La scuola ha
fatto spesso questione sul tempo scuola che non
corrisponde al tempo di apprendimento.
Quando negli anni '70 si è lanciata la proposta del "tempo pieno e
prolungato", la motivazione principale era quella di togliere i ragazzi
dalla strada e dare maggiori opportunità formative con la guida di
docenti e di educatori.
La non piena condivisione del progetto, il non adeguato sostegno delle
strutture (spazi, laboratori e refezione scolastica) hanno immiserito
il tempo prolungato, che è stato nel tempo una grande risorsa
occupazionale per l'ampliata strutturazione delle cattedre.
Il tempo prolungato offre, in effetti, positivo occasioni di
ampliamento dell'offerta formativa e uno studio guidato più razionale.
I tempi e gli stili di vita sono cambiati e l'esigenza delle famiglie
ha reclamato il "sabato libero"
come avviene in tanti uffici, consentendo alla scuola di restare aperta
per dei servizi aggiuntivi e formativi. Tale modello organizzativo è
positivo ed efficace nella scuola primaria e nel frattempo è stata
abolita la corsa al giorno libero di sabato, richiesto da tanti e
vissuto dai non fortunati come una condanna.
Offrire ai ragazzi l'opportunità di stare in famiglia e vivere in
armonia il weekend libero da impegni scolastici, è stato per molte
famiglie una positiva opportunità ed ha anche vantaggi sociali e
relazionali specie per le tante famiglie "scoppiate".
Nell'organizzazione della scuola italiana la "settimana corta" di
fatto, avviene, anzi alcune settimane sono anche cortissime, dato che i
sindacati organizzano gli scioperi e le assemblee sindacali il venerdì
o in occasioni di particolari "ponti" festivi.
Il modello organizzativo del sabato libero non appare, però, idoneo per
la scuola secondaria di secondo grado, perché i ragazzi sarebbero
costretti tutti i giorni a fare sei ore e più di lezioni e nel
pomeriggio avrebbero un carico maggiore di materie da studiare per il
giorno dopo.
Le motivazioni che hanno indotto alcune scuole a chiudere tutti i
servizi il sabato e la richiesta dell'Assessore di Milano che per
ridurre le spese di personale e di riscaldamento e di energia elettrica
propone la chiusura di tutte le scuole il sabato, come si trattasse di
un normale ufficio, non sono condivisibili.
La scuola è fatta per gli studenti ed essendo un'istituzione che offre
servizi, dovrebbe garantire innanzitutto i servizi di apertura e gli
spazi di formazione.
Le osservazioni della preside del Liceo classico Berchet, Innocente
Pessina, che ha definito la proposta «una molestia didattica», sono
pertinenti, in quando rivolge una particolare attenzione ai ragazzi del
triennio, che si troverebbero a sostenere giornate di sette ore in
aula, con materie pesanti come latino e greco e impegni di studio
pomeridiano prolungati.
Ben venga la proposta della didattica compattata quasi uno "slow food»
applicato alla didattica, che vede la riorganizzazione di ogni
disciplina in moduli di due ore, riducendo così il carico e il numero
di materie affrontate nella stessa giornata, ma questo modello potrà
benissimo essere adottato nella settimana scolastica in sei giorni.
Un altro aspetto da prendere in considerazione riguarda gli studenti
pendolari che arriverebbero a casa in tardo pomeriggio.
E' pur vero che nell'esercizio dell'autonomia «Ogni consiglio
d'istituto può decidere - anche attraverso il voto delle famiglie - se
optare per la settimana corta», ma la ricerca del vero bene dei figli
dovrebbe prevalere sulle motivazioni di carattere economico o di comodo
per alcune categorie.
La proposta della scuola in cinque giorni potrebbe trovare adeguata
giustificazione qualora si fosse in grado di gestire il tempo e gli
spazi scuola sul modello dei College, come avviene in altri Paesi della
Comunità europea, dove i ragazzi stanno a scuola tutti i giorni fino
alle ore 16, con un tempo di studio (insegnamento e apprendimento)
efficace, con la guida di docenti tutor e al termine della giornata
della giornata scolastica escono da scuola come "ragazzi" e non come
avviene ora, che restano "studenti" anche per il tempo pomeridiano.
Le scuole dovrebbero essere tutte attrezzate di sala mensa, di bar, di
spazi per la ricerca, con laboratori efficienti e palestre attrezzate.
Tutto ciò appare come un sogno, molto lontano ed al momento poco
realizzabile.
Chissà, se con le nuove indicazioni politiche di edilizia scolastica e
di attenzione prioritaria alla scuola non si possa sognare una scuola
ideale.
E' opportuno chiedersi se gli insegnanti (la maggior parte donne e
mamme) saranno disponibili a condividere questo progetto, dedicando
alla scuola anche il tempo pomeridiano.
Mettendo i piedi per terra è forse il caso di fare un passo alla volta.
La settimana corta per le scuole primarie risulta efficace, ma nello
stesso tempo per quei ragazzi che hanno i genitori che lavorano il
sabato, occorre studiare un servizio scolastico alternativo e
altrettanto positivo e non il letto e la televisione il sabato mattina.
A che ritiene che il weekend libero funzioni da decompressione, si
potrebbe obiettare che il non costante e assiduo ritmo di studio è
nocivo e due giorni di pausa implicano un maggiore sforzo da mettere in
atto per la ripresa ad inizio di settimana.
Giuseppe Adorno
g.aderno@alice.it