La verità
è semplice e implacabile: se un ragazzo va a scuola
malvolentieri e vive la scuola come una specie di condanna ai lavori
forzati, c'è qualcosa di sbagliato in lui o nei suoi genitori o nelle
istituzioni scolastiche.
O in tutti e tre. Apprendere per l'essere umano equivale a vivere: è
un'attività gioiosa ed entusiasmante. Significa impadronirsi delle
chiavi della realtà, crescere, ingrandirsi. Dovrebbe essere la risposta
a un bisogno reale e quindi procurare una reale soddisfazione. E invece
è un'attività che gode di cattiva reputazione.
"Non ne ho più voglia!", per quanti ragazzi è un grido di battaglia,
una battaglia persa, una serie di magnifiche possibilità buttate, ore
sprecate: la più bella fetta di vita affogata nella noia.
Non sentire gusto né piacere nell'apprendere è una specie di delitto:
quante belle intelligenze finiscono così tra i rifiuti, quante si
trascinano moribonde. Al piacere di apprendere molti sostituiscono il
piacere di sapere: non è la stessa cosa. Non basta possedere le ali,
bisogna imparare a volare. L'ostacolo più ingombrante sta nella mente
degli adulti. La famiglia non è innocente.
Il piacere di imparare dipende dall'eccellenza della trasmissione di
stimoli intellettuali e creativi a partire dagli anni zero. Scuola e
famiglia si stanno facendo scavalcare da un insieme caotico di impulsi
elettronici, televisivi e ambientali consumati automaticamente e che
creano solo confusione. Un bambino non può aver voglia di leggere i
libri di scuola se i suoi genitori accendono la televisione appena
tornano dal lavoro. La preparazione migliore per un buon anno
scolastico è una vera e profonda motivazione. Ma non si motiva nessuno
con prediche, minacce, insistenze, ricatti affettivi, castighi o
tentativi di corruzione.
Un vero "motivatore" deve tenere presenti almeno dieci "chiavi di
riuscita".
1 - La vita deve essere presentata come un dono di cui si è
responsabili. Non si può vivere a casaccio.
2 - E' importante riscoprire il significato di vocazione, che si
trasforma in sentimento della propria unicità e nella gioiosa scoperta
di attitudini e capacità. Per questo ogni bambino deve sentirsi
"unico", bisogna guardarsi dal fare paragoni o metterlo in competizione
con altri o ferire il suo amor proprio. Non dimentichiamo mai che i
piccoli hanno bisogno di essere guardati, considerati, circondati di
sicurezza affettiva e di parole che li aiutino a inserirsi nell'umanità
a pieno titolo.
3 - La scoperta di essere un mix unico di qualità porta a una
convinzione: ciascuno di noi ha un compito, una missione tutta sua, da
scoprire e coltivare.
4 - Aiutare i ragazzi ad avere una "visione" del futuro, a figurarsi
una meta e rendersi conto che le ore di scuola sono gradini che portano
verso la realizzazione concreta di un sogno.
5 - Deve esistere una coerenza tra l'universo della famiglia e quello
della scuola, perché le discipline scolastiche non sembrino troppo
astratte ed estranee alla realtà. Far capire quanto "servono". È di
somma importanza evitare discorsi negativi sulla scuola e sugli
insegnanti. Ci pensano già fin troppo i mezzi di comunicazione a
divulgare una scuola allo sfascio, fornendo alibi per il disimpegno a
studenti e famiglie.
6 - Sapere chiaramente che le differenze scolastiche generano
sofferenze nei ragazzi. Si sentono rifiutati dal sistema, mortificati
nei confronti dei compagni, avviliti per la delusione dei genitori.
Occorre intervenire con decisione sui punti deboli, accorgersi subito
delle difficoltà di concentrazione e di comprensione, della fatica a
tenere il passo di compagni e insegnanti.
7 - La motivazione è contagiosa. Insegnanti e genitori appassionati
trasmettono passione, entusiasmo e curiosità per scoperte e interessi.
8 - Creare situazioni motivanti: novità e non abitudine; possibilità di
far scelte; suscitare domande e non fornire risposte; qualche
realizzazione concreta anche piccola, ma personale e adeguata all'età.
9 - Donare la forze necessaria per non scoraggiarsi. I tempi scolastici
sono lunghi e ai ragazzi sembrano interminabili. Bisogna parlarne con
onestà: lo scopo della scuola non è il conseguimento di un titolo per
ottenere un posto di lavoro, ma l'opportunità di impadronirsi del
sapere e degli strumenti per divenire adulti. Un po' come una pianta ha
bisogno di acqua, di terra e di sole per crescere e produrre frutti.
Anche la pazienza è una virtù da insegnare: consente di mettere le basi
che resteranno nel tempo.
10 - E' indispensabile trasmettere il gusto dello sforzo, che non è
innato: si impara. Ogni apprendimento necessita di sforzo e
applicazione. Il bambino incomincia inanellando grandi sforzi per
camminare, parlare, mantenersi pulito... e neanche se ne accorge,
perché
la sua fatica è accompagnata da una soddisfazione immediata. A scuola,
la soddisfazione è lontana nel tempo. I peggio piazzati sono i
"principini", i bambini abituati a ottenere sempre tutto e ad avere la
soddisfazione immediata dei loro desideri: per loro è quasi impossibile
sopportare lo sforzo e la fatica della scuola.
Il successo scolastico si costruisce sempre in famiglia.
Bruno Ferrero