
Addirittura si è giunti, al riguardo, quasi a una radicale, quanto paradossale inversione dei ruoli: il padre s'è fatto figlio, e il figlio ha assunto l'autorità del padre! Come dire: Il figlio ordina, e il padre, per "amore", obbedisce! E i professori? Idem, mutatis mutandis! Quale il loro rapporto, oggi, con gli alunni? Fraterno, confidenziale, protettivo e comprensivo sempre; alla pari: si esce il sabato sera a mangiare la pizza insieme; ci si contatta, poi, come amici via facebook; e, last but not least, in classe, perché no, si dà del tu all'insegnante democraticamente, come tra vecchi amici.
E come i genitori dicono sempre "sì", ai figli, per non scontentarli, anche il docente, per apparire più amabile agli occhi dei "suoi ragazzi", si è abituato a non usare mai il "no" nei loro riguardi, a evitare il tono fermo del rigore e della Legge. Più "alterazione generazionale" di così, non si può! (- Perché, in effetti, di alterazione si tratta, e grave, e gravida di non piacevoli conseguenze. Lo sperimentiamo, giorno dopo giorno -).
Nella civiltà ipermoderna gli equilibri tradizionali si sono rotti. Rifiutate le simbolizzazioni ereditarie, e annullate le differenze generazionali, ciò che è maturata nella nuova generazione dei figli, con la complice immaturità dei padri, e, ahimè, spesso anche con la debolezza degli insegnanti, è stata l'idea che non c'è nessun freno da porre al loro godimento, che tutto è dovuto, che tutto è possibile ottenere subito e senza alcuna mediazione, senza alcuna fatica; che nessun desiderio può essere infrenato dalla Legge, dalla Istituzione.
E così, anche la scuola, forse senza volerlo o saperlo, facendosi carico, per supplenza, dei sensi di colpa e dei costi emotivi che la crisi della famiglia le ha scaricato sulle spalle, ha visto snaturare il proprio originario ruolo e la propria originaria funzione, che non sono certo quelle di dovere esaudire a ogni costo il godimento o il desiderio del giovane, quanto piuttosto di farlo responsabilmente maturare come uomo e come cittadino, di insegnargli, tra le curricolari cose, che esiste pure un limite in ogni cosa; che nella vita esistono pure difficoltà e momenti che ci impongono dei sacrifici se vogliamo raggiungere certi obiettivi; che anche dire "no", non è un atto punitivo ma può essere più educativo e formativo; e che, insomma, il desiderio senza Legge, senza limite può diventare una pericolosa pulsione di morte. Scrive Massimo Recalcati (piscoanalista) :" Credo che in ogni processo di educazione, di "umanizzazione della vita", sia fondamentale introdurre la vita di fronte allo spigolo duro dell'impossibile, ovvero di fronte al senso del limite. Ma incontrare l'impossibile non significa mortificare la vita.
E' solo l'iscrizione di un limite che rende possibile il gioco del desiderio.
Bene: è questo l'insegnamento - secondo noi - che deve trasmettere a un giovinetto un buon insegnante che voglia essere, anche, un bravo maestro di vita Sempre.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com