Vi è uno scarto
insormontabile tra i saperi del mondo e ciò che è
possibile insegnare a scuola anche perchè il tempo scolastico non può
più seguire la crescita esponenziale delle conoscenze. Dalla fase
storica dell'ampliamento dell'enciclopedia dei saperi scolastici si
deve passare a quella della selezione dei contenuti, altrimenti la
scuola rischia di soffocare per eccesso di discipline e di insegnamenti.
L'imprevedibilità dei futuri scenari della società spinge a
soffermarsi per ripensare dalle fondamenta il mondo della
formazione. Oggi è necessario educare al desiderio di apprendere
e di comprendere senza mai fermarsi, a oltrepassare ciò che è abituale
e familiare, ad appropriarsi delle tecniche di investigazione e a
sviluppare la capacità di analisi della realtà. "Apprendere è il nodo essenziale per una
società in cambiamento e il desiderio di apprendere è il motore
indispensabile.(...) Oggi è importante padroneggiare metodi per
pensare, interrogarsi, dialogare, mettere in relazione molteplici
domini, sviluppare capacità di problematizzare, di iniziativa, di
creatività, di usare creativamente le nuove tecnologie"
(A.Giordan).
Apprendere non è memorizzare, accumulare informazioni, ma ristrutturare
il proprio sistema di comprensione del mondo e non consiste solo
nell'integrare nuovi saperi, ma anche nell'utilizzare meglio e in modo
diverso ciò che si conosce già. Il desiderio di apprendere è una
disposizione morale che bisogna coltivare e si deve
caratterizzare per la sua responsabilità individuale e per
l'orientamento al dialogo e all'ascolto. In questo percorso un ostacolo
da superare è la diffusa indifferenza dei giovani rispetto
all'apprendimento. L'indifferenza si origina perché non si riesce a
individuare un senso nella fatica;perchè non si vede la ragione di un
impegno. Nasce a prescindere dalle difficoltà di appropriarsi dei
saperi scolastici, per la loro immediata alterità rispetto alla cultura
del proprio ambiente, che non è solo mass-mediatica, ma anche etnica,
locale, religiosa, familiare. Nasce perché non si vede uno sbocco
all'apprendimento, un rapporto con la vita di tutti i giorni. A volte
bisogna far fronte anche ad una specie di paura di apprendere,
che come fenomeno è forse più circoscritto, ma esiste. E' una
situazione che si viene a creare all'interno della relazione educativa
e interpella innanzitutto il modo in cui si sviluppa il rapporto umano
nel processo formativo, il modo in cui si caratterizza la funzione
magistrale, il modo in cui il sapere viene posto in relazione non solo
con le capacità intellettive, col grado di preparazione di un alunno,
ma anche col suo mondo emotivo.
Il desiderio di apprendere sboccia se lo si riesce quotidianamente ad
accendere nella coscienza dei giovani, dandogli fiducia, facendogli
sentire un profondo rispetto per il suo impegno, testimoniando nella
pratica professionale l'amore per il valore e la bellezza del
sapere. La paura d'apprendere ha un aspetto recondito costituito dalle
relazioni dell'alunno con l'ambiente di provenienza e con i giudizi
prevalenti su che cosa sia e quanta valga sia il successo sia
l'insuccesso scolastico. Sono problemi con cui bisogna misurarsi,
riportandoli alla loro dimensione effettiva, e possono essere
risolti sostenendo e incoraggiando l'alunno nei momenti
delle sue difficoltà, apprezzando generosamente i suoi progressi e i
suoi sforzi. In ogni caso per fare apprendere è necessario predisporre
situazioni didattiche che consentano all'alunno di mettersi in
relazione vitale con l'oggetto culturale da possedere, in modo che gli
si possa mostrare come un oggetto vivo e sensibile, come una
realtà ad un tempo simbolica, affettiva ed esplicativa (D.Nicoli).
Presentare agli alunni i saperi nel loro uso possibile è un modo per
motivarli, anche se l'uso sociale dei saperi non è sempre facilmente
percepibile. Una parte dei saperi infatti non è direttamente
utile, almeno a breve termine, ma aiuta a comprendere il mondo e ad
allargare la propria esperienza.
Per evitare che l'insegnamento si riduca ad una stantia e noiosa
riproposizione di formule, a volte incomprensibili, occorre far capire
a quali questioni i saperi danno delle risposte ."Bisogna legare intrinsecamente sapere e
problema, come domanda e risposta" (M. Fabre).
Bisogna far
comprendere e accettare che la scuola non è il luogo delle situazioni
reali. "La scuola è un luogo dove si
svolge un particolare tipo di lavoro intellettuale che consiste nel
ritirarsi dal mondo quotidiano, al fine di considerarlo e valutarlo; un
lavoro che resta coinvolto con quel mondo in quanto oggetto di
riflessione e di ragionamento" (L. ResnicK).
Raimondo Giunta