Chi negli anni passati aveva creduto alle rassicurazioni
dei vari ministri sull'innocuità dei quiz Invalsi, come sedicente
supporto didattico ai docenti, ora, con il DDL Renzi, deve aprire gli
occhi. Basta leggere l'art. 11 comma 2 del DDL, per capire il ruolo
fondamentale dei quiz nella valutazione degli insegnanti
"Il dirigente scolastico, sentito il consiglio d'istituto, assegna
annualmente la somma al personale docente che, in base all'attività
didattica, ai risultati ottenuti in termini di qualità
dell'insegnamento, al rendimento scolastico degli alunni e degli
studenti, alla progettualità nella metodologia didattica utilizzata,
alla capacità innovativa e al contributo dato al miglioramento
complessivo della scuola, è ritenuto meritevole del bonus"
Dunque, come da molti di noi previsto fin dall'avvio del "nuovo"
INVALSI, i quiz verranno usati per ristrutturare l'istruzione, premiare
i docenti proni agli indovinelli, assegnare loro maggiorazioni
stipendiali e progressioni di carriera e aumentare i finanziamenti non
alle scuole in difficoltà ma a quelle che saranno giudicate le migliori
in base ai quiz.
Ma l'imposizione dei quiz INVALSI come prova della qualità del lavoro
dei docenti e degli studenti provocherà anche la piena
standardizzazione dell'insegnamento, da tempo ricercata da chi vuole
far divenire l'istruzione una merce da vendere in regime di concorrenza
tra privati. Sulla base dei quiz INVALSI si potrà modificare alla
radice il lavoro didattico, imporre un modello universale di
insegnamento-infarinatura, costringere il docente a seguire procedure
prestabilite e generalizzabili, sconvolgere i testi scolastici
("abbiate pazienza, stiamo invalsizzando i nuovi testi", dicono ai
docenti i rappresentanti delle case editrici). Una volta realizzata la
standardizzazione e la verifica omologata dell'insegnamento, verrebbe
meno la necessità dei docenti professionisti. Per impostare, applicare,
realizzare e valutare i quiz/test e con essi il rendimento di un
insegnante o di uno studente, non serve un corso di laurea,
basterebbero quei prestatori di servizi scolastici che l'OCSE
caldeggiava fin dal 1996, trattandosi di un lavoro subordinato di bassa
qualità. Insomma, i docenti che accettano l'invalsizzazione
contribuiscono fattivamente alla eutanasia di una professione, oltre
che all'immiserimento della scuola.
Secondo i diktat dei sostenitori della scuola-azienda e
dell'istruzione-merce (come è noto l'Associone TreeLLLe, riconosce una
gran valenza all'Invalsi e lo sostiene pienamente insieme alla
Fondazione Agnelli ed alla Compagnia San Paolo), l'obiettivo
dell'istruzione non sarebbe più l'acquisizione del sapere (o dei
saperi) e la capacità di leggere il mondo ma l'addestramento a
"competenze" che permettano di svolgere lavori a bassa qualifica e
modellati sulle capricciose esigenze del mercato. Ma se basta una
infarinata linguistica, tecnica e numerica per uno studente
disciplinato e reso acquiescente nel lavoro e nella società, colmo di
"spirito aziendale e di gestione", allora certamente la spesa pubblica
del passato per l'istruzione risulta esagerata. E conseguentemente la
scuola-azienda non può che produrre una scuola-miseria (tanto più in
Italia con un apparato produttivo che ha sempre vissuto sul sostegno
statale, l'abbassamento del costo del lavoro, il rifiuto di ogni spesa
significativa per l'innovazione e la ricerca) e una scuola basata su
quiz come metro di valutazione e di apprendimento.
Per questo motivo, nel giorno dello sciopero Invalsi nelle scuole
superiori, per ribadire il nostro netto rifiuto ai quiz e alla
scuola-azienda, invitiamo tutti a partecipare a un presidio sotto la
sede della Fondazione Agnelli, Martedì 12 Maggio 2015 ore 15.30, via
Nizza 250 Torino.
coord.controlabuonascuola.to@gmail.com