La lotta
per il potere quasi sempre non conosce, regole, scrupoli e
limiti; la lotta per qualsiasi tipo di potere. Chi la intraprende trova
mille giustificazioni per non fermarsi davanti a nessun ostacolo: è una
lotta che non può finire in parità. Il potere crea gerarchie e
subordinazione; c'è chi comanda e c'è chi subisce e obbedisce. Chi
detiene il potere non vuole perderlo, costi quel che
costi. E' connaturato alla logica del potere il desiderio di
dividere, annientare, umiliare, offendere gli avversari. Spesso
è stato il terrore la sua unica necessaria strategia di
sopravvivenza. L'intreccio con la violenza, con la morte è stata la sua
storia, è stata la sua identità e pochi sono riusciti a
scioglierlo sia che detenessero il potere sia che aspirassero ad
averlo soprattutto se riguardava popoli e città.
Il potere vuole essere unico, indivisibile, non delegabile e raramente
ammette la sua rinuncia; l'attaccamento ad esso per chi lo
possiede è l'unico modo in situazioni difficili per
garantirsi la sicurezza.
Quando il potere sulle persone e sui popoli era dinastico e
individuale il suo possesso e la sua gestione toccavano ogni
abisso di malvagità. Niente era proibito e non c'era remora
alcuna a ricorrere alla peggiori forme di crudeltà. Le vicende
più orribili si consumavano nelle successioni dentro gli stessi nuclei
familiari, tra parenti, tra padri e figli. ERA QUESTO IL VOLTO
DEMONIACO DEL POTERE che nelle storie bibliche e vocava la
maledizione dei giusti e dei profeti. Potere necessariamente
irredimibile, da condannare, da subire, ma non da sovvertire...
Ci sono voluti millenni di difficili, dolorose, disperate lotte contro
gli abusi, le sopraffazioni, le crudeltà le ingiustizie, la
violenza di chi comandava per contenere e civilizzare la natura
del potere, per renderla nei limiti del possibile sopportabile.
Nel corso della storia con le leggi (comprese quelle morali) si è
cercato di contenere lo spazio della potenza del male, si è cercato di
delimitare la volontà di dominio e di sopraffazione che scaturisce
naturale dalla detenzione del potere. Si sono imposte limitazioni,
regole e procedure di alternanza e di reversibilità. Si è inventata la
democrazia, al cui sostegno sono necessari sia la divisione del potere
sia un sistema di equilibri e di contrappesi, che se non devono
impedire di prendere decisioni, devono essere in grado di neutralizzare
scelte arbitrarie, pericolose per la comunità e ogni genere di
avventure personali.
Una conquista mai al riparo dai tentativi di stravolgimento, di
limitazione, di mutilazione da parte di uomini e di partiti di potere.
prof. Raimondo Giunta