Sulla
«Buona scuola» di Renzi e sulla legittimità della legge che l’ha
imposta al Paese che si opponeva, non si è andati molto più in là di
giudizi «tecnici» rispettabilissimi, ma centrati su aspetti
singoli del provvedimento. Valga, per tutti, quello autorevole e
ben fondato del giudice Imposimato, per il quale una sentenza
della Corte Costituzionale ha già bocciato per l’arbitrarietà dei
criteri di selezione del personale nell’amministrazione Pubblica
un esperimento di chiamata diretta da parte dei presidi voluto
dalla regione Lombardia.
Giorni fa, tuttavia, e non è certo un caso, su «Furoriregistro»,
rivista on line della scuola militante che una storia ce l’ha,
Enrico Maranzana ha posto il problema in termini più generali,
dimostrando quale profonda ferita abbia procurato Renzi non alla
scuola, ma alla legalità repubblicana.
L’ha fatto con la penna lucida, caratteristica della parte migliore
del mondo della formazione, e con lo «sguardo lungo» d’una rivista
che non ha mai cantato nel coro.
Come l’Esecutivo dovrebbe ben sapere, ha osservato, infatti,
Maranzana, «l’esercizio della funzione legislativa non può essere
delegato al Governo se non con determinazione di principî e
criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti
definiti».
Non si tratta dell’invenzione estemporanea di un astuto avversario
di Renzi; siamo di fronte all’articolo 76 della Costituzione, che
superò le fondate riserve di quanti vedevano nella «delega» una
menomazione del prestigio delle Camere, solo quando, dopo un’accesa
discussione, si giunse a un accordo sulla formula del «tempo
limitato».
In altri termini, quando si decise che in tema di deleghe la
Costituzione imponesse al Governo due limiti insormontabili: il
rispetto dei tempi e dei criteri previsti e il principio per cui
la firma del Presidente della Repubblica sulla legge che ne deriva
esaurisce il valore della delega accordata.
Così stando le cose, annota Maranzana, «la legge 107/2015 infrange
tale principio», perché dichiara esplicitamente che la sua
ragione d’essere è una legge delega: «La presente legge», scrivono
infatti gli estensori, con singolare improntitudine, «dà piena
attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui
all’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive
modificazioni».
Essa non si propone, però, di dar vita a un «sistema educativo di
istruzione e formazione» come volle la legge 53/2003, ma ad un
«sistema nazionale di istruzione e formazione».
Cosa si nasconda dietro lo stravolgimento dei limiti
costituzionali di ogni «legge delega» e l’inaccettabile formula
delle «successive modificazioni» non è facile dire, ma ancora più
difficile è capire quali siano i valori morali che ispirano l’azione
politica di un Governo capace d’ignorare un dato
incontrovertibile: la legge cui fa riferimento, firmata da
Bassanini, non rimase lettera morta, ma consentì a Luigi
Berlinguer di ottenere la promulgazione del Dpr 275/99 che, di
conseguenza, estinse l’efficacia della delega che il governo
arbitrariamente resuscita, restituendole una falsa legittimità.
Come abbia potuto firmare un simile sconcio, il Presidente
Mattarella è un mistero glorioso; sta di fatto, però, che il tema
della «legittimità» domina ormai la vita politica di un Paese nel
quale invano la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge
elettorale da cui sono nate le Camere; le stesse che oggi
«riformano» la Carta costituzionale, benché prive di una sia pur
minima legittimità etica e politica.
Quelle Camere – va ricordato – i cui componenti, nella inedita
veste di «grandi elettori» che nessuno ha eletto, ci hanno regalato
un Presidente della Repubblica che, firmando la legge sulla scuola,
di tutto si è preoccupato, tranne che della sua legittimità
rispetto alla libertà d’insegnamento, ai limiti imposti ai poteri
dell’Esecutivo e alle regole che fissano i criteri d’accesso agli
impieghi nelle pubbliche amministrazioni.
A ben vedere, perciò, la domanda che, in ultima analisi,
«Fuoriregistro» pone al Paese, non riguarda la scuola, ma la
legalità repubblicana: come si impone la legittima sovranità
popolare all’arbitrio di un Governo sempre più illegittimo?
Giuseppe Aragno - Ilmanifesto.info