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Didattica: Desiderio d'apprendere / 1

Redazione
Vi è uno scarto insormontabile tra i saperi del mondo e ciò che è possibile insegnare a scuola anche perchè il tempo scolastico non può più seguire la crescita esponenziale delle conoscenze. Dalla fase storica dell'ampliamento dell'enciclopedia dei saperi scolastici si deve passare a quella della selezione dei contenuti, altrimenti la scuola rischia di soffocare per eccesso di discipline e di insegnamenti.
L'imprevedibilità dei futuri scenari della società spinge a soffermarsi per ripensare dalle fondamenta il mondo della formazione. Oggi è necessario educare al desiderio di apprendere e di comprendere senza mai fermarsi, a oltrepassare ciò che è abituale e familiare, ad appropriarsi delle tecniche di investigazione e a sviluppare la capacità di analisi della realtà. "Apprendere è il nodo essenziale per una società in cambiamento e il desiderio di apprendere è il motore indispensabile.(...) Oggi è importante padroneggiare metodi per pensare, interrogarsi, dialogare, mettere in relazione molteplici domini, sviluppare capacità di problematizzare, di iniziativa, di creatività, di usare creativamente le nuove tecnologie" (A.Giordan).

Apprendere non è memorizzare, accumulare informazioni, ma ristrutturare il proprio sistema di comprensione del mondo e non consiste solo nell'integrare nuovi saperi, ma anche nell'utilizzare meglio e in modo diverso ciò che si conosce già. Il desiderio di apprendere è una disposizione morale che bisogna coltivare e si deve caratterizzare per la sua responsabilità individuale e per l'orientamento al dialogo e all'ascolto. In questo percorso un ostacolo da superare è la diffusa indifferenza dei giovani rispetto all'apprendimento. L'indifferenza si origina perché non si riesce a individuare un senso nella fatica;perchè non si vede la ragione di un impegno. Nasce a prescindere dalle difficoltà di appropriarsi dei saperi scolastici, per la loro immediata alterità rispetto alla cultura del proprio ambiente, che non è solo mass-mediatica, ma anche etnica, locale, religiosa, familiare. Nasce perché non si vede uno sbocco all'apprendimento, un rapporto con la vita di tutti i giorni. A volte bisogna far fronte anche ad una specie di paura di apprendere, che come fenomeno è forse più circoscritto, ma esiste. E' una situazione che si viene a creare all'interno della relazione educativa e interpella innanzitutto il modo in cui si sviluppa il rapporto umano nel processo formativo, il modo in cui si caratterizza la funzione magistrale, il modo in cui il sapere viene posto in relazione non solo con le capacità intellettive, col grado di preparazione di un alunno, ma anche col suo mondo emotivo.

Il desiderio di apprendere sboccia se lo si riesce quotidianamente ad accendere nella coscienza dei giovani, dandogli fiducia, facendogli sentire un profondo rispetto per il suo impegno, testimoniando nella pratica professionale l'amore per il valore e la bellezza del sapere. La paura d'apprendere ha un aspetto recondito costituito dalle relazioni dell'alunno con l'ambiente di provenienza e con i giudizi prevalenti su che cosa sia e quanta valga sia il successo sia l'insuccesso scolastico. Sono problemi con cui bisogna misurarsi, riportandoli alla loro dimensione effettiva, e possono essere risolti sostenendo e incoraggiando l'alunno nei momenti delle sue difficoltà, apprezzando generosamente i suoi progressi e i suoi sforzi. In ogni caso per fare apprendere è necessario predisporre situazioni didattiche che consentano all'alunno di mettersi in relazione vitale con l'oggetto culturale da possedere, in modo che gli si possa mostrare come un oggetto vivo e sensibile, come una realtà ad un tempo simbolica, affettiva ed esplicativa (D.Nicoli).

Presentare agli alunni i saperi nel loro uso possibile è un modo per motivarli, anche se l'uso sociale dei saperi non è sempre facilmente percepibile. Una parte dei saperi infatti non è direttamente utile, almeno a breve termine, ma aiuta a comprendere il mondo e ad allargare la propria esperienza.
Per evitare che l'insegnamento si riduca ad una stantia e noiosa riproposizione di formule, a volte incomprensibili, occorre far capire a quali questioni i saperi danno delle risposte ."Bisogna legare intrinsecamente sapere e problema, come domanda e risposta" (M. Fabre).
Bisogna far comprendere e accettare che la scuola non è il luogo delle situazioni reali. "La scuola è un luogo dove si svolge un particolare tipo di lavoro intellettuale che consiste nel ritirarsi dal mondo quotidiano, al fine di considerarlo e valutarlo; un lavoro che resta coinvolto con quel mondo in quanto oggetto di riflessione e di ragionamento" (L. ResnicK).

Raimondo Giunta








Postato il Lunedì, 16 dicembre 2013 ore 08:00:00 CET di Nuccio Palumbo
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