La scuola è
un'istituzione ancora facilmente identificabile per i
luoghi in cui le sue attività si svolgono, per le finalità che
deve o che dovrebbe realizzare, per l'organizzazione complessiva
che la distingue da ogni altra istituzione pubblica.I cambiamenti che
si sono susseguiti nel tempo non sono riusciti a cancellarne i
tratti caratteristici:la sua forma. Fino ad oggi l'insegnamento è
distribuito per anni, secondo un criterio di difficoltà e di
complessità crescenti, per classi omogenee di età, che si
succedono le une alle altre.
La scuola tradizionale di cui abbiamo ereditato la forma era
sinonimo di metodo rigoroso ,di ordine accuratamente elaborato. Nasce
con i Gesuiti (Ratio Studiorum) e con Comenio (Didactica Magna).
Quasi inevitabile che nel secolo del Metodo se ne elaborasse qualcuno
per la scuola per aiutarla a realizzare i suoi compiti con razionalità.
"Nascono le classi e compare il libro di testo; il manuale
scolastico incarna la scuola della tradizione. E' una scuola
organizzata al riparo dell'imprevisto e della casualità. L'insegnante
deve sapere fino a quale punto vuole condurre gli allievi in un
anno, in un mese, in un giorno, in un'ora e deve ripartire i compiti
esattamente in funzione di queste divisioni del tempo" (G.Snyders).
Fondata sul nesso separatezza e mondo classico, che incomincerà a
sciogliersi in parte coll'avvento della borghesia e con la Rivoluzione
Francese, la scuola della tradizione era riservata alla formazione
della classe dirigente. Il collegio fisicamente assicurava il regolare
svolgimento di queste funzioni.
Era questo il modo con cui si credeva di formare l'uomo adatto a
dirigere quella società: si imparava a ubbidire, per sapere
domani comandare; separatezza, ma non estraneità alla società. La forma
della scuola si è dilatata per comprendere nuovi contenuti e nuova
popolazione, ma a pensarci bene non è sostanzialmente cambiata.
Si moltiplicano gli spazi, le aule; si crea qualche laboratorio, si
diversifica l'enciclopedia dei suoi saperi, ma la sua forma
(progressione dei contenuti/classi progressive per età, orari,
procedure organizzative, attività) rimane fedele a se stessa. I
cambiamenti per moltissimo tempo hanno riguardato i contenuti più
che i metodi di lavoro e questo è potuto avvenire perchè è
esistito sempre a suo modo un rapporto tra scuola e società.
A scuola si afferma un procedimento di formazione delle
conoscenze necessariamente capovolto rispetto a quello
naturale delle esperienze di vita. Renderlo attraente è stata la
preoccupazione dei migliori educatori, che hanno dovuto e voluto
fare ricorso alla pazienza, alla dolcezza; che hanno dovuto
imparare a graduare prove e difficoltà. L'educazione
della scuola è stata per moltissimo tempo prevalentemente retorica o
umanistica e di stampo cosmopolitico. Con l'avvento degli stati
nazionali per necessità e per scelta l'educazione cambia
direzione e diventa un'arma di combattimento, tra le altre disponibili,
nella competizione tra le nazioni europee.
La scuola viene fatta funzionare come una macchina da guerra contro i
dialetti per imporre la lingua nazionale, contro le culture locali a
vantaggio di valori universali comuni, contro i privilegi familiari per
permettere in teoria un accesso paritario alle funzioni pubbliche,
contro le corporazioni per rinforzare il potere della nazione e della
sua aministrazioen (Ph.Meirieu). Con l'obbligo scolastico, che fa la
sua strada molto lentamente fino a metà del secolo passato, si tende a
sottrarre il bambino alla famiglia e al prete. I valori dell'educazione
diventano quelli della nazione e nel migliore dei casi quelli del
cittadino. La scuola sposa definitivamente l'idea della modernità come
trionfo della ragione e rigetto dei particolarismi e nello stesso tempo
accetta di venerare il panteon nuovo di eroi, di santi, di poeti e di
artisti, che viene ritenuto funzionale all'identificazione di ogni
persona col destino della nazione.
Oggi si tenta di fare il percorso inverso e si va verso modelli
pedagogici transnazionali e l'approccio per competenze e le indagini
PISA ne sono i corifei e le truppe d'assalto. Ma una scuola che non
faccia riferimento alla propria cultura nazionale rischia di diventare
solo una scuola di mestiere. "Un'educazione che sia solo apprendimento
di ruoli sociali ci fa paura"(A.Touraine). La scuola è fonte di
coesione solo se è strumento di diffusione di valori comuni e di
cultura comune. (lingua -storia-cultura -tradizioni). Non esiste vera
cittadinanza senza partecipazione alla memoria collettiva, che
costituisce l'identità della società alla quale si appartiene.
Si è avuto con le trasformazioni della società una costante,
inarrestabile scolarizzazione dei saperi, di ogni genere di sapere. La
scuola a poco a poco e fino all'altro ieri è stata per vocazione
o per costrizione l'unico luogo in cui si tramandano cultura,
tradizioni, valori, conoscenze e competenze.
I saperi tecnici e professionali sono stati gli ultimi ad entrare
nell'enciclopedia dei saperi scolastici e per quanto impegno si sia
profuso in questo senso sono rimasti i figli poco desiderati del
sistema scolastico. In Italia anche nel tempo delle tecnologie e della
società della conoscenza l'istruzione tecnica rimane legata a limitate
intenzioni di mobilità sociale.
L'istruzione professionale e tecnica entrando nella forma scuola
incomincia a liberarsi dai legami e dalle funzioni caritatevoli che
hanno segnato le sue origini. Manterrà per molto tempo e forse
per merito di molti operatori scolastici mantiene ancora
l'ispirazione di essere scuola del progresso sociale, del riscatto
sociale, dell'elevamento morale e sociale di parte considerevole della
nostra gioventù.
L'istruzione tecnica e professionale non è nata per essere scuola di
conformità istituzionale, non è stata garante e guardiana dell'ordine
costituito e della riproduzione dell'elite.
Entrando nella forma scuola l'istruzione tecnica e professionale libera
l'allievo dal rapporto carismatico col maestro e si universalizza;
rompe il sancta sanctorum del segreto professionale, del segreto del
mestiere. E' un novizio che pretende un proprio spazio e che esige
necessariamente metodologie attive e realistiche in controtendenza con
le tradizioni della scuola. L'allargamento della platea degi
utenti e le trasformazioni economiche-sociali della società
impongono alla scuola continui cambiamenti. Questi si inscrivono
nell'esigenza di nuovi rapporti educativi e nell'esigenza di nuovi modi
di gestione.
La scuola per lunghissimo tempo è stata un auditorium; oggi si richiede
che diventi un laboratorio: si dovrebbe passare dall'ascolto e dalla
ripetizione all'attività e alla ricerca. L'insegnante da fonte della
conoscenza deve trasformarsi in guida dei processi di
apprendimento.
La scuola dispensa linguaggi (istruzione), metodi (formazione) e
coltiva interessi (educazione). Non è stato facile essere sempre fedele
a questa consegna e lo diventa ancor di più oggi nella società della
conoscenza, che ha visto la modificazione strutturale dei luoghi di
apprendimento:saltano i principi tradizionali dell'unicità del tempo,
del luogo e dello spazio. V. Cesareo parlava, già trent'anni fa,
di policentrismo formativo, fatto che non mette indiscussione
solo primati istituzionali, ma il modo di guardare ai processi di
diffusione e creazione delle conoscenze con cui si deve sempre
confrontare la scuola.
La sfida più seria alla forma scuola proviene dalla necessità di
articolarsi con propri compiti nei dispositivi della strategia
dell'apprendimento lungo tutto la vita; sfida che propone
l'impegno di verificare la propria congruenza ed efficaccia con la
pressante richiesta di valorizzazione degli apprendimenti informali e
non formali, che rischia di portare il sistema scuola dal centro del
sistema complessivo di formazione alla sua periferia.
Connessa a questa sfida è la richiesta crescente di modularizzazione
del curriculum,ritenuta necessaria per sostenere l'impianto del
longlife learning, per garantire la capitalizzazione e la portabilità
delle competenze, comunque acquisite, e l'alternanza lavoro/formazione,
che pare debba distinguere le attuali condizioni del rapporto di lavoro.
La modularizzazione dei curricoli porta al superamento del percorso
formativo per classi e anni di corso, inscindibile nelle sue parti e
valevole solo nella sua interezza... Il superamento del gruppo classe e
dell'anno di corso rompe con l'organizzazione tradizionale della
scuola, comunemente accettata sia dagli insegnanti, sia dagli alunni,
sia dalle famiglie sia per la sua semplicità sia per la sua
razionalità. Nell'immaginario collettivo classe e anno di corso restano
i pilastri della scuola. Il superamento è davvero una sfida
eccezionale. Basti pensare al fatto che i gruppi dovrebbero sostituire
le classi si possono e si devono formare o secondo i criteri di
livello, o secondo criteri di bisogno o secondo criteri di progetto e
che non sempre si possiede nel team docente un linguaggio comune per
distinguere questi dispositivi e lavorare con efficacia.
Non è d'altronde da sottovalutare il problema che si viene a
determinare di una maggiore difficoltà alla costituzione del sentimento
di appartenenza e di identità degli adoloscenti in questo particolare
momento storico; sarebbero senza famigla, sensa scuola e senza classe,
ma parte variabile di gruppi variabili, che girovagano da una
aula all'altra alla ricerca del'insegnante del proprio modulo...
prof. Raimondo Giunta