"Meditate
che questo è stato: Vi
comando queste parole." (Primo Levi)
La Giornata della Memoria bisognerebbe raccontarla con gli occhi dei
protagonisti, dei sopravvissuti dei Lager di Auschwitz, Birkenau,
Buchenwald, Mauthausen, Dachau, con la voce tremula degli häftlinge,
degli uomini che hanno lottato "per
un pezzo di pane", e che sono morti
"per un si o per un no", e
delle donne "senza capelli e senza
nome",
"senza più forza per ricordare / come
rane d'inverno", per dire ciò che
non si può dire, per spiegare ciò che non si può spiegare, per
descrivere l'indicibile vita nei luoghi del dolore e del martirio, che
danno terrore alle nostre menti e che rendono l'esatta dimensione del
male. Solo chi ha visto la "bocca
dell'inferno", l'abisso della
ragione, il Gòlgota dell'uomo, può desiderare intensamente la vita, può
amarla intimamente. Solo chi cammina con la morte ai confini
dell'umanità, nei meandri concavi del "male
assoluto", nei
trinceramenti del supplizio, può considerare e apprezzare la luminosa
bellezza della vita.
Quanti uomini, donne, bambini, anziani, smarriti
dalla vita, inghiottiti nel nulla, persi per sempre. Per niente. Chissà
com'erano lunghe le notti gelide di Auschwitz! Com'erano mute le
mattine, com'era triste e duro l'inverno, com'era nero il cielo! Che
strano,... ma quando pensiamo ad Auschwitz, chissà perché, pensiamo
sempre alla neve, al freddo, al buio delle notti. Come se il sole non
avesse brillato mai su quel male, come se l'estate non avesse scaldato
mai quei luoghi, come se il caldo non avesse inondato mai quel tempo. O
forse veramente il sole non ha mai fatto capolino in quell'inferno.
Uomini come bestie, condannati "anche"
dalla natura al patimento e al
sacrificio estremo. Una sofferenza infinita e incondizionata.
Un
supplizio sordo e incontrollato. Una tragedia senza fine. E chissà se i
bambini, in quelle fredde notti senza luna, sognavano veramente il
carro armato come "premio finale"!
E chissà quant'erano struggenti i
ricordi degli adulti, il tepore delle loro case, i profumi
dell'infanzia, i sorrisi delle donne, i giochi dei bimbi! Adesso ch'era
tutto scomparso... nel nulla. Chissà i pianti delle madri, la pena dei
padri, il freddo dei corpi abbracciati, in quella nera stanza della
morte. A noi rimane, adesso, il dovere di ricordare e di chiedere,
semplicemente, "come può un uomo uccidere un suo fratello", e quando
"sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare". E di dire,
con tutta la gioia del mondo, che nonostante tutto... "la vita è
bella"...
Angelo
Battiato
angelo.battiato@istruzione.it