L’identità è la radice
della nostra esistenza, ‘a ràdica della nostra vita.
Dove abita il cuore, coperto d’emozione e d’innocenza. D’attese e di
ricerche. Di parole e di tempo. L’identità è un passaggio d’uomini e di
virtù, un tempo di ricordi e di conquiste, un luogo infinito di
conoscenza verginale e passionale, pascolato, giorno dopo giorno, da
poeti e no. L’identità è il saluto d’una madre dal balcone di casa, nel
bagliore del giorno che nasce, per il figlio che vola lontano, per un
semplice tozzo di pane; è la nenia dei Natali nei crocicchi dei vicoli
assonnati di freddi lumini; è il triste inventario di volti amici
fermati per sempre che con te hanno vissuto mille momenti di vita.
L’identità è tormento e responsabilità, disperazione e convincimento,
passione e commiserazione. L’identità è una prateria sterminata e
incomprensibile nell’era multietnica dei microchip, una misura sbiadita
e madida di noia nel calcolo dei file da commutare… E adesso comprendo
ancor di più “l’identità”, proprio adesso che non c’è più una madre che
mi ricorda il lento scivolare del tempo del ritorno a
casa…
Angelo Battiato (La mia identità)
Da quando ho lasciato il Libano nel 1976 per trasferirmi in Francia, mi
è stato chiesto innumerevole volte, con le migliori intenzioni del
mondo, se mi sentissi, “più francese”, o “più libanese”. Rispondo
invariabilmente: “L’uno e l’altro”. Non per scrupolo di equilibrio o di
equità, ma perché, rispondendo in maniera differente, mentirei. Ciò che
mi rende come sono e non diverso è la mia esistenza fra due paesi, fra
due o tre lingue, fra parecchie tradizioni culturali. È proprio questo
che definisce la mia identità. Sarei più autentico se mi privassi di
una parte di me stesso? A coloro che mi pongono la domanda, spiego
dunque, con pazienza, che sono nato in Libano, che vi ho vissuto fino
al’età di ventisette anni, che l’arabo è la mia lingua materna, che ho
scoperto prima nella traduzione araba Dumas e i Viaggi di Gulliver, e
che nel mio paese di montagna, quello dei miei antenati, ho conosciuto
le mie prime gioie di bimbo e sentito certe storie cui mi sarei
ispirato in seguito per i miei romanzi. Come potrei scordarlo? Come
potrei mai staccarmene? Ma, d’altra parte, vivo in Francia da ventidue
anni, bevo la sua acqua e il suo vino, le mie mani accarezzano ogni
giorno le sue vecchie pietre, scrivo i miei libri nella sua lingua, per
me non sarà mai più una terra straniera.
Metà francese, dunque, e metà libanese? Niente affatto. L’identità non
si suddivide in compartimenti stagni, non si ripartisce né in metà, né
in terzi. Non ho parecchie identità, ne ho una sola, fatta di tutti gli
elementi che l’hanno plasmata, secondo un “dosaggio” particolare che
non è mai lo stesso da una persona all’altra… La mia identità è ciò che
fa si che io non sia identico a nessun’altra persona.
Definita cosi, la parola identità è una nozione relativamente precisa e
che non dovrebbe dare adito a confusione. Si ha veramente bisogno di
lunghe dimostrazioni per stabilire che non esistono e non possono
esistere due esseri identici?
L’identità di una persona è costituita da una moltitudine di elementi
che non si limitano ovviamente a quelli che figurano sui registri
ufficiali. Per la stragrande maggioranza degli individui c’è, di
sicuro, l’appartenenza a una tradizione religiosa; a una nazionalità,
talvolta a due; a un gruppo etnico o linguistico; a una famiglia più o
meno allargata; a una professione; a un’istituzione; a un certo
ambiente sociale… Ma la lista è assai più lunga, virtualmente
illimitata; si può sentire un’appartenenza più o meno forte a una
provincia, a un villaggio, a un quartiere, a un clan, a una squadra di
sportivi o di professionisti, a una banda di amici, a un sindacato, a
un’impresa, a un partito, a un’associazione, a una parrocchia, a una
comunità di persone che hanno le stesse passioni, le stesse preferenze
sessuali, gli stessi handicap fisici, o che sono messe di fronte agli
stessi rischi. Tutte queste appartenenze non hanno evidentemente la
stessa importanza, a ogni modo non nello stesso momento. Ma nessuna è
totalmente insignificante. Sono gli elementi costitutivi della
personalità, si potrebbe quasi dire i “geni dell’anima”, a patto di
precisare che la maggior parte non sono innati.
Se ciascuno di questi elementi può riscontrarsi in un gran numero di
individui, non si ritrova mai la stessa combinazione in due persone
diverse, ed è proprio ciò che fa si che ogni essere sia unico o
potenzialmente insostituibile.
Amin Maalouf (L’identità)