A tutti i
colleghi che come me studiano una poesia o un affresco, un filosofo o
un insetto, un muscolo o una cometa o chissà che altro, consiglio
questo libro che dimostra che per studiare poesie bisogna sapere
d'insetti e di comete e viceversa, che l'organizzazione del pensiero e
degli studi va ricomposta e riformulata in una chiave cosmica, che non
c'è sapere disciplinare che possa prescindere dall'interrogazione delle
origini e del destino della "condizione umana". E in particolare lo
consiglio ai legislatori che sempre più sminuzzano e quantificano i
saperi, che sempre più li snaturano trasformandoli in tecniche, in
pratiche cieche e sorde, autistiche.
Antonio Di Grado