Consiglio dei Ministri due disegni di legge il primo
sulle attività alternative per gli studenti che non si avvalgono dell'
insegnamento della religione, l' altro relativo allo stato giuridico
degli insegnanti di religione.
I due disegni di legge sono stati subito presi di mira non solo
dai gruppi dell' opposizione e da alcune sigle sindacati, ma anche da
partiti che facevano parte della maggioranza.. Sull' insegnamento
alternativo, il disegno di legge stabiliva che i collegi
dei docenti dovevano programmare autonomamente le attività, per
le quali venivano incaricati gli insegnanti in sovrannumero o
quelli che si dichiaravano disponibili. Era previsto anche
lo studio individuale per quegli studenti che non volevano
seguire né l' ora di religione, né le attività alternative. Il progetto
Mattarella, inoltre, stabiliva che l'insegnamento della
religione, le attività alternative e lo studio individuale,
dovevano svolgersi contemporaneamente all' interno degli istituti
scolastici e negli orari curricolari(per i quali alla fine dell' anno
gli studenti riceveranno anche un giudizio di merito). Le autorità
scolastiche, inoltre, erano obbligate ad organizzare gli spazi (aule,
biblioteche, laboratori) dove gli studenti potevano operare. Per
quanto riguarda gli insegnanti di religione, il secondo disegno di
legge stabiliva che in ogni provincia doveva essere preparato un elenco
di docenti idonei, secondo le valutazioni decise dagli ordinari
diocesani d'intesa con i provveditori agli studi. Gli insegnanti
potevano partecipare ai consigli di classe per gli scrutini, ma i loro
voti non erano determinanti ai fini della valutazione di fine anno. Il
trattamento economico dei docenti di religione sarà completamente
equiparato ai colleghi delle altre materie. In riferimento alla
sentenza costituzionale n. 203 del 12 aprile 1989, ( si rileva che
l'insegnamento della religione cattolica è facoltativo e per quanti
decidano di non avvalersene l'alternativa è uno stato di non-
obbligo. Lo Stato è obbligato, in forza dell'Accordo con la Santa
Sede, ad assicurare l'insegnamento di religione cattolica). Solo
l'esercizio del diritto di avvalersene crea l'obbligo scolastico di
frequentarlo.
Il Ministro della pubblica istruzione Sergio Mattarella nel 1990
insieme al presidente dei vescovi Ugo Poletti ( presidente
della C.E.I, fecero ricorso al Consiglio di Stato per trovare
una soluzione, per quanto riguarda gli studenti che nella scuola
italiana, decidevano di non avvalersi dell'ora di religione e avevano
la possibilità di uscire fuori dalla scuola senza fare nessuna attività
didattica formativa. Il ministro Mattarella e i vescovi vinsero il
ricorso. In una nota dell' ufficio stampa, alcuni parlamentari
sottolinearono che le ordinanze del Consiglio di Stato hanno solo
sospeso l' effetto delle sentenze del Tar, senza dare un giudizio di
merito e che la Corte costituzionale già si è era chiaramente
espressa a favore dello stato di non obbligo per gli studenti che non
seguono l' ora di religione.
Ci volle un nuovo pronunciamento della Corte Costituzionale per
garantire ai "non avvalentesi " il diritto di uscire dalla scuola,
oltre a quello di rimanervi per attività di studio individuale e per
insegnamenti alternativi. Purtroppo i tempi non erano maturi per
l'approvazione di tali disegni di legge. Tutto ciò si è potuto
realizzare grazie alla legge 186 del 2003 che nella stragrande
maggioranza dei casi ha riportato pienamente il pensiero del nostro
presidente della repubblica italiana dando dignità ad una categoria di
lavoratori della scuola italiana che diversi partiti politici
e alcune sigle sindacati avevano messo da parte. Nel 2005,
infatti, grazie alla Legge 186/2003,venne espletato il primo e
purtroppo unico concorso, fortemente voluto dalla CISL scuola, per
l'immissione in ruolo di migliaia di insegnanti di religione. La stessa
legge, all'articolo 3 comma 2, prevede il bando di un concorso ogni
tre anni. Purtroppo questo comma non ha mai avuto attuazione nonostante
sia una legge dello Stato italiano. Sono passati tredici anni, vi
sono diversi vuoti dovuti a pensionamenti, la percentuale di allora non
corrisponde più a quella reale di oggi.
Per questo il Legislatore, prevedendo questo normalissimo modificarsi
delle cifre, aveva previsto una scadenza triennale per l'espletamento
di un nuovo concorso.
Questa è una grave mancanza per una riforma che vorrebbe cambiare il
mondo della Scuola e eliminare il precariato.
la riforma della scuola italiana la 107 del 2015 nata soprattutto
con l'obbiettivo di far sparire il precariato non si è interessata
minimamente a quei precari storici che sono i docenti non di
ruolo di religione i quali pure fanno parte del personale scolastico,
lavorano con impegno, competenza e professionalità senza però poter
sperare di conquistare l'agognato ruolo nonostante la legge 186/2003
che bandì il primo concorso per gli IdR, ne prevedesse uno ogni
tre anni.
Attualmente molti docenti di R. C. occupano incarichi di grande
prestigio e responsabilità negli istituti dove insegnano: vicepresidi,
collaboratori del Dirigente, funzioni strumentali, referenti di
progetti.
Questo ci fa comprendere come Dirigenti scolastici e Colleghi tengono
in grande considerazione la professionalità e la preparazione degli IdR
, sia per quanto concerne lo specifico della loro disciplina, sia per
la normativa scolastica, sia per tutto quello che comporta la
conduzione nei vari settori di una scuola, altrimenti non verrebbero
scelti per svolgere queste mansioni.
Recentemente si è svolto a Catania un convegno patrocinato dalla Cisl
scuola: "A 30 anni dall'Intesa" grazie all'impegno profuso dal nostro
segretario generale della Cisl scuola di Catania, il Prof. Pippo
Denaro, che ha visto la partecipazione di molti insegnanti di
religione.
Il convegno ha ribadito l'importanza nella scuola degli IdR, la loro
professionalità e il loro impegno pedagogico e didattico. Inoltre, ha
posto l'accento su alcune problematiche riguardanti la categoria come
la mancanza di un nuovo concorso, l'assenza di una classe di concorso e
la totale mancanza della loro presenza nell'attuale riforma in cui non
vengono nominati nemmeno una volta. La CISL propone la normale
applicazione della Legge 186/2003 con l'indizione di un nuovo concorso
al fine di regolarizzare la posizione degli insegnanti precari di cui
ho parlato prima; propone ancora la realizzazione di una classe di
concorso per la categoria IdR che attualmente ne è sprovvista.
Il presidente Mattarella, uomo di grande cultura, è stato il precursore
della legge 186/2003, che vide attraverso un concorso nazionale,
l'immissione in ruolo di migliaia di docenti di religione. Comprese da
grande osservatore, l'importanza della figura dell'insegnante di
religione all'interno della scuola italiana, che rientra secondo la
normativa vigente nella finalità della scuola,,con gli stessi "diritti
e doveri degli altri insegnanti". La scuola, inoltre, deve sempre
rimanere un luogo di incontro e di confronto tra le diverse
culture e generazioni, deve fornire ai discenti quegli strumenti
didattici e formativi volti alla formazione integrale della persona
umana, attraverso una adeguata formazione che gli consente di poter
affrontare la vita nella società in cui viviamo.
Ci auguriamo che il Governo nazionale presti la dovuta attenzione a
questa categoria di lavoratori della scuola italiana attraverso
l'emanazione di un concorso nazionale già previsto dalla legge 186/03
all'art 3 comma 2 per porre fine a questa discrepanza di trattamento
tra i lavoratori della scuola italiana, per il bene comune delle
famiglie, degli studenti, della scuola, e infine di tutta la società.
Carmelo Mirisola