I concetti di salute
e sicurezza sul posto di lavoro sono considerati spesso in senso
letterale e i loro valori semantici rielaborati poi in un immaginario
costellato di caschi gialli, imbracature e scarpe antinfortunistica.
Eppure, in questo orizzonte di senso, non è del tutto inutile il
tentativo di generare nuclei virali capaci di permeare qualunque
contenuto. È ciò che accade quando i paradigmi educativi interagiscono
con la sicurezza in quanto concetto trasversale che può atteggiarsi a
costrutto pedagogico, assumendo così le forme dell’impianto teorico su
cui poggia di volta in volta. Ampliarne il campo semantico concede
dunque di arricchire la padronanza del corpo normativo con certezze
nuove in grado di potenziare l’intero organismo.
È la malleabilità stessa del concetto che permette di adattare la
sicurezza a diversi campi, anche e soprattutto a quello educativo, dove
la progettazione didattica può facilmente veicolarne i messaggi. Per un
docente si tratta di cogliere nel continuum storico quei modelli
innovativi, resi tali anche dalla capacità di assumersi il rischio del
cambiamento, che hanno accelerato il processo evolutivo. Ad esempio, la
costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore cela in sé gli
elementi costitutivi di questo discorso. All’epoca, gli incidenti sul
lavoro erano molto frequenti, soprattutto per l’assenza di protezione
sulle impalcature, con conseguente emarginazione degli infortunati dal
mondo del lavoro. Nei 20 anni di cantiere, si contarono solo 1 morto e
8 feriti: Brunelleschi ideò infatti un dispositivo in grado di tutelare
l’incolumità delle maestranze che partecipavano a una costruzione così
imponente, prevedendo eventualmente cure e indennizzi in caso di
incidenti. Nel pieno spirito dell’Umanesimo, il recupero dei classici
influì notevolmente sulle soluzioni adottate da Brunelleschi. In
particolare, dalle teorie vitruviane esposte nel De architectura libri
decem, Brunelleschi trasse la definizione di architettura quale
strumento di garanzia per la realizzazione di spazi a misura d’uomo
grazie alla possibilità di avvalersi di moduli fissi per la ricerca di
simmetria ispirata all’armonia del corpo umano. Le teorie vitruviane
traducevano in termini architettonici la retorica del vivere civile che
guidò l’apertura e la gestione stessa del cantiere fiorentino. Questo
esempio permette di sviluppare un ragionamento a tutto tondo sul
Rinascimento traslando le basi filosofiche dell’antropocentrismo in
aspetti pragmatici che vedono la centralità dell’uomo mostrarsi come
tutela e attenzione tra simili. Lo studente è chiamato allora a
interrogarsi su questioni che non si limitano al campo artistico ma che
coinvolgono un periodo culturale nella sua interezza, sviluppando così
capacità comparative e senso logico. In un istituto scolastico, l’unità
didattica così programmata si apre a diverse prospettive; una potrebbe
essere la simulazione di un cantiere in cui gli studenti svolgono le
diverse mansioni a rotazione, per stimolare una riflessione
sull’importanza di ciascun ruolo e le conseguenze delle azioni del
singolo sull’intero gruppo. Si può quindi educare alla sicurezza anche
senza parlare direttamente di Leggi e decreti, puntando piuttosto sullo
sviluppo del senso critico e della partecipazione attiva.
Questo è lo scenario in cui Memory Safe
presenta e promuove il concetto inedito di cultura della sicurezza
che traccia una prospettiva concreta in cui la posizione prettamente
legislativa può dialogare con la condizione civile e creativa
dell’educazione.
I dati riguardanti gli incidenti sul lavoro, infatti, rivelano che la
maggior parte degli episodi sono dovuti a una scarsa conoscenza delle
procedure e dei rischi esistenti, alle disattenzioni quotidiane e
all’incapacità di valutare nell’immediato le conseguenze delle azioni
che gli individui compiono. In ambito europeo la valutazione dei rischi
e la responsabilità dei lavoratori (datori e dipendenti) sono temi
centrali delle politiche sul lavoro. Sulla base dell’articolo 153 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE),
le direttive emanate sono giuridicamente vincolanti per gli stati
membri che sono quindi tenuti a trasporle nel proprio ordinamento. È
compito della Commissione europea controllare che le direttive siano
state introdotte nella legislazione e decidere eventualmente per una
procedura d’infrazione, qualora ciò non si verifichi. Le direttive
fissano dei requisiti minimi che riguardano le condizioni di lavoro e
di impiego e l’informazione e consultazione dei lavoratori, ma ogni
paese può definire livelli di tutela più o meno elevati. Per facilitare
questo percorso, l’Unione europea redige delle linee guida che
agevolano l’applicazione delle direttive attraverso raccomandazioni del
Consiglio, comunicazioni della Commissione europea e migliori prassi
per la prevenzione e gestione del rischio. In Italia il decreto legislativo 81/2008, Testo Unico in materia
di Salute e Sicurezza sul Lavoro individua nelle scuole il contesto
ideale dove permettere ai futuri lavoratori di sviluppare e rafforzare
competenze in tema di valutazione e gestione del rischio, favorendo una
crescita culturale dei cittadini indirizzata al progresso sociale. La
prevenzione e la conoscenza delle norme sono strettamente congiunte
alla responsabilizzazione, che è da intendersi come il risultato di un
vero e proprio processo di apprendimento e, in quanto tale,
programmabile e misurabile.
Memory Safe, coerentemente con le direttive europee, vuole
disseminare la cultura della sicurezza tra gli studenti e provare a
costruire una coscienza civile tale da ridurre il numero di infortuni e
malattie professionali. Con il contributo del Ministero del Lavoro e la
partecipazione del Miur sono stati stanziati 4 milioni di euro da
destinare alle scuole grazie al bando Memory Safe. Il progetto è nato a
dicembre del 2013 con un’attività di ricognizione e documentazione
delle buone pratiche, disponibili online per facilitare l’accesso al
patrimonio culturale da parte di tutti, soprattutto dei docenti in
qualità di ricercatori. Con l’attivazione di un ambiente social, il
bando è stato presentato anche su una pagina facebook dedicata
favorendo il dialogo tra le istituzioni, il mondo della scuola e gli
utenti. L’adesione al bando registra risultati notevoli: 1342
partecipanti tra scuole e partner, 16 regioni coinvolte, 203 progetti
proposti.
Aree di intervento
È stato richiesto ai partecipanti di proporre in modo chiaro e
innovativo i temi legati alla salute e sicurezza sul lavoro. A favore
di una coerenza progettuale tra strumenti proposti, attività
scolastiche e territorio, il bando Memory Safe ha identificato due aree
di intervento (A e B), seguendo le due posizioni che animano il
dibattito in merito alla sicurezza.
L’area A è dedicata ai progetti educativi che intendono creare e
utilizzare strumenti didattici interattivi, con l’obiettivo di
sensibilizzare gli studenti, facilitando una diffusione della sicurezza
da un punto di vista non solo normativo, ma anche e soprattutto
culturale. L’area B è stata pensata per coloro che progettano e
realizzano strumenti atti a correlare il mondo della scuola e
quello del lavoro o a rilasciare certificazioni, interpretando quindi
la sicurezza in senso letterale.
Alla data di scadenza del bando, sono pervenute 117 proposte in area A
e 86 in area B. La sfida di Memory Safe sta nel supportare un modello dinamico
che possa innovare l’approccio educativo, trasformando la trasmissione
nozionistica di informazioni in acquisizioni di valori e stili di vita.
Argomenti
La diffusione della cultura della sicurezza inizia dalla consapevolezza
dei rischi. Questa sembra essere la risposta dei partecipanti con 114
progetti incentrati sulla formazione con diversi obiettivi: dal
rilascio di certificazioni e attestati, all’impiego di nuove
tecnologie, intese sia come prodotto finale sia come strumenti
didattici. Tra i temi più trattati, i Bisogni Educativi Speciali (BES),
l’inclusione sociale, l’educazione all’ambiente, all’alimentazione e ai
consumi in generale.
La regione che ha presentato più progetti in ambito formativo è la
Sicilia (18); seguono il Lazio (15) e la Campania (12).
I più attivi
Le scuole capofila al centro delle iniziative sono quelle del Lazio e
della Sicilia, con 31 progetti ciascuno, e la Campania, con 26 scuole
capofila. Nessuna partecipazione da parte di Valle d’Aosta, Friuli
Venezia Giulia, Sardegna, Trentino Alto Adige e Molise, regione
quest’ultima però coinvolta come partner in un progetto interregionale.
Se si osservano i dati che riguardano tutti i partecipanti, sia scuole
sia enti, la Sicilia resta la più attiva (191 partecipanti); a seguire
il Lazio (181) e il Veneto (167).
Gli innovatori
L’innovazione è uno degli aspetti più rilevanti della progettazione:
molte proposte prevedono la creazione di applicazioni, piattaforme e
portali tematici, canali televisivi, uso della LIM, redazioni di ebook
e videogiochi.
La sperimentazione riguarda anche la metodologia, con l’introduzione
nella didattica di diversi approcci di derivazione costruttivista tra
cui il learning by doing, il flipped learning e il peer to peer, che
pongono lo studente al centro del percorso di apprendimento.
Alcuni progetti hanno invece come obiettivo la modifica del curricolo
scolastico con l’inserimento della salute e sicurezza sul lavoro
all’interno della programmazione scolastica. Quando si intende
integrare la sicurezza nel sistema scolastico si persegue una finalità
che parte dalla comprensione di due mondi strutturati su modelli ben
definiti, ma differenti. Per attivare una relazione è quindi necessaria
l’apertura di un varco comunicativo che agisca allo stesso tempo da
ponte euristico per la ricerca. Alcune realtà europee hanno iniziato a
percorrere questa strada partendo dalla formazione dei docenti futuri o
già in servizio, avvalendosi della collaborazione di partner
specializzati perché è fondamentale lo sviluppo di risorse didattiche
adeguate. Ad esempio, in Germania sono attivi progetti che prevedono
una formazione multimediale in collaborazione con organizzazioni
sportive per insegnanti di sport ad alto rischio. In Polonia, il
coinvolgimento dei docenti nella programmazione di un concorso
artistico nazionale sul tema della sicurezza permette loro di
cimentarsi con la materia. L’Irlanda organizza corsi estivi online per
i docenti e piattaforme e-learning per gli studenti, oltre a promuovere
eventi e concorsi. In Danimarca si punta su una rete di «insegnanti
ambasciatori della SSL» che si occupano di gestire nelle scuole corsi
personalizzati per docenti, in base alle esigenze delle singole
discipline. La partecipazione degli insegnanti è un primo passo per
integrare la cultura della sicurezza nel lavoro quotidiano e allo
stesso tempo per porre le basi verso l’inserimento della materia nel
curricolo.
Fare rete
A prescindere dall’organizzazione (rete, A.T.S., consorzio), le
compagini più numerose provengono da Veneto, Marche e Lombardia. Con
una media di 10 partecipanti a progetto, seguono la Sicilia, il Lazio e
la Puglia. I progetti che prevedono una rete regionale sono 171, 31
puntano invece sulla connessione tra più regioni. Il dato è rilevante
perché indica in che modo il progetto possa radicarsi sul territorio e
quanto sia capillare il grado di diffusione. Il coinvolgimento di
partner esperti in salute e sicurezza sul lavoro può supportare i
docenti nelle scelte progettuali orientate a un inserimento della
materia nel curricolo scolastico. Inoltre, la creazione di reti
permette un costante aggiornamento per quelle scuole che vivono in
contesti svantaggiati e la comunicazione con altre realtà.
Prospettive
Il ricorso all’istruzione per rafforzare la cultura della prevenzione è
uno dei principali obiettivi della politica comunitaria. Nel 2002 l’Eu-Osha (Agenzia
europea per la sicurezza e la salute sul lavoro) ha lanciato il
progetto “Integrazione della sicurezza e della salute sul lavoro
nell’istruzione”, con la convinzione che “disseminare” la conoscenza
dei concetti di salute e sicurezza tra i bambini aiuti a sviluppare
consapevolezze e quindi sia garanzia di tutela sul luogo di lavoro.
L’anno seguente, durante la Dichiarazione di Roma sull’integrazione
della salute e della sicurezza nella formazione scolastica e
professionale, annunciata dalla Presidenza italiana dell’Unione
europea, si sottolinea la necessità di proseguire questa strada come
opportunità di miglioramento della vita lavorativa. Gli incidenti e gli
infortuni sul lavoro hanno un costo sociale annuo di 45 miliardi, pari
al 3% del PIL. Educare alla sicurezza significa partecipare in modo
attivo al sistema economico nazionale, riducendo i costi degli
infortuni che gravano sul sistema sanitario.
Con il bando Memory Safe Indire prova a fissare obiettivi concreti che
siano in linea con quanto richiesto dall’Europa. I progetti finanziati
devono pertanto essere in grado di migliorare le conoscenze dei
destinatari, garantendo i principi costituzionali del diritto a un
lavoro sano e sicuro. Ogni proposta progettuale deve essere costruita
attorno ai criteri di replicabilità e trasferibilità per far sì che il
valore culturale della salute e sicurezza sul lavoro sia perseguito in
ogni contesto e momento della vita.
Si ambisce quindi ad aprire una prospettiva che induca un cambiamento
negli schemi comportamentali futuri. La raccolta e la documentazione
delle buone pratiche è un primo passo per definire, attraverso la
ricerca, quali strategie educative mettere in atto. Per verificare
l’efficacia degli interventi, Indire monitorerà e valuterà l’impatto
dei progetti con particolare attenzione al grado di coinvolgimento dei
destinatari. Potenziando il database già attivato durante la fase di
ricognizione, ogni iniziativa potrà essere consultata e condivisa dagli
utenti così da contribuire negli anni al radicamento di un’identità
culturale incentrata su coscienza, conoscenza e consapevolezza.
Fausto Benedetti - Indire.it