Con la legge
107 si dice che sia stata rafforzata l’autonomia delle
scuole, perchè ora avrebbero tutti gli strumenti per potere operare
tempestivamete ed efficacemente sui problemi che devono per statuto
affrontare. E proprio in virtù delle accresciute facoltà
dell’autonomia le scuole dovrebbero sbracciarsi in tante lodevoli
e prescritte iniziative di ampliamento dell’offerta formativa per
dare una risposta adeguata alle richieste di formazione di qualità
emergenti nel territorio, dove sono collocate. Molte di queste
attività vengono definite attività di potenziamento.
L’area di questo impegno è vastissima e copre discipline come italiano,
inglese, matematica, scienze, pratica e cultura musicale, arte e storia
dell’arte, nuovi media, diritto, economia, educazione
all’imprenditorialità, discipline motorie. E non è finita qui, perchè
si dovrebbe/potrebbe potenziare il tempo scolastico per combattere la
dispersione e per lavorare ai fini della promozione del diritto
allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali.
Potenziamento è parola che affascina. Esprime positività, intenzioni
forti, volontà di miglioramento e di sviluppo. Termine quest’ultimo
utilizzato per un’altra interessante batteria di finalità formative. Ma
a scuola, che mantiene sempre al cospetto delle larghezze di
vedute ministeriali una sua pratica e umile dimensione, una
parola così promettente è costretta a misurarsi e a coniugarsi in ore
di servizio, in numero di alunni, in collocazione temporale.
Praticamente: quante ore di attività, in quale periodo dell’anno
scolastico, per quanti e quali alunni.
L’idea dell’organico di potenziamento coglie un problema vero, ma credo
che non sia in grado di dare ad esso la soluzione; il problema è quello
originato dai tagli del duo Tremonti-Gelmini, che tolsero alla scuola
otto miliardi di euro, dicesi otto, intervenendo solo sui
curricoli e sugli orari di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Esproprio di inaudita grandezza e gravità, solo in piccola parte
risarcito dall’attuale governo pur intervenendo in ogni ambito dell’
amministrazione della scuola. Per cui si può dire in tutta
serenità che si sta cercando di porre un rimedio ai
disastri delle precedenti amministrazioni,ma senza rimettere in
discussione l’impianto che li ha generati. Col potenziamento solo
alcune delle ferite arrecate alla scuola potranno essere risanate.
Al netto della propaganda, in cui l’attuale amministrazione ogni giorno
batte record impensabili, l’organico di potenziamento sarà composto da
non più di otto insegnanti negli istituti di grande dimensione
e da non meno di tre unità in quelli più piccoli; meglio di
niente, ma molto al disotto delle ambizioni e delle pretese sbandierate
e dei compiti che bisognerebbe affrontare. Basti pensare che in
molte scuole una unità sarà utilizzata per sostituire il vicario del
Dirigente, esonerato dal servizio e che al bisogno e fino a 10
giorni gli insegnanti del potenziamento possono essere utilizzati
anche per le supplenze. Nei fatti una buona e accettabile idea,
quella di determinare in autonomia bisogni formativi e organico
aggiuntivo, che viene strozzata nella culla.
Le scuole ai sensi della C.M del 21/9/2015 devono
fare le proprie scelte, indicando quali sono gli ambiti delle
attività formative che intendono potenziare, specificandone i motivi.
Ma proprio a partire da questo momento incominciano a sorgere alcune
questioni, la cui soluzione potrebbe risultare complicata.
Gli insegnanti dell’organico di potenziamento, tolto quello che
dovrebbe sostituire il vicario, dovrebbero svolgere compiti che solo
insegnanti di provata esperienza sanno affrontare con efficacia. Il
buon senso dice che nelle attività di didattica differenziata o
speciale sarebbe opportuno utilizzare insegnanti di provata esperienza
e competenza, piuttosto che insegnanti alle prime armi, come succederà
con molta probabilità.
Nelle attività previste nelle aree di intervento elencate nella
predetta circolare potrebbe essere difficile fare rispettare la
congruenza con le classi di concorso attraverso le quali verranno fatte
le nomine ministeriali. Dice la citata circolare che i campi indicati,
sui quali vanno fatte le scelte, sono TENDENZIALMENTE corrispondenti
alle aree disciplinari. E’ a rischio, pertanto, il
principio di competenza ,che è premessa indispensabile per garantire un
buon esito alle attività. Ragione per cui sarebbe una buona idea
che le scuole scegliessero di promuovere attività, in cui
questa congruenza è più facile da rispettare. Può esserci una discrasia
tra attività di potenziamento scelte e insegnanti nominati dall’Usr.
Gli insegnanti hanno una specifica area di competenza e i campi di
potenziamento no.
Ma questo non è il solo pericolo alle porte; ne indico
qualche altro, comprendendo che sarà laborioso evitarlo.
L’orario di servizio degli insegnanti dell’organico di
potenziamento sarà di 18 ore o di 24 ore settimanali come
per tutti gli altri insegnati. Quando lo devono svolgere? Solo di
pomeriggio? In ore aggiuntive antimeridiane? Come si fa a riempire con
attività di potenziamento un orario settimanale di 18 ore per un’intero
anno scolastico?
Si corre seriamente il rischio di avere insegnanti a
disposizione, con impegni saltuari o periodici, ma non continui
come quelli che hanno gli insegnanti delle discipline curriculari
e che godrebbero, pur avendo meno anni di servizio, di una
libertà che tutti glia altri insegnanti nemmeno si sognano.
E ancora. Parteciperanno agli scrutini? Per quali alunni? In quali
classi? Con gli stessi poteri degli altri insegnanti? Il loro lavoro
come sarà valutato, visto che deve essere valutato?
Non basta. L’organico dell’autonomia è dichiarato funzionale al piano
triennale dell’offerta formativa e quindi solo ogni tre anni andrebbe
rideterminato con l’eventuale indicazione degli insegnanti
soprannumerari, in caso di contrazione del numero degli alunni. I
soprannumerari vanno estratti dall’intero organico dell’autonomia o da
ogni singola porzione degli insegnanti che lo compongono, come avviene
già con gli insegnanti di sostegno?
Come verrà affrontato il problema della loro mobilità?
Molta fretta, molta approssimazione. Tanta pubblicità.
prof. Raimondo Giunta