
Ha senso, infatti, parlare di valori, proporre ai giovani studenti parametri educativi se , poi, questi vengono puntualmente e sistematicamente contraddetti dalla realtà che li circonda? Ha senso educare alla tolleranza, al rispetto della dignità della persona umana, alla giustizia, all'onestà, all'amore del prossimo, ai valori della libertà e della democrazia, alla civiltà del discorso e della interlocuzione civile e rispettosa delle idee degli altri, quando tutto questo non trova riscontro nella vita concreta, reale di tutti i giorni? Quale credibilità i giovani possono accordare a principi morali che vedono fatalmente disattesi dalle pubbliche amministrazioni, dalla politica che ci governa, e persino dalla famiglia? Quante sopraffazioni restano impunite, quanto è profonda la crisi degli organi di giustizia, quanto corrotti i costumi, quanto dilaganti la violenza e i comportamenti illegali e disonesti!
Che fare, allora?
Forse che la scuola può abdicare all'educazione dei valori, di certi valori, fra l'altro, che non sono storicizzabili, in quanto assoluti e assolutamente propri dell'uomo come entità e come essere sociale? Assolutamente no! Bisogna fortemente , e urgentemente, risanare questa sfasatura tra scuola e società, riallacciare il rapporto , perché, malgrado tutto, l'educazione costituisce un'attività sociale da cui nessuno , tantomeno la scuola, può rimanere estraneo.
Nuccio Palumbo
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