Apre Giulio Bernini, all’insegna di una comune poesia
perduta, quella remota e sempre presente di una bicicletta sedimentata
nell’anima e scandita dall’innocenza di raggi con cartoncini
sovrapposti per simulare rombi di motori. Alberto Pucciarelli parla di
ciclisti come “poeti inconsapevoli”, della sua squadra ciclistica, la
U.C. Velletri, che, negli anni, è poi divenuta un’associazione
culturale per fare anche, della bici, una poesia. Sale l’energia, una
comune emozione dello stare insieme tra un nutrito pubblico, attento e
soprattutto partecipe alle belle estrapolazioni letterarie di Alberto e
il suo gruppo.
Segue la prima performance, quella di Giovanni Lauricella ed Ennio
(alias Gianni) Piacentini, “poesia concreta e ciclica”, con tanto di
pompa da bicicletta a rendere palpabile una ciclo-poetica atmosfera
capace anche di varietà e intrattenimento. Si alternano poi alcuni
poeti, Monica Martinelli con una poesia di Vittorio Sereni e Cinzia
Marulli che torna alla ruota e alla sua ciclicità, mentre Anita
Napolitano ci trasporta sulla sua bici-carrozza e, Marzia Spinelli,
ritrova la sua bici in garage, rendendola densa di evocativa poesia che
va oltre la memoria, alla ricerca di una riparazione con l’infanzia,
intervallandosi a un’ulteriore perfomance a programma.
Sono Paolo Assenza e Germano Serafini con "Ciclo Siderale" a dare il
colpo di scena, catapultando il pubblico sulla strada, in uno
spettacolare e funambolico veicolare di poesia visiva, duettando tra un
manubrio e un cerchione. Torna il pubblico in sala e, Loreto Aratari,
racconta alcuni aneddoti della sua adolescenza che lo legano all’amico
e campione Vito Taccone … E’ ancora altra poesia, genuinità di tempi
che sembrerebbero per sempre perduti eppure mai desistono di rendere
ragione all’anima che li dimora e, di nuovo, il tutto anima narrando.
Giunge quindi Palo Carlucci, attraverso un testo di riflessione sul
Giro: nuvola di storia. Plinio Perilli, subito dopo, rende un vero e
proprio resoconto di un secolo che, attraverso la letteratura, ci
accompagna mano sul manubrio.
Conclude Domenico Sacco, lo fa con un acrostico tutto dedicato
all’amore per la bici, nella migliore tradizione di un cantastorie
itinerante. Un pomeriggio indimenticabile, una tappa che fa storia a sé
e che ricorderemo ancora, noi tutti presenti, pensando che, quest’oggi,
il Giro ciclo-poetico è passato per Monte Compatri e, l‘indomani, si
concluderà a San Felice Circeo.
Ufficio Stampa CicloInVerso