Ci sono
100mila e 701 assunzioni di precari garantite (e non più 148mila) e ora
la corsa contro il tempo perché siano approvate entro settembre tocca
al Parlamento. Dopo promesse e settimane di rinvii, il Consiglio dei
ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulla riforma della
scuola, un ddl e non un decreto per ridare centralità alla discussione
in Aula. Ma a rimetterci, se ci fossero ritardi sarebbero gli stessi
precari: “Sull’assunzione dei precari”, ha detto Matteo Renzi, “il
Parlamento riuscirà a fare in tempo, in un modo o nell’altro”. I numeri
sono cambiati per strada: il presidente del Consiglio aveva parlato di
148mila precari da assumere, ora ne resterebbero fuori circa 20mila per
i quali sarà fatto un provvedimento differente.
“Lo Stato mantiene il suo impegno e sana una ferita”, ha spiegato Renzi
confermando che verranno prese in considerazione solo le “graduatorie a
esaurimento”. In ogni caso, con la riforma della scuola, “dopo
l’esaurimento delle graduatorie dei precari si fanno i concorsi e
basta: se vinci bene, se no ciao. E’ una rivoluzione strepitosa. Basta
con l’utilizzo strumentale delle qualità a fare gli insegnanti in
Italia”.
La riforma si articola in dieci punti illustrati dal presidente del
Consiglio con altrettante slide. Innanzitutto il preside sceglierà gli
insegnanti dentro un albo, si introduce il concetto dell’organico
funzionale per superare il meccanismo delle classi pollaio e ogni
professore avrà a disposizione una carta per le spese culturali dal
valore di 500 euro. Si introduce poi il 5 per mille alla scuola. “Non
ci saranno più i supplenti: la figura del supplente sparirà per quasi
tutte le classi di concorso già dal primo settembre 2015, ma non per
tutte perché le graduatorie a esaurimento non coprono tutte le classi
di concorso”. Ci saranno poi 200 milioni di euro dal 2016 per la
valutazione del merito dei docenti: “Decideranno le singole autonomie
scolastiche”.
“La buona scuola”, ha spiegato Renzi, “mette al centro lo studente e i
suoi sogni di essere anzitutto un cittadino. Parliamo di cittadini da
offrire alla comunità. La scuola educa e forma cittadini, mettendoli in
grado di portare il proprio senso di giustizia e di bellezza
all’interno del proprio paese”.”Siamo riusciti”, ha detto, “dopo una
lunga discussione a trovare un buon clima, ora la palla al Parlamento.
Si tratta di un testo realizzabile abbastanza rapidamente se il
Parlamento lavorerà con il senso dell’urgenza”. Il primo a commentare
su Twitter è stato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini:
“Un impegno mantenuto e uno sfregio sanato: tornano la storia dell’arte
e la musica”.
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