Il nome di Concetto Marchesi era nel ricordo di tanti
studenti quale autore della Storia della Letteratura latina e pochi
conoscevano le sue origini siciliane e catanesi, essendo nato a
Misterbianco, le sue vicende politiche e culturali che l'hanno reso uno
dei capi del Partito comunista, parlamentare della Costituente, rettore
dell'Università di Padova.
L'aver intitolato al suo nome il Liceo di Mascalucia ha gradualmente
consentito di rendere il suo nome più familiare, ripetendolo spesso e
vedendolo scritto nei documenti scolastici. Ecco adesso una lodevole
iniziativa culturale che, per far meglio conoscere l'uomo, il politico,
il latinista, ha promosso un importante convegno di studio sul
Personaggio coinvolgendo le università di Messina, di Bari, di Catania
di Catanzaro e di Bologna.
Nei giorni 16 e 17 aprile 2015, nell'ambito delle attività promosse dal
Liceo "Concetto Marchesi" di Mascalucia, la Delegazione del Centrum
Latinitatis Europae per la Sicilia orientale, in collaborazione con il
"Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne" dell'Università di Messina,
ha svolto presso il Centro Congressuale "Le Ciminiere" di Catania il
Convegno Internazionale di Studi.
Muovendo dal mondo della scuola e con il contributo degli
illustri studiosi che sono intervenuti, il Convegno ha celebrato la
figura dell'uomo e del politico, del raffinatissimo studioso e filologo
classico ed ha offerto al territorio l'alta testimonianza dei valori di
libertà e convivenze civili praticate da C. Marchesi, nel pubblico e
nel privato, preziosa eredità per i tempi moderni.
Marchesi sin da giovane ha dimostrato particolare attenzione al mondo
sociale, al braccianti agricoli, alle condizioni di sfruttamento degli
operai come si legge nei suoi articoli e nel giornalino che aveva
organizzato già all'età di sedici anni e gli procurò anche una condanna
di reclusione.
Seguendo la carriera di docente a Nicosia, Siracusa, Caltanisetta,
Messina, Pisa è poi ha insegnato all'Università di Messina, di Pisa e
di Padova, dove è stato anche rettore nel difficile periodo della
Resistenza, come ha ben descritto, nella splendida relazione, il prof.
Luciano Canfora, docente emerito dell'Università di Bari.
L'esperienza esistenziale di Concetto Marchesi (1878-1957) s'inserisce
nella storia complessa del Paese e dei primi anni del Novecento ed in
particolare nel ventennio fascista, con tutti i problemi sociali e
culturali che ad esso erano connessi.
L'ansia di libertà, di unità nazionale, di dignità, di rispetto delle
regole ha sempre caratterizzato il suo agire, coerente con i suoi
valori e principi, anche se in alcuni momenti ha dovuto adeguarsi alle
regole del regime, in vista di una soluzione migliore e di un ideale da
conseguire.
Svolgendo il tema: "Le politiche culturali: un'agenda per il Governo",
il prof. Orazio Licandro dell'Università di Catanzaro, che ha portato
anche i saluti del Sindaco Enzo Bianco, ha esplicitato l'apporto e la
lungimiranza di Marchesi nella stesura dell'art. 9 della Costituzione ,
dove si dichiara che "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura
e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio
storico e artistico della Nazione".
La priorità che sia lo Stato a garantire i beni culturali e artistici
del Paese, superando la frammentazione delle regioni è stata un'idea
forte di Concetto Marchesi ed il tempo ora gli dà ragione. Il
patrimonio storico artistico e la tutela del paesaggio se gode della
garanzia dello Stato dovrebbe avere maggiori garanzie. Rileggendo le
pagine preziose degli interventi al Parlamento nel quale Marchesi
motiva le sue idee a difesa dell'unità nazionale e della centralità
dello Stato si percepisce lo spessore culturale e umano dello scrittore
e la sua lezione di vita resta un monito per gli studenti.
Leggere nelle pareti della scuola delle espressioni di Marchesi
sull'unità nazionale, sulla libertà, sui valori della democrazia,
costituisce una lezione che dura oltre il tempo scolastico e certe
espressioni rimangono impresse nella memoria e nel cuore degli
studenti, la sua vita è una lezione di umanità.
Come ho chiesto una ragazza in un intervento: "Oggi Concetto Marchesi
cosa direbbe sulla scuola, sul Governo, sulla classe politica?"
L'attenzione alla scuola, il costante sollecito nell'investire risorse
e mezzi a vantaggio dell'istruzione, dando un adeguato stipendio ai
docenti, è stato sempre al centro della tensione politica di Marchesi
che considera giustamente la scuola come centro di formazione dell'uomo
e non come dicevano alcuni dell'uomo moderno, perché ogni uomo è
moderno nel suo essere uomo, inserito nella storia.
La scuola, custode della cultura del passato da trasmettere agli
allievi ha il dovere di essere cauta nell'innovazione e attenta
nell'abolire ciò che è stato per sempre segno d'identità culturale.
Queste espressioni di Marchesi risuonano di grande attualità oggi nel
costatare che in alcuni Paesi Europei di vorrebbe cancellare
l'insegnamento del latino e del greco.
Memorabili alcune espressioni che hanno acceso il dibattito sul
rapporto Stato e Chiesa, come ha ben descritto il Prof. Gaetano
Silvestri, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Il lungo dibattito sui Patti Lateranensi, la tenacia nel
sostenere "Libera Chiesa in libero Stato", e poi anche l'inciso
all'art. 33 della Costituzione "senza oneri per lo Stato" che porta la
firma del sen. Orso Mario Corbino di Augusta riguardo alla libertà di
istituire le scuole private, ora paritarie, sono espressioni dettate
dal pensiero di Concetto Marchesi, comunista laico, ma coerente fino in
fondo, elegante e gattopardesco nel vestire, asciutto nello stile
incentrato alla brevitas, deciso e intransigente nel dichiarare anche
ai suoi amici di partito "I comunisti non fanno raccomandazioni".
Hanno collaborato al comitato scientifico del convegno insieme ai
professori della scuola Nicola Basile e Alessandro Salerno la prof.ssa
Paola Radici Colace , dell'Università di Messina, la quale ha
coordinato i lavori della prima giornata ed ha tracciato le puntuali
conclusioni che arricchiranno gli Atti del convegno internazionale,
prezioso strumento di studio per ulteriori approfondimenti scolastici
Molto soddisfatta la dirigente Lucia Maria Sciuto, la quale ha
ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita
della manifestazione, che ha visto per due giorni l'intero liceo
trasferito a Catania, rendendo gli studenti protagonisti di un così
importante evento culturale e accademico.
Ancora una volta Concetto Marchesi ha lasciato ai suoi allievi la
memoria di un incontro che arricchisce lo spirito e fa crescere in
umanità
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
PICCOLE NOTE
LE ASSEMBLEE STUDENTESCHE E LE INTERRUZIONI DELLE LEZIONI
Si è sempre ritenuto che la democrazia partecipativa, che implica delle
manifestazioni di protesta collettiva e spazi di comunicazioni
all'aperto, (cortei, scioperi, assemblee) siano di matrice comunista,
effetto lungo del '68, utilizzate anche da altri schieramenti politici
Il prof. Luciano Canfora, docente emerito dell'Università di Bari,
parlando di Concetto Marchesi ha detto che le interruzioni delle
lezioni per svolgere manifestazioni esterne erano di stampo fascista,
in quanto il regime imponeva la presenza degli studenti per dare voce e
segno esteriore alle direttive del Dittatore e veniva spesso subite
quale sottrazione di tempo prezioso allo studio e all'ordinario
svolgimento dei compiti
Oggi le interruzioni delle lezioni sono considerate delle pause
necessarie e indispensabili, momenti di diversivo e di "ricreazione",
strategicamente collocate il venerdì o nelle vigilie delle feste, quasi
per allungare i ponti di vacanza.
I COMUNISTI NON FANNO RACCOMANDAZIONI
Così ha risposto Concetto Marchesi al suo capo di partito che gli
segnalava uno studente prima degli esami.
Bella lezione di coerenza e d'impegno, ma quanti hanno saputo
rispettare tale lezione?
La raccomandazione oggi non è soltanto una prassi comune, ma è
"cultura" e quindi si assimila al modo di pensare, di sentire e di
agire. Prima di svolgere qualsiasi attività si cercano i contatti e i
punti di riferimento.
Anche i comunisti di oggi adottano questo sistema che non sembra facile
e possibile sradicare.