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Voce alla Scuola: A cosa serve la scuola: la funzione conoscitiva e quella professionale

Redazione
Per affrontare i problemi della scuola è opportuno chiedersi quali siano i compiti che essa deve e può svolgere nella società. Sull'argomento diverse e talvolta contrastanti sono le opinioni. Ad ognuna di esse è sottesa una concezione della persona e dei suoi diritti e una concezione della società, ragione per cui con fatica si riescono a individuare i punti che hanno in comune. E' ragionevole, allora, limitarsi a discutere solo sulle funzioni del sistema scolastico generalmente condivise, a prescindere dal fatto se e come vengano esercitate.
Il sistema scolastico svolge / dovrebbe svolgere le seguenti funzioni istituzionali:
a) conoscitiva; b) socializzante; c) politica; d) professionale.
La prima e la quarta rinviano all'insegnamento di cultura generale, di conoscenze tecniche e di saperi specifici per l'inserimento nella società e nel mondo del lavoro; la seconda e la terza allo sviluppo di capacità relazionali e alla diffusione dei valori propri di una collettività, sanciti nelle norme che ne regolano la convivenza.
L'insieme dei compiti affidati dalla società al sistema scolastico configura il tipo di Formazione umana e professionale che si desidera realizzare per le nuove generazioni.
Formare i giovani significa innanzitutto farli partecipare alle grandi tradizioni del sapere, istruendoli attraverso le discipline scolastiche.

Questo fatto viene a volte ridimensionato, enfatizzando la prevalenza del soggetto che apprende sul contenuto da apprendere; ma in questo modo si svalutano il significato e la consistenza delle tradizioni, dei valori e della cultura di una società, ridotti come sono a mezzo rispetto al fine assoluto, che è il possesso di un metodo di apprendimento,della cosiddetta competenza di apprendere ad apprendere. (Bisognerebbe chiedersi, però, se è possibile acquisire un metodo intellettuale a prescindere dai contenuti di uno specifico sapere).
Le grandi tradizioni del sapere e della cultura, di cui devono essere partecipi i giovani, non sono giuochi ed è molto impegnativo il percorso che li conduce ad essere all'altezza del patrimonio di scienze, di tecniche e di saperi del passato. In questo processo di trasmissione si realizzano nella formazione la funzione conoscitiva e quella professionale e senza di esse non avrebbe ragione l'esistenza di un sistema scolastico.

J. Bruner ricorda a tutti che ogni uomo nasce in una cultura, le cui funzioni principali sono la conservazione e la trasmissione degli apprendimenti passati. Nella situazione odierna la posizione di una persona nella società e nella cultura di appartenenza non può dipendere da un processo casuale di apprendimento; ma da una specifica e programmata attività di formazione che può realizzarsi solo nello spazio artificiale ed astratto della scuola.
La crescita intellettuale e umana di ogni persona si sviluppa quindi nell'interazione con la cultura in cui vive, attraverso la mediazione linguistica e attraverso la mediazione dell'istituzione scolastica, che è tenuta a coltivare la parola e i saperi.
A scuola in questo modo si compie il passaggio dal senso comune all'interpretazione scientifica e razionale di sè e del mondo che ci circonda.

Questo risultato non può essere ottenuto attraverso la cultura contestuale dei media in cui è prevalente la componente emozionale.
L'istruzione scolastica si caratterizza, infatti, per la presa di distanza dalla realtà immediata e per la codificazione simbolica, processi con cui è possibile dominare la realtà.

1) I saperi scolastici
In pagine di aspra ed efficace polemica contro certe tendenze pedagogiche e di politica scolastica, G. Ferroni nella "Scuola sospesa" afferma che non è sensato rendere il sistema scolastico subalterno ai modelli della comunicazione di massa e al consumo tecnologico, perché i quadri concettuali delle discipline e i metodi che sono loro propri non cambiano per l'uso delle tecnologie. Afferma, anche, che bisogna evitare ogni forma di illusione, di accecamento tecnologico.
Questo non significa che non si debbano considerare e comprendere le implicazioni della tecnologia dell'informazione nella trasmissione del sapere, che non si debba dare spazio alla comunicazione visiva accanto a quella verbale, che a scuola non si debbano coltivare altre forme di intelligenza, oltre a quella linguistica e logico - deduttiva. A tale proposito non mancano pronunciamenti autorevoli che tendono a difendere vigorosamente il primato della comunicazione verbale e del testo scritto nella conservazione e nella trasmissione delle conoscenze.

Il compianto Giovanni Reale recensendo il libro di Clifford Stall "Confessioni di un eretico hig - tech" (Garzanti 2001) affermava che la cultura del computer non può e non deve sostituirsi alla cultura della scrittura e che il libro rimane ancora il migliore deposito di conoscenze .
Secondo lo studioso milanese "La straordinaria moltiplicazione delle informazioni messa in atto dai nuovi strumenti condiziona in negativo non solo la capacità sintetica della mente dei giovani, ma anche quella analitica. (...) Inoltre i nuovi mezzi di comunicazione paralizzano il pensiero critico che solo la cultura della scrittura alimenta".
Sono affermazioni forti; forse discutibili; ma non privi di qualche seme di verità. Il linguaggio verbale è l'orizzonte costitutivo di qualsiasi comunicazione, compresa quella iconica.
Il vedere e il sentire sono attività intellettuali che danno meno risultati del leggere e dello scrivere, perché offrono meno occasioni di riflessione e di sviluppo dell'autonomia intellettuale e del pensiero critico, e non consentono un'assimilazione del sapere duratura e profonda.
Nell'organizzazione e nella trasmissione delle conoscenze, delle tecniche e del patrimonio culturale del passato i saperi scolastici per le loro caratteristiche (analiticità, sequenzialità, astrazione, logicità, primato della scrittura) superano di gran lunga altre forme di diffusione e di comunicazione delle conoscenze.
Per essere efficace la trasmissione del patrimonio culturale, deve essere condotta con metodi orientati non soltanto alla semplice acquisizione dei contenuti, ma anche alla creazione di capacità di elaborazione creativa e critica.
L'insegnamento deve valorizzare le capacità di analisi e formare i metodi di lavoro, in modo da favorire il consolidarsi di un'attitudine all'acquisizione di nuove conoscenze. Gli alunni devono imparare a porre proposizioni limpide, a compiere processi di astrazione, a fare ordinate classificazioni, a svolgere argomentazioni rigorose, a immaginare modelli, ad enunciare generalizzazioni, a procedere ad applicazioni ai casi particolari

L'asse culturale dei curricoli
Nel sistema scolastico italiano è in atto una trasformazione dell'asse culturale tradizionale dei curricoli scolastici. Nella semplificazione che ne è derivata con gli ultimi interventi ministeriali si è voluto dare,con non poche contraddizioni, maggiore spazio alle scienze e alle tecnologie per recuperare il ritardo nei confronti della cultura tecnico-scientifica e per diradare la diffidenza nei confronti del mondo del lavoro e delle sue esigenze,che ha contraddistinto non solo la cultura scolastica,ma anche ampi settori dell'opinione pubblica.(L'esplosione delle iscrizioni ai licei e la crisi degli istituti tecnici ne sono una prova tangibile).

Una diffidenza che attinge a diverse fonti di ispirazione ideologica e che trova fondamento nella tradizione umanistica della scuola italiana e nel convincimento del suo imprescindibile valore. Bisogna, però, dire con chiarezza che nel terzo millennio non si spiega facilmente il ruolo vicario del sapere scientifico e tecnico nei curricoli scolastici,anche se in nessun modo si può irridere al patrimonio culturale e artistico, che costituisce parte fondamentale dell'identità della nazione. E' una questione di equilibrio, che bisogna saper garantire nel continuo mutamento delle esigenze della società.
Il mondo del lavoro, così come si è venuto a strutturare, avanza una richiesta di maggiori competenze scientifiche e tecnologiche oltre che di una particolare sensibilità verso le proprie esigenze nella popolazione scolastica; fatti che andrebbero presi in seria considerazione, perchè scienza, tecnologia e organizzazione sono elementi fondamentali della cultura moderna, fattori di trasformazione della società e forme forti di razionalità.

Il sistema formativo non puo' sottrarsi ad un serio e continuo confronto con questi problemi, se vuole colmare i vuoti culturali del sistema di istruzione e i ritardi rispetto ai cambiamenti della società.
Emerge imperioso il bisogno di dare rilievo e dignità all''istruzione tecnica e a quella professionale;di parificarle con quella liceale. C'è la necessità di irrobustire nei curricoli la presenza delle scienze, della matematica e delle tecnologie, di assegnare loro uno spazio e un prestigio non inferiori a quelli attribuiti alle discipline linguistiche ed umanistiche.
Nel terzo millennio non avrebbe senso ridurne il peso o giudicare questa necessaria scelta culturale una limitazione della funzione educativa della scuola.
La funzione educativa si esplica attraverso tutte le discipline; ai fini della formazione ogni sapere indica regole di comportamento e apre orizzonti di conoscenza, che non possono essere ritenuti estranei all'educazione, alla costruzione di codici valoriali aperti e fondati.

L'educazione ai valori, d'altra parte, non può essere confinata solo in alcune discipline o addirittura diventare una disciplina scolastica.
Le scienze sono un fattore decisivo dello sviluppo delle competenze e del patrimonio culturale e professionale della persona. Sono un bene sociale, che tutti devono possedere.

prof. Raimondo Giunta








Postato il Martedì, 06 gennaio 2015 ore 07:00:00 CET di Nuccio Palumbo
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