L'art. 2 nella versione pervenuta al Senato è così formulato:
Art.
2.
(Autonomia scolastica e offerta formativa).
1. Al fine di dare piena attuazione al
processo di realizzazione dell'autonomia e di riorganizzazione
dell'intero sistema d'istruzione,il dirigente scolastico, nel
rispetto delle competenze degli organi collegiali, garantisce
un'efficace ed efficiente gestione delle risorse umane,
finanziarie, tecnologiche e materiali, fermi restando i livelli unitari
e nazionali di fruizione del diritto allo studio nonché gli elementi
comuni dell'intero sistema scolastico pubblico. È istituito per l'intera istituzione scolastica, o istituto comprensivo, e per tutti
gli indirizzi degli istituti secondari di secondo grado afferenti alla
medesima istituzione scolastica l'organico dell'autonomia,
funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle
istituzioni scolastiche come emergenti dal piano
triennale dell'offerta formativa di cui al presente
articolo.Tutti i docenti dell'organico dell'autonomia concorrono
alla realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa con
attività d'insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di
organizzazione, di progettazione e di coordinamento.(Autonomia scolastica e offerta formativa).
La proposta degli emendamenti all'art.2 intende far premettere al comma 1 la seguente formulazione:
"01. Al fine di realizzare l'autonomia e la riorganizzazione dell'intero sistema educativo d'istruzione e di formazione, nel quadro dei valori della Costituzione, il potenziamento dell'offerta formativa di cui al presente Capo si fonda sui seguenti principi che richiedono di essere applicati in modo necessariamente unitario ed uniforme in tutto il territorio nazionale, assicurando la sostanziale parità di trattamento tra tutti coloro che fruiscono del servizio dell'istruzione quale interesse primario di rilievo costituzionale:
a) sviluppare in modo equilibrato obiettivi, contenuti e metodi educativi e didattici dei diversi ordini, gradi e indirizzi del sistema educativo, valorizzando l'identità culturale del Paese e nel rispetto della libertà d'insegnamento di cui all'art. 33 della Costituzione.
b) promuovere il mandato che dalla Costituzione ricevono i docenti, i dirigenti, gli studenti, i genitori e i diversi soggetti che con essi collaborano in ordine ai rispettivi ruoli, ad operare in una scuola aperta a tutti come previsto all'art. 34, primo comma, Cost., quale essenziale luogo di socializzazione, di arricchimento spirituale ed elevazione culturale per tutti coloro che partecipano alla vita dell'istituzione scolastica;
c) riconoscere alla Costituzione stessa un adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado."
L'emendamento mette in visibile evidenza come l'intero sistema educativo d'istruzione e di formazione fa esplicito riferimento ai valori della Costituzione che garantisce l'istruzione per tutti, la libertà d'insegnamento, nella valorizzazione dell'identità culturale del Paese.
Significativo appare il richiamo al mandato che i docenti ricevono dalla Carta Costituzionale nella realizzazione di una "scuola aperta a tutti" e quindi "essenziale luogo di socializzazione, di arricchimento spirituale ed elevazione culturale per tutti coloro che partecipano alla vita dell'istituzione scolastica".
Infine appare doveroso riconoscere alla Costituzione un adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado e quindi uno spazio e tempo dedicato allo studio della Carta Costituzionale, alle leggi e agli ordinamenti che regolano la vita democratica del Paese.
La famosa ora di Educazione civica, denominata poi Educazione alla Convivenza civile. Articolata in sei campi d'interventi educativi, con al primo posto l'Educazione alla cittadinanza, coinvolge l'educazione ambientale, stradale, alimentare, alla salute e all'affettività, ed in seguito al "Disegno di legge Gelmini" del 2 agosto 2008, reintrodotta con il nome di "Cittadinanza e Costituzione, ha avuto origine nel corso del 36°convegno dell'UCIIM celebrato appunto presso il Castello Ursino di Catania a dieci anni dall'entrata in vigore della Costituzione Italiana (1947), e precisamente dal 9 all'11 febbraio 1957 con il titolo: "Il problema dell'educazione dei giovani alle virtù civiche e alla democrazia" con l'intento di valorizzare "L'insegnamento della Costituzione per educare i giovani alle virtù civiche".
Fu proprio in quel convegno che fu lanciata la proposta di introdurre nella scuola italiana l'insegnamento dell'Educazione civica. come nuova disciplina.
La proposta, presentata dal prof. Gesualdo Nosengo, fondatore dell'UCIIM fu accolta dal Ministro della Pubblica Istruzione e consentì l'attivazione di una commissione di lavoro che nel 1958 tracciò i programmi di studio della nuova disciplina, il cui insegnamento fu affidato al docente di Lettere che insegnava così: "Italiano, Storia, Geografia e Educazione Civica" con una particolare attenzione allo studio della Costituzione italiana.
E' rimasta per anni la materia "cenerentola" nella scuola italiana, anche perché non ha avuto una valutazione specifica e autonoma e mentre si affermava che era compito di tutti i docenti educare al senso civico, spesso tale insegnamento era affidato alla buona volontà e alla sensibilità dei docenti, i quali riuscivano a ritagliare del tempo da dedicare allo studio dei tempi specifici della Costituzione italiana e del senso civico del cittadino di domani. Non avendo una valutazione autonoma nel tempo ha perduto sistematicità e valore formativo.
Il 19 maggio del 2008, a distanza di cinquant'anni ed a seguito di un altro convegno dell'UCIIM, celebrato ancora una volta al Castello Ursino, è stata inoltrata al Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini l'istanza di reintrodurre nella scuola italiana lo studio sistematico della Costituzione e della cultura di cittadinanza. La proposta e gli atti del convegno catanese presentati al Ministro dal prof. Luciano Corradini, che ha presieduto il convegno catanese, hanno avuto positiva accoglienza e l'Educazione Civica con il nome di "Cittadinanza e Costituzione" è tornata a essere "disciplina" per la scuola italiana, offrendo a tutti gli studenti di ogni ordine e grado l'opportunità di beneficiare di tale significativa proposta formativa.
Nella "buona scuola" di Renzi, che alcuni contestano ed altri preferiscono sognarla come "scuola bella", perché come scrive Alessandro D'Avena: "Bello è un concetto più ampio di buono, perché lo include", lo studio della cittadinanza e l'educazione civica contribuiscono allo sviluppo delle competenze civiche che formano lo studente cittadino.
Formare uomini e cittadini non è solo uno slogan, ma un reale impegno che sollecita un'azione didattica ed educativa che va ben oltre l'apprendimento teorico di nozioni, di regole, di articoli e formule, e si traduce in gesti, stili ed atteggiamenti di vita vissuta.
La "cittadinanza" se viene insegnata come cultura va ben oltre gli aspetti formali e convenzionali del vivere civile ed implica necessariamente l'acquisizione del "saper vivere" e "saper essere", così come viene scritto nelle pagine della nostra Costituzione che celebra, riconosce e sancisce i diritti inviolabili della persona umana e ne articola anche i doveri di partecipazione responsabile.
La cultura della partecipazione democratica s'impara non solo tramite la teoria del dire ma attraverso un concreto fare, e vivendo la scuola come una Comunità con delle regole da rispettare.
Positiva risulta in tal senso l'esperienza didattica del Consiglio Comunale dei Ragazzi realizzata nella scuola secondaria di primo grado, ove, considerando la scuola come "piccola città" si ripropone l'organizzazione del Consiglio Comunale a scuola, attivando una vera palestra di apprendimento, attraverso un imparare facendo.
E' da sperare che con la reintroduzione dell'Educazione civica nella scuola si possano debellare o limitare atti di bullismo e d'inciviltà che caratterizzano la società giovanile di oggi. La sistematicità ordinata delle proposte formative di cittadinanza che accompagneranno lo studente sin dai primi anni della scuola primaria, daranno positivi frutti nel tempo.
Lo studio e la conoscenza delle leggi, della Costituzione, della cultura della legalità e del rispetto, vanno oltre l'ambito scolastico e diventano cultura e vero apprendimento, quando producono una vera modifica nei comportamenti dello studente ed in particolare una modifica del proprio modo di pensare, di sentire e di agire.
Ecco perché "Cittadinanza e costituzione", non solo come una materia da studiare e ripetere durante l'interrogazione, ma come "cultura", investe tutta la vita sociale e relazionale dello studente: alunno- persona, che così diventa cittadino.
Giuseppe Adernò