Un'avvertenza:
l'inizio è un po' duro, ma voi andate avanti...
Discutendo con un amico, ho avuto questa sortita: nella mia scala di
valori i peggiori, gli ultimi sono i maschi adulti. Lui, maschio e
adulto, mi ha detto che sono quasi come Pol Pot, il generale cambogiano
delle grandi epurazioni. Naturalmente si scherzava, ma fino a un certo
punto.
Io ho precisato che non ce l'ho con tutti i maschi adulti. Amo un
maschio, adulto. Ho avuto un padre amatissimo. Ho molti amici maschi e
adulti.
No, la mia è stata una semplificazione, una banalizzazione, una
generalizzazione. Insomma io ho detto maschio adulto identificando in
questa categoria la maggior parte di violenti, stupratori, assassini,
prevaricatori esistenti sulla terra.
Non ditemi che ho torto!
Ci sono donne soldato, donne cecchino, donne che torturano, ma sono
poche rispetto agli uomini. Non dico per loro migliore natura ma perché
per ora questa è la realtà.
Bambini e animali sono i più importanti nella mia scala di esseri da
salvare a tutti i costi. Ci sono, poi, appunto quasi tutte le donne. E
naturalmente gli anziani, di entrambi i sessi, anzi gli anziani stanno
appaiati ai bambini e agli animali. Ma un po' sotto.
Che scandalo! Una vecchietta sta sotto un cagnolino?
Sì, ma solo perché un animale è più innocente e più inerme.
E quindi se i maggiori portatori di violenza diventassero per un caso
assurdo i bambini, loro sarebbero per me gli ultimi. Il punto è: chi fa
più violenza oggi?
Cioè chi è il più forte?
Io pongo alla cima della mia scala personale di esseri viventi i
fragili.
Gli altri non mi piacciono.
Ma pensandoci, non sono polpottiana. Perché ho in me una robusta vena
evangelica, di cui sono molto contenta, secondo cui gli ultimi saranno
i primi. Ecco i miei ultimi sono: i cattivi, i violenti, che in questo
tipo di società sono per lo più i maschi e adulti, questi miei ultimi
diventano però i primi, insomma mi fanno anche loro una pena infinita.
La dialettica vittima-carnefice è complessa; come dice già Simone Weil,
l'uso della forza avvelena tutti e così il carnefice, il cattivo,
quello che salverei per ultimo alla fine mi fa pena, lo compiango, lo
compiango anche perché mi fa arrabbiare, perché arrivo a disprezzarlo,
perché se potessi lo eliminerei dalla faccia della terra.
Nel mio presunto polpottianesimo non esisterebbe nessun campo di
rieducazione, se esistesse oltretutto mi ci dovrei mettere anch'io.
Infatti in ognuno di noi c'è della violenza, c'è della cattiveria, solo
gli animali si salvano!
Quello che sogno, come molti altri credo, è un mondo senza violenza,
non solo per amore delle vittime, ma anche per pietà dei carnefici.
Maria Rosa Panté
mrpante@libero.it