Bella
scoperta, una storia dal fascino epico che ha dell’incredibile
Ottaviano Augusto, Virgilio, Enea e ... Michelle Obama, accomunati
dagli ulivi del Salento. Studio di Michele Doria.
A 2000 anni dalla morte, Doria sostiene che il primo imperatore romano,
dopo lo sbarco a Roca nel 44 aC, si sia accampato insieme a Virgilio
nel campo di ulivi che oggi ospita l’albero donato alla First Lady Usa.
Lecce – A distanza di duemila anni dalla morte di Ottaviano Augusto,
deceduto il 19 Agosto dell'anno 14 d.C., spunta oggi un curioso studio
(e una bella coincidenza) secondo cui il primo imperatore romano, dopo
il suo sbarco a Roca nel 44 a.C., si sia accampato in un campo di ulivi
a metà strada tra Roca e Lecce, nelle vicinanze della Masseria dei
Gesuini, proprio in quelle campagne di Strudà che ora ospitano l’ulivo
ultramillenario “La Regina” assegnato due anni fa alla First Lady
americana Michelle Obama. Non solo, visto che insieme e al seguito di
Cesare Ottaviano Augusto vi era anche Virgilio e che nella sua Eneide
racconta dell’approdo di Enea in terra salentina, con ogni probabilità
il grande poeta ha voluto far sbarcare il suo eroico protagonista
esattamente dove qualche anno prima lui stesso aveva toccato l’italica
terra.
Lo studio è di Michele Doria, presidente dell’Oleificio sociale S. Anna
di Vernole e appassionato di storia e di Salento. A riprova di quanto
afferma, Doria cita Appiano Alessandrino e Nicola Damasceno i quali,
l’uno nella “Storia Romana” e l’altro nella “Vita di Augusto giovane”,
scrivono che Ottaviano, alla morte di Cesare, era in Apollonia
(Albania) per la sua formazione culturale e, una volta ricevuta la
tragica notizia, volle tornare in Italia e che, per il timore di essere
riconosciuto, consigliò lo sbarco non a Brindisi né ad Otranto, ma in
un porto intermedio, il porto di Roca, collegato con un’antica strada
alla città di Lecce. A metà di questa strada si fermò in una radura con
il suo seguito, tra cui Virgilio, ed inviò alcuni emissari a Lecce per
verificare se gli abitanti fossero dalla parte della famiglia Iulia o
dei repubblicani. Al loro rientro riferirono ad Ottaviano della lealtà
espressa dai leccesi nei suoi confronti. Augusto, sgravato da ogni
timore, si recò a Lecce, consolidò il manipolo dei suoi seguaci con dei
validi cavalieri messapici ed iniziò il viaggio verso Roma.
Successivamente, da imperatore, riconoscente per l’appoggio ottenuto
dai Leccesi, unificò i territori dei Messapi e dei Sallentini in una
nuova provincia Romana detta Calabra ed elesse Lecce a capoluogo della
stessa.
Michele Doria sostiene che il porto di Roca è quello dove sbarcò
Augusto ed a conferma cita Virgilio, che nell’Eneide, apoteosi della
famiglia Iulia, descrive così, dopo la partenza dalla Caonia, il primo
porto italico dove approdò Enea: “Rivolto ad oriente, arcuato,
fronteggiato da scogli dove spumoso frange il mare, con ai lati due
muraglie che dal largo sembrano torri, sulla cima un tempio che più
t’accosti e più si dilegua”. Doria sostiene, inoltre, che la strada fra
Roca e Lecce è quella dove è sorta la frazione di Strudà ad opera di un
gruppo di soldati albanesi detti Stratotai, chiamati per difendere il
territorio dalle scorrerie dei saraceni e che nei pressi della masseria
dei Gesuini si è a metà percorso tra Roca e Lecce dove tra l’estesa
foresta di lecci, in un campo con giovani piante di olivo, si accampò
con il suo seguito Cesare Ottaviano Augusto.
Ora, nell’anno in cui il Salento per la seconda volta è stato eletto
“Territorio dell’Anno” e il suo capoluogo si sta candidando a Capitale
Europea della Cultura 2019 e, ancora, con l’auspicio che la First Lady
Michelle Obama possa accettare l’invito a venire in Salento a conoscere
il “suo” albero in occasione della prossima visita ufficiale del
presidente Usa Barack Obama (27 marzo 2014), forse sarebbe una buona
azione quella di ripristinare, da parte delle amministrazioni di Lecce
e Vernole, la strada che porta da Strudà a Lecce ed i muretti a secco
che la delimitano.
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