Prove generali
per la riforma. I prof dell’organico funzionale saranno chiamati su
base nazionale, e potrebbero trovarsi a doversi trasferire, pena
perdita dell’incarico - Insegnanti con la valigia, e senza stipendio
(almeno per un po’): la prospettiva dei prof alle prese con l’avvio del
nuovo anno scolastico rischia di essere pesante. Secondo una stima
dell’Anief, sono almeno due neo assunti su tre, circa 65 mila, gli
insegnanti che rischiano di essere trasferiti fuori regione, anche a
centinaia di chilometri di distanza dalla propria residenza. E c’è un
altro dettaglio della riforma, che sta per essere pubblicata sulla
Gazzetta ufficiale ed è dunque legge a tutti gli effetti, di cui si
parla poco, che potrebbe aggravare la situazione: il contratto decorre
giuridicamente dal 1° settembre ma in realtà gli insegnanti
percepiranno la prima busta paga solo quando entreranno in servizio. E
questo potrebbe voler dire anche dopo mesi, in alcuni casi. Ma andiamo
con ordine.
Insegnanti di serie A e di serie B
La questione dei trasferimenti è sicuramente un tema spinosissimo:
perché di fatto la riforma crea involontariamente due categorie di
insegnanti neo assunti. Ci sono i circa 36 mila che verranno assunti in
prima battuta, e che sono tecnicamente al sicuro, già entro la metà di
agosto se le procedure funzioneranno: a loro andranno i posti vacanti e
disponibili per il turn over, e le regole saranno quelle antecedenti
alla riforma. Cioè la scelta avverrà su base provinciale, sulla base
delle preferenze presentate. La stessa cosa dovrebbe valere per i 10
mila che andranno ad occupare i posti scoperti, quelli che negli anni
scorsi venivano occupati «provvisoriamente» dalle supplenze lunghe, dal
1° settembre al 30 giugno. Diverso invece il discorso per il rimanente
organico, ovvero quei 55 mila dell’organico funzionale che saranno
spalmati sulla base di una sorta di graduatoria nazionale. Cioè, anche
se il sistema del ministero dell’Istruzione, attraverso gli Uffici
scolastici regionali che distribuiranno i ruoli, tenterà di incrociare
desiderata e disponibilità di cattedre, di fatto a questi professori
potrebbe essere offerto un posto in qualsiasi provincia, anche al di
fuori di quelle vicine a casa.E chi non accetta, è fuori dalle
graduatorie, e dalle assunzioni. Secondo l’Anief, si tratta di un
«ricatto». Per Maria Coscia, Pd, relatrice del provvedimento alla
Camera, bisogna invece ricordare sempre che i precari «vengono assunti
sulla base delle esigenze dell’amministrazione scolastica e non
viceversa: non si possono creare posti laddove le graduatorie sono
stracolme». Per loro la procedura sarà molto diversa: dal 14 luglio al
15 agosto si aprirà una finestra in cui i professori che sono nelle
categorie di potenziali assunti potranno compilare online una «domanda»
di assunzione. Per essere poi chiamati solo a partire dal 15 settembre.
La mobilità straordinaria
Dovrebbe essere questa la svolta per chi, costretto a far le valigie e
a partire per accettare l’incarico, potrà l’anno prossimo chiedere un
trasferimento subito, in deroga quindi alla norma che prevede che
debbano trascorrere almeno tre anni. Ma in realtà anche questa potrebbe
nascondere un tranello: la mobilità infatti riguarderà la totalità
degli insegnanti. «E prevarrà la scelta di chi ha maggiore anzianità di
servizio», chiarisce l’on.Coscia. Significa che chi è stato assunto
negli anni precedenti avrà priorità nello scegliere la sede, e i neo
assunti si troveranno quindi a dover stabilire la propria vita per
alcuni anni altrove, se vogliono mantenersi stretto il ruolo nella
scuola. «Speriamo che nella fase attuativa della riforma si aggiusti
quanto indicato nella legge approvata. Ovvero, che non si obblighi il
personale, nelle preferenze sulle assunzioni da attuare, ad inserire
tutte le province italiane». Ma la linea politica non sembra essere
questa. E infatti l’opzione «rinuncia» è ben contemplata nelle stime
del ministero, che continua a parlare di numeri «approssimativi» e non
definitivi non potendo prevedere le scelte dei potenziali prof.
I tempi
Il fatto che l’assunzione giuridica valga per tutti dal 1° settembre
non vuol dire che tutti saranno effettivamente pagati dal 1° settembre,
indipendentemente dalla loro posizione. Sarà solo la firma del
contratto a determinare la partenza dello stipendio da prof a tempo
indeterminato. E i tempi di scelta saranno molto diversi per le
differenti categorie. I professori «blindati», quelli con cattedra da
turn over, potranno prendersi addirittura un anno prima di decidere,
nel caso abbiano un altro lavoro e abbiano bisogno di tempo per
organizzarsi. Possono firmare il contratto, e tornare in classe l’anno
dopo. Quelli che hanno un incarico di supplente annuale, restano al
loro posto, firmano il contratto, ma avranno lo stipendio da
indeterminato solo dal 1° luglio, quando entreranno effettivamente nel
ruolo a loro destinato. Infine, gli insegnanti dell’organico
potenziato, potranno prendersi solo una piccola pausa di riflessione,
ovvero quella legata ai tempi giuridici del preavviso legato ad un
eventuale contratto (15 giorni o un mese, a seconda dei contratti): ma
poi dovranno licenziarsi e andare nella scuola a cui sono predestinati.
Questo meccanismo dovrebbe permettere a tutti di non rimanere senza
busta paga, assicura il Miur. Ma il meccanismo è delicato, e non tiene
conto di tante diversissime posizioni. «Se ad esempio ricevo nei
prossimi giorni un’offerta di contratto a tempo determinato - rileva un
precario- potrei rifiutarla perché sono sicuro dell’assunzione a
scuola. Ma se poi la nomina ritarda o è difficile da accettare, ad
esempio se è molto lontana da casa, mi potrei pentire». E trovare senza
stipendio.
Valentina Santarpia
Corriere.it