Quest'anno, a
Torino, dal 19 aprile al 24 maggio, ci sarà un'importante ostensione
della Sindone, il Sacro Lino dove, secondo la tradizione cristiana, è
stato avvolto il corpo martoriato e crocefisso di Gesù di Nazareth. La
Sindone è una finestra aperta sul mistero. E' il segno della sofferenza
e al tempo stesso di un Uomo. Da sempre è stata vista come un pegno
prezioso che il Signore ha lasciato sulla terra in ricordo della sua
Passione, morte e resurrezione. Nei secoli è stata oggetto di grande
devozione, perché ha toccato e conservato il Corpo di Cristo, è stata
bagnata dal suo sangue, dalle sue lacrime. La Sindone è un messaggio
che Dio rivolge a ciascuno di noi. E' un invito a rileggere i Vangeli
della Passione per riscoprire nella sua drammaticità la sofferenza
dell'Uomo dei dolori, del Giusto per eccellenza. Nelle pieghe di questo
lenzuolo, l'uomo ritrova se stesso, il senso della sua esistenza, la
ragione della vita e la sua vocazione di figlio di Dio, destinato alla
gloria. La Sindone insegna anche il rispetto per il corpo, per la sua
dignità troppe volte offesa e negata.
(Nicola Gori, da, La Domenica)
Ma cos'è veramente per noi, uomini del nostro tempo, la Sindone? Noi,
abbarbicati alla ragione e alla misurazione di tutte le cose; noi,
custodi dei questionari a risposta multipla; noi, amanuensi del sapere
a ogni costo; noi, commensali del vedere ogni cosa; noi, ammaliati
dall'avere e dall'apparire sempre e comunque. O forse per noi risulta
incomprensibile la Sindone, questo lenzuolo di lino scheggiato dal
corpo d'un uomo crocifisso, quest'antico sudario macchiato di sangue e
di sofferenza, quest'immagine riflessa in negativo del dolore e del
mistero. M'intriga da sempre quest'immagine muta e severa, composta e
ineffabile, massacrata e delicata. Mi sembra quasi di percepire la sua
storia, la sua sofferenza, la sua solitudine. E' la stessa storia, la
stessa sofferenza, la stessa solitudine di milioni di uomini, prima e
dopo di lui. Lo stesso calvario, terribile e incomprensibile, e
ingiusto. Ed è lo stesso uomo "della pietra e della fionda" che uccide
"come sempre". L'uomo della Sindone è un uomo come noi, impastato di
carne e sangue come noi, "fatto della nostra stessa sostanza". Vissuto
e morto come noi. Per questo amo quel bianco sudario. Perché non è una
reliquia, non è un ricordo, non è un cimelio, non è un souvenir. E' il
testimone e il testamento d'un Uomo che ha dato la vita per la verità,
che ha sofferto e morto per aver gridato la verità. Poi, quel mattino,
il primo giorno della settimana,... qualcuno "vide e credette". Ma questa
è un'altra storia ...
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it