Nel centenario
della nascita di Vittorio Sereni, il Comune di Brescia organizza un
incontro culturale, "L’esile mito", dedicato al grande poeta italiano
che ha avuto un forte legame con la città lombarda. A Brescia, Sereni,
ha trascorso l’adolescenza, ha frequentato il Liceo classico “Arnaldo”,
ed ha stretto sentimenti d’amicizia ed una grande affinità
intellettuale con Lento Goffi, uno dei più importanti poeti bresciani
del dopoguerra, entrambi entrati nella celeberrima antologia di Luciano
Anceschi, “La Linea Lombarda”. L’incontro culturale si terrà venerdì 22
novembre, alle ore 17.00, presso la Sala Piamarta, via S. Faustino, 70,
Brescia. Interverranno: Pietro Gibellini, dell’Università Ca’ Foscari,
Venezia; Franco Loi, poeta e saggista; Alessandra Giappi,
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia; Giusy Turra,
attrice.
Vittorio Sereni, nato a Luino, il 27 luglio 1913 e morto a
Milano, il 10 febbraio 1983, è stato uno dei più grandi poeti italiani
del dopoguerra. Dopo aver trascorso la giovinezza nella sua città
natale, si trasferì, all’età di dodici anni, a Brescia, per seguire il
padre, funzionario di dogana. Gli anni dell’infanzia a Luino, sul Lago
Maggiore, però, sono stati quelli che hanno lasciato una traccia
indelebile e segnato il carattere e la sensibilità del poeta. Indicato
come il capostipite della corrente che si rifà alla “Linea Lombarda”,
dal nome dell’antologia di poesie del suo amico, Luciano Anceschi,
pubblicata a Varese, nel 1952, Vittorio Sereni ha sempre considerato la
“Leonessa d’Italia” come la sua seconda patria, “entro i tranquilli
confini di questa città presero vita i suoi primi interessi letterari,
sorti in seguito alla lettura di un grande poeta del Novecento:
Ungaretti”. Nel 1933 si trasferì a Milano per iscriversi
all’Università, frequentando, in un primo momento la Facoltà di
Giurisprudenza ed in seguito quella di Lettere, laureandosi, nel 1938,
con una tesi su Guido Gozzano. A Milano, Sereni strinse amicizia con
alcuni compagni di studio, con i quali condivideva gli stessi interessi
letterari, Luciano Anceschi, Giancarlo Vigorelli, Leonardo Sinisgalli,
Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo. Gatto e Vigorelli presentavano il
giovane poeta a Carlo Betocchi che, nel 1937, gli pubblicava due poesie
sulla rivista “Frontespizio”. Nel 1937, Sereni entrava, con Dino Del
Bo, Ernesto Treccani, Alberto Lattuada, a far parte della redazione di
“Corrente”, dopo aver collaborato alla rivista “Letteratura” e a “Campo
di Marte”. Il 15 settembre Sereni lasciava la redazione della rivista
“Corrente”, pur continuando a mantenere contatti amichevoli con i
redattori. La rivista, che il 10 maggio 1940 interrompeva la
pubblicazione, pubblicava, nel 1941, la prima edizione di “Frontiera”,
e, nell’anno seguente, la ristampa della raccolta di “Poesie”, che
comprendeva anche altri testi.
Intanto, era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale e la notizia del
conflitto sorprese Sereni a Modena dove insegnava italiano e latino in
un liceo. Venne richiamato alle armi con il grado di ufficiale di
fanteria e nell’autunno del 1941 viene assegnato ad un reparto
destinato all’Africa settentrionale, ma, come egli stesso raccontava,
non arriverà mai a destinazione. Il 24 luglio del 1943 venne fatto
prigioniero a Paceco, vicino Trapani, e trascorse due anni di prigionia
in Algeria e nell’allora Marocco francese, facendo ritorno a casa
soltanto a guerra terminata.
Nel 1947 pubblicava “Diario di Algeria”. Nel 1952, proprio quando la
società italiana stava avviandosi, con problemi e contraddizioni, verso
una economia capitalistica e industriale, Sereni lasciava
l’insegnamento e sceglieva di lavorare presso l’ufficio stampa
dell’Azienda milanese Pirelli dove rimarrà fino al 1958. Nel 1954 venne
pubblicata la raccolta, “Una polvere d’anni a Milano”, nel 1955 “Non
sanno d'esser morti” e nel 1957 “Frammenti di una sconfitta-Diario
bolognese”. Nel 1958 divenne direttore letterario presso la casa
editrice Mondadori, fino al 1975, e dal 1962 al 1964, direttore
editoriale della rivista “Questo e altro”. Nel 1956 gli venne assegnato
il premio internazionale “Libera Stampa” per alcune poesie di cui
facevano parte i “Frammenti di una sconfitta”. È stato anche
redattore-collaboratore della “Rassegna d’Italia” e critico letterario
di “Milano- sera”. Nel 1962 erano intanto stati dati alle stampe “Gli
immediati dintorni” e, nel 1965, “Gli strumenti umani”; nel 1969 è
stato il primo direttore della collana “I Meridiani” di Mondadori; nel
1972 vinse il premio dell’Accademia dei Lincei.
In quegli anni inizia anche a viaggiare: Barcellona, Praga, Olanda e
Stati Uniti. Nel 1973 si reca in Egitto, nel 1974 in Messico, nel 1978
in Provenza dove incontra René Char.
Nel 1981 esce dall’editore Einaudi il quaderno di traduzioni “Il
musicante di Saint-Merry” e altri versi tradotti dall’Orphée Noir, da
Pound, Char, Williams, Frénaud, Apollinaire, Camus, Bandini e
Corneille. Questo lavoro di traduttore di poesia gli farà ricevere, nel
1982, il Premio Bagutta. Nel medesimo anno Garzanti gli pubblica
“Stella variabile” che gli farà vincere il Premio Viareggio per la
poesia. Il 10 febbraio del 1983 muore improvvisamente in conseguenza di
un aneurisma.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it