La cultura
dell'oralità e quella della scrittura non vanno poste in
sequenza rigorosamente cronologica, perchè non sono concepibili come
realtà che si susseguono l'una all'altra. La scrittura che nella
civiltà occidentale sarà subito fatta propria dalla filosofia, ma anche
dalla scienza e dalla storiografia, apre le porte della ricerca
razionale, della problematicità e della dialettica; attività
intellettuali che nel loro insieme si opporranno consapevolmente
al sapere "sapienziale" dell'oralità.
La cultura dell'oralità è stata capace di trasmettere un ricco
patrimonio di saperi, valori e tradizioni e ha
regolato per la sua congenita stabilità fin quasi alle soglie del
ventesimo secolo la totalità dei comportamenti quotidiani della
quasi totalità delle persone. Una realtà storica che è
durata oltre il tempo in cui la scrittura si è diffusa per
l'accresciuta possibiltà di accesso ai testi, riproducibili in
molti esemplari grazie alla stampa.
Nell'incontro con la potenza rivoluzionaria della tecnica la
scrittura è diventata un possibile bene comune, accessibile a tutti
e insieme alla scolarizzazione di massa ha decretato la morte
della cultura orale nelle società industrializzate e moderne.
Questa per necessità è conservatrice, la stabilità infatti
è la condizione della sua trasmissione;è corale e familiare. La cultura
della scrittura è invece profondamente legata all'individuo, alla
solitudine della sua meditazione. Un testo si può leggere e commentare
in pubblico ad alta voce,ma rende molto di più nella lettura silenziosa
tra le pareti domestiche. La scrittura conserva, ma predispone per le
avventure intellettuali più audaci.
Nella scrittura c'è il prima e il poi; come nel ragionamento c'è il
prima e il poi; la premessa e la conseguenza, come nella storia. La
scrittura é riflessività, è distanziamento, è alternativa
all'immediatezza. Se tutto diventa immediato, visibile e presente a
colpo d'occhio, scompare la logica e scompare la storia.
Scompaiono la solidità e lo spessore delle varie identità: quella
individuale e quella di comunità.
E' recente l'aggressione alla sovranità della scrittura da parte dei
nuovi media che veicolano nello stesso tempo suoni, immagini,
informazioni e consentono interazione e globalità; ne è venuta fuori un
suo ridimensionamento, ma non la sua sostituzione per fortuna. I nuovi
media, in cui prevalgono immagini e suoni, si impongono nella società
di massa come gli eredi naturali della civiltà orale, senza
averne però la stabilità e lo spessore etico-sociale.
La scrittura in virtù di questi cambiamenti rischia di tornare a
ricoprire l'antico ruolo di fondamento e tutela dell'élite
dominante. E dire che si era da poco democratizzata.
prof. Raimondo Giunta