Il
Monumento ai
caduti di Augusta - sia detto senza offendere la memoria dei soldati
deceduti - arretra come il gambero: collocato all'ingresso del giardino
comunale quando fu inaugurato (1924), con il passare del tempo è
indietreggiato lasciando posto a un ampio spazio centrale destinato a
spettacoli. Situato ora al margine della villa, questo monumento
incarna il destino del suo ideatore - lo scultore siciliano Turillo
Sindoni -, retrocesso pian piano nell'anonimato, benché negli anni
Venti fosse noto per aver creato decine di Monumenti ai caduti in ogni
parte d'Italia, dal Piave al Salento, dalla Maremma alla Sicilia, dove
firma quelli di Augusta, Ragusa, Vittoria, Collesano. Turillo Sindoni
fu una star della scultura. Nacque a Barcellona Pozzo di Gotto il 24
dicembre 1870. (fonte: Giancarlo Molinari). Morì a Roma nel 1940.
La sua carriera fu illustrata dal popolare settimanale "La Domenica del
Corriere", che dal 1919 pubblicò le foto dei monumenti che egli andava
realizzando. Tra le sue sculture, sparse ai quattro angoli del globo,
vanno citate quelle di New York (1925) e, nello stesso anno, a Calcutta
("L'Apoteosi indiana" in memoria degli indiani caduti in Francia),
Nicaragua ("Mi vendicherò", 1926), Svizzera (busto di Ruggero
Leoncavallo, 1927), Montevideo ("Il Pensatore") e il ritratto di
Guglielmo Marconi a New York. Appartenente al bel mondo, Sindoni fu
molto vicino agli apparati di potere. Lavorò per i Savoia e, su
incarico della regina Margherita, eseguì una Santa Agnese per il
palazzo del Quirinale. Nel suo studio della capitale, in Via del
Babuino, realizzò statue destinate a ben sei dicasteri; il bronzo
esposto nell'allora Ministero della Guerra piacque molto e una copia fu
donata, nel 1937, da Mussolini a Hitler, che si congratulò con lo
scultore. Sindoni, al riguardo, teneva a precisare: «Io sono artista, e
non fascista, né comunista, né socialista. Sono rispettato da tutti per
il mio carattere strafottente ed indipendente».
Eliana Pergolizzi e Antonello Negri hanno delucidato lo stile
celebrativo di tanta parte della produzione di Sindoni, il quale, in
genere, prediligeva raffigurare immagini simboliche come Vittorie alate
o nudi virili dalla muscolatura atletica, in linea con l'ufficialità
retorica dell'arte di regime. Nelle sculture commemorative, usava anche
effigiare un semplice soldato che, innalzato a figura simbolica,
diveniva esempio di valore civile e morale. Proprio la statua di un
militare a figura intera, che si erge su di un piedistallo, costituisce
il soggetto principale del Monumento ai caduti di Augusta, realizzato
quando Turillo Sindoni era all'apice della sua notorietà, ma in cerca
di nuove occasioni per farsi conoscere dal pubblico. Lo scultore
siciliano progettò l'opera su incarico del sindaco, Luigi Tumscitz,
forse su segnalazione del senatore e scienziato augustano Orso Maria
Corbino.
Il consigliere comunale Salomone si oppose, perplesso sull'assegnazione
nominale e senza ricorso a bando. La documentazione dell'archivio
municipale - consultata nell'ambito del progetto "Nie wieder Krieg"
(Mai più guerra), promosso da Palazzo Beltrani (istituzione culturale
del Comune di Trani) - mostra tutto l'iter seguito ad Augusta per la
realizzazione del monumento in ricordo dei concittadini morti nella
guerra 1915-1918: dalla sottoscrizione, lanciata nel maggio 1922 dal
"Comitato Pro Monumento ai Caduti di Augusta", per raccogliere la cifra
necessaria, alle missive, "vibranti di sentimento patriottico", scritte
o ricevute dagli emigrati augustani all'estero (Francia, Argentina,
Stati Uniti), che chiedevano ragguagli al sindaco sullo stato di
avanzamento dei lavori, sino all'inaugurazione del monumento, nel
maggio 1924. La documentazione archivistica, oltre a testimoniare il
culto dei caduti tra memoria collettiva e lutto privato (indicativo, al
riguardo, l'arrivo ad Augusta, nel 1923, della salma del sottotenente
Pignataro), rivelano aspetti della vita politica, locale e nazionale,
con la massiccia emigrazione di augustani all'estero; pertanto,
compaiono gli elenchi nominativi di centinaia di cittadini che avevamo
tentato la fortuna andando fuori Italia: un nome per tutti, quello di
Giuseppe Arena, residente al n° 8771 al 21 Avenue di Brooklyn,
rappresentativo della colonia di augustani a New York, che contribuì
alle spese per la costruzione del monumento realizzato da Turillo
Sindoni.
Francesca
M. Lo Faro - La Sicilia