24 ore dopo aver
annunciato la resa e la vendetta sui precari, buffonesca giravolta di
Renzi che tenta di rianimare in extremis il suo moribondo Ddl "cattiva
scuola", ricattando puerilmente il popolo della scuola e le opposizioni
interne. Ma la mobilitazione si intensifica per seppellire
definitivamente il Ddl-zombie e per lo stralcio del decreto
stabilizza-precari. Manifestazioni anche oggi e domani; e martedì 23,
quando si riunirà la Commissione, in piazza in tutta Italia.
Avevamo preso sul serio l'annuncio di resa sul Ddl "cattiva scuola" e
la contemporanea, puerile vendetta contro i precari, fatta da Renzi in
pompa magna a "Porta a porta" martedì sera. D'altra parte era
inevitabile, di fronte ad un presidente del Consiglio che annuncia
ufficialmente - in quello che molti hanno definito "il terzo ramo del
Parlamento"- una decisione così rilevante. Ma si potrebbe obiettare:
questo vale in un paese "normale" e con un capo del governo "normale",
si potrebbe obiettare. E' vero, non ci siamo ancora rassegnati non solo
ad essere nel paese più corrotto d'Europa ma anche in quello con
presidenti del Consiglio che agiscono buffonescamente, con la massima
cialtroneria, improvvisazione, superficialità e con giravolte altrove
impresentabili. Come appunto ha operato, solo 24 ore dopo il precedente
e solenne annuncio, lo sciagurato Giovin Signore, che auto-smentendosi
e spiazzando ulteriormente la sua corte politica e massmediatica, ha
cambiato rotta a 180 gradi e deciso di tentare la rianimazione in
extremis del suo moribondo e unanimemente inviso, a chiunque abbia a
cuore le sorti della scuola pubblica, disegno di legge. Martedì 23, a
meno di ulteriori capriole, Renzi presenterà un "maxiemendamento" in
Commissione cultura e probabilmente cercherà addirittura di evitare il
voto, trasferendo direttamente il Ddl-zombie in Aula e forse ricorrendo
dittatorialmente al voto di fiducia.
Non ricordiamo altri casi di presidenti del Consiglio così megalomani
(persino oltre Berlusconi), arroganti, protervi, auto-centrati ed
incuranti di plebiscitarie opposizioni, sconfitte ripetute, drastici
cali di consenso. Sembrava che, almeno in extremis, la grandiosa
mobilitazione del popolo della scuola pubblica e i clamorosi e ripetuti
tracolli elettorali del PD avessero riportato alla ragione il
governo e che le minacce ai precari fossero lo sfogo puerile di un
leader che, seppure con disastroso ritardo, si rendeva conto
dell'assurdità dell'intero percorso. E invece l'uomo si rivela un
bambino capriccioso: più sbatte la testa contro il muro e più si
convince che sarà il muro, e non la sua testa, a spaccarsi. Comunque,
se Renzi aveva sperato che il suo ricatto "o Ddl o niente assunzioni"
avrebbe funzionato e paralizzato l'enorme movimento di protesta, ha
potuto verificare che è successo esattamente l'opposto: il movimento
non va in vacanza, sta riuscendo addirittura a rafforzare ulteriormente
la protesta ed è oramai in piazza senza soste, ieri in decine di città
(su tutte la manifestazione a Roma, con la folta presenza di senatori
anti-Ddl), e lo stesso oggi e domani.
Griderà ancora che per i docenti è intollerabile perdere la libertà di
insegnamento, essere giudicati da colleghi o presidi che non hanno
alcun titolo più di loro, essere assunti e licenziati a insindacabile
giudizio di un preside-padrone, ricevere premi o punizioni in base alla
fedeltà al "padrone" e al suo staff. E che l'assunzione stabile
dei precari non è una graziosa concessione del Giovin Signore ma un
dovere assoluto verso docenti ed Ata precari che lavorano nella scuola
da lungo tempo e che ogni anno vengono assunti e licenziati: ad essi/e
va resa giustizia sulla base della sentenza della Corte europea che ne
ha richiesto la stabilizzazione dopo 36 mesi di lavoro; e dunque è
inderogabile un decreto che non solo confermi la stabilizzazione dei
centomila annunciati ma anche un piano, al massimo triennale, di
assunzione stabile di tutti gli altri docenti ed Ata che hanno i
requisiti citati dalla Corte di giustizia europea.
Il punto culminante della protesta sarà il 23 giugno con manifestazioni
unitarie in tutte le città, quando il "maxiemendamento" verrà
presentato - salvo ulteriori giravolte - in Commissione, e il 24 e il
25 quando il testo, se non si bloccherà in Commissione, arriverebbe in
aula per il voto finale. Non daremo tregua a Renzi e al suo governo: in
piazza fino al ritiro definitivo del Ddl "cattiva scuola", uno zombie
che ancora non si rassegna ad una pietosa sepoltura, e fino
all'emanazione del decreto stabilizza-precari.
Piero Bernocchi portavoce
nazionale COBAS
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