Dopo tante notti
insonni in attesa della rivoluzione della scuola del 29 agosto, ecco
che finalmente arriva la proposta di rivoluzione il 3 settembre, non
con un provvedimento del governo, ma con un documento digitale di 136
pagine, "La Buona Scuola", Il "libretto rosso", ricco di rivoluzionari
errori ortografici, che potrà essere discusso da lunedì 15 settembre
(sic!) a sabato 15 novembre, per consentire i provvedimenti attuativi
da parte del governo, introdotto da un videomessaggio del Presidente,
illustra il 'piano-patto educativo', in 12 punti.
Mi limiterò a mettere in evidenza alcuni aspetti di questa conclamata
"rivoluzione".
I PRECARI
Ho lavorato in Italia, dal 1969 e ho sempre sentito il governo cercare
e trovare soluzione al problema precariato, dal 1974 (famoso e
famigerato art.17) in poi. In effetti, però, essendo figlia di un
docente passato alla presidenza, ne avevo sentito parlare sin da
bambina!
Il Presidente pare abbia trovato la panacea di tutti mali: assumere
l'anno prossimo (quanta acqua passerà sotto i ponti della sua
Firenze...) circa 150mila precari collocati nelle graduatorie non per
motivi misteriosi, come sembra pensare il Presidente, ma per i titoli
conseguiti, dai concorsi alle SISSIS.
I 3 miliardi necessari per stabilizzare i precari arriveranno, secondo
il ministro fantasma Giannini, dalla spending review, l'araba fenice
che da anni va in giro senza mai trovare la soluzione. Ma abbiamo tempo
per pensarci! Dal 2016 le immissioni avverranno solo per concorso
(anche questo un piatto storico della cucina scolastica più che una
rivoluzione).
E qui nasce una quasi secolare querelle su chi valuta cosa nella fase
concorsuale, ma, in questa sede, meglio evitare l'annosa questione, che
riguarda tutte le operazioni concorsuali i cui vincitori, alla fine,
vengono decisi dalla magistratura, che certo non giudica gli aspetti
fondamentali del ruolo docente, come dei dirigenti delle scuole, dei
ministeri, degli uffici e così via, ma solo gli aspetti formali della
procedura.
Il vizio italiano, forse, sono proprio i concorsi. Sono stata assunta
per un biennio all'Università di Cambridge in Gran Bretagna con un
breve colloquio con due docenti inglesi, che, l'ho capito solo dopo,
volevano appurare non le mie conoscenze della lingua italiana, ma la
mia attitudine a stimolare la conversazione, dal momento che dovevo far
conversare inglesi in italiano. Trenta minuti sono stati sufficienti, a
costo zero; qualche mese dopo mi hanno assunto per tradurre alcuni
testi dal tedesco in inglese sempre con le medesime procedure.
Quando, poi, il Ministro Giannini fa riferimento alla Legge di
stabilità per la messa a regime della prima tornata di assunzioni, gli
Italiani tremano: altre tasse in arrivo?
VALUTAZIONE DEI DOCENTI
Gli scatti di stipendio sono ponderati sul merito e non sull'anzianità;
si cancellano subito gli scatti biennali e ogni tre anni (solo dal
2016) due docenti su tre (sic!) avranno sessanta euro netti al mese in
più grazie alla qualità del lavoro in classe, alla formazione e al
contributo al miglioramento della scuola. Dal 2015 ogni scuola
pubblicherà il proprio Rapporto di Autovalutazione e un progetto di
miglioramento.
Sessanta euro al mese non sono certo un gran guadagno, a fronte della
corsa all'aggiornamento che verrà organizzato da tanti. Forse la moglie
del Presidente non ha affrontato i notevoli costi dei corsi sul
mercato; occorreranno almeno tre anni di sessanta euro mensili per
recuperare quanto pagato!
Ma il valutatore, il docente individuato, non si sa bene con quali
competenze e quale criterio, per valutare il lavoro in classe e il
contributo alla scuola del proprio collega, oltre a guadagnare anche
lui, penso, sessanta euro, come, cosa e perché valuterà? Pensando alla
polverizzazione delle discipline che caratterizza la scuola italiana,
quando potrà entrare nelle proprie classi? Quale autonomia di
valutazione avrà in un ambiente piccolo, caratterizzato da polemiche e
beghe personali?
Ci sarà certo, vista la totale mancanza di fondi, una disponibilità
definita sul numero di docenti che potrà percepire in ciascuna scuola i
sessanta euro (meno degli ottanta dati gratuitamente a chi guadagna
solo cento euro meno del ricco docente!).
A chi e a cosa serve la pubblicazione del rapporto di autovalutazione e
del progetto di miglioramento, anche questi senza un controllo esterno?
Continua l'autoreferenzialità che ha portato a disastro la scuola che
si offre sul mercato come bene di consumo!
Con uno stipendio povero, come quello dei docenti, lo dico con
amarezza, chi tenterà di accedere alla scuola? Mia figlia, che è la più
giovane italiana laureata in ingegneria (vecchio ordinamento) col
massimo dei voti e la lode, dopo aver conseguito il dottorato di
ricerca, ha deciso di scegliere questa professione, cui sin da piccola
aspirava. Quanti saranno i giovani bravi che faranno la medesima scelta
a fronte di 1300 euro mensili e di uno scarso riconoscimento sociale?
LA SCUOLA SI AGGIORNA
Formazione continua obbligatoria che metta al centro i docenti che
fanno innovazione attraverso lo scambio fra pari.
Anche questo, mi spiace dirlo al Presidente, che ogni tanto inciampa
sulla buccia di banana, come quando, sull'onda del saggio di Massimo
Recalcati, uno psicoanalista lacaniano, propone ai giovani italiani
come figura esemplare Telemaco, non eroe che si sostituisce al padre,
ma vittima dei Proci salvato solo dal vecchio Ulisse, già venti anni fa
veniva praticato in molte classi! Niente di nuovo sotto il sole.
SCUOLA DI VETRO: DATI E PROFILI ONLINE
Dal 2015 i dati di ogni scuola (budget, valutazione, progetti
finanziati) devono essere messi online e deve essere attivato un
registro nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare la
propria squadra e l’offerta formativa.
I primi sono già on line da tempo all'insaputa del Presidente; il
registro non capisco a cosa possa servire dal momento che i docenti
possono essere assunti, in base all'organico funzionale, sollecitato da
decenni, e non scelti dal preside!
SBLOCCA SCUOLA
Coinvolgimento di presidi, docenti, amministrativi e studenti per
individuare le 100 procedure burocratiche più gravose per la scuola.
Per abolirle tutte.
Dulcis in fundo, finalmente appaiono il preside e il personale
amministrativo, che, insieme agli studenti (anche i bambini della
scuola primaria?) o forse al loro servizio, devono individuare,
naturalmente a costo zero, cento procedure che spesso imposte da
ministeri, regioni, province, comuni e chi più ne ha più ne metta, sono
impossibili da rimuovere. Rigoroso silenzio invece sui collaboratori
scolastici ormai ridotti al lumicino e indispensabili, invece, per il
corretto ed efficace funzionamento dell'istituzione.
LA SCUOLA DIGITALE
Piani di co-investimento per portare a tutte le scuole la banda larga
veloce e il wifi. Disegnare insieme i nuovi servizi digitali per la
scuola, per
aumentarne la trasparenza e diminuirne i costi.
Anche qui cose vecchie, già vissute negli anni novanta, quando il
Presidente forse aveva appena lasciato la scuola. Ricordo le difficoltà
vissute in quegli anni per fare accettare l'uso delle nuove tecnologie
a docenti e personale ATA; ma già da quindici anni la mia e quasi tutte
le scuole sono "informatizzate", esclusi pochi docenti.
Mi chiedo poi, considerata la diffusione di tablet nella nuova
generazione, se per gli allievi della scuola di oggi, non sia
necessario incrementare i tempi della riflessione, del confronto,
dell'amicizia reale e non virtuale. Quanti di voi si accorgono che i
giovani, seduti uno accanto all'altro, comunicano attraverso messaggi?
CULTURA IN CORPORE SANO
Portare Musica e Sport nella scuola primaria e più Storia dell’Arte
nelle secondarie, per scommettere sui punti di forza dell’Italia (sic).
Ma, se non erro, proprio il ministro Giannini ha dichiarato che sarebbe
opportuno eliminare l'educazione fisica dalle materie di insegnamento!
Quando si parla di interventi è necessario sgombrare il campo da
equivoci e confusioni!
Tralascio gli ultimi punti, anche questi generici, privi di copertura
finanziaria e presenti da decenni nel dibattito sulla scuola.
Se questa è la rivoluzione annunciata, io, che non sono per natura e
per cultura laudator temporis acti, sono spinta a rifugiarmi nella mia
vecchia scuola, che, a differenza forse di quella frequentata dal
Presidente, ha coltivato e potenziato in me il piacere della
conoscenza, il gusto della scoperta, l'attenzione alla comunicazione,
la coerenza delle argomentazioni, l'affezione all'onestà intellettuale,
il desiderio di progettare il futuro e l'amore per il passato.
Bianca Boemi