È tempo di
bilanci. Per la scuola italiana non è semplice farli: le questioni
aperte sono tante e si fatica a capire quale possa essere il bandolo di
una matassa che sembra ingarbugliarsi sempre di più, sotto le mani di
chiunque cerchi di districarla. Come quando eravamo piccoli e
prendevamo fuori dal cassetto i fili per provare a cucire i vestiti di
una bambola: raramente riuscivamo a cavarcela senza l'aiuto di un
grande. Il 5 maggio Papa Francesco ci ha aiutato a trovare il bandolo e
mi sembra importante non dimenticarlo: una "buona scuola", ci ha detto,
introduce alla realtà, aiuta gli studenti a crescere scoprendo il vero,
il bello e il bene, ha docenti appassionati, curiosi e preparati, non
rinuncia a intrecciare il linguaggio delle mani, della mente e del
cuore e aiuta i genitori a svolgere il loro compito educativo.
Le proposte contenute nel documento su "La Buona scuola" aiuteranno ad
andare in questa direzione? Dipenderà dal modo in cui verranno attuate.
Se non si seguiranno i principi di autonomia e sussidiarietà, se non si
avrà il coraggio di rispettare davvero la libertà di scelta educativa
delle famiglie, e se non si avvierà una nuova politica del personale,
il rischio è che la "matassa" si ingarbugli ulteriormente. Solo tre
esempi : il quinto capitolo della "Buona scuola" parla, a ragion
veduta, dell'importanza del raccordo scuola-lavoro, e cita il ruolo
fondamentale svolto dalla formazione professionale. Rispettare il
principio di sussidiarietà significa potenziare e mettere a sistema
questa strada che costituisce un esempio concreto di come si possa
«intrecciare il linguaggio delle mani e della mente», contrastando in
modo efficace la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile.
Il primo capitolo propone di assumere 140mila docenti per mettere la
parola fine a una modalità di assunzione umiliante, fatta di attese
interminabili, all'interno di graduatorie senza fine. Ma come verranno
assegnati questi docenti? In che modo potranno diventare per le scuole
autonome un'occasione per potenziare l'offerta formativa e lavorare
meglio? Come inaugurare da subito una nuova modalità di formazione,
reclutamento valutazione e valorizzazione del personale per non
ricadere nelle vecchie logiche del passato? Non sono questioni da poco
in un Paese in cui si considera un fatto "normale" che tutti gli
insegnanti entrino in ruolo dopo l'anno di prova previsto dal
contratto, anche a fronte di gravi incapacità manifestate sul campo.
L'ultimo capitolo della "Buona scuola" parla dei modi con cui
incoraggiare anche fiscalmente chi investe in istruzione. Benissimo!
Perché non cominciare dal milione di famiglie che sceglie di iscrivere
i propri figli nelle scuole paritarie, in base a un diritto sancito
dalla Costituzione ? È possibile che in Italia possano essere detratte
le spese per il veterinario e non quelle per l'educazione dei figli?
Non è solo una questione di giustizia, ma di libertà, di cultura e di
democrazia.
Elena Ugolini - Avvenire.it