Lo scorso anno
il Presidente del Consiglio Mario Monti ha aperto il Consiglio dei
Ministri, il primo dopo la pausa estiva, con l’espressione “Voglio una mobilitazione generale per la
crescita" e ha dato il via ad una riunione durata nove ore,
quasi un record per Palazzo Chigi, che ha varato anche una rivoluzione
nella scuola con un maxi-concorso con l'obiettivo di favorire i giovani.
A commento di tale dichiarazione abbiamo scritto: Nel giardino di Palazzo Chigi, accanto
all’artistica fontana, il Prof. Mario Monti ha seminato l’erba voglio,
ma non sappiamo se riuscirà ad attecchire.
Il maxi concorso annunciato è stato realizzato, ma non è ancora
completato e come aveva preannunciato il direttore regionale del MIUR
Sicilia Maria Luisa Altomonte, "il
concorso non apporterà grandi benefici occupazionali" e così è
stato.
La scuola siciliana soffre di disagio dei numeri degli alunni, della
carenza di strutture ed il grido dei giovani che ogni venerdì o il
sabato invadono le strade in cortei, manifestazioni e scioperi ripete
il ritornello: "ridateci il futuro".
La scuola italiana si presenta ancora molto sbilanciata tra Nord e Sud
e le buone intenzioni del Ministro Profumo di "portare in classe docenti più giovani,
vicini ai nuovi insegnamenti e alle tecnologie avanzate", non
essendo supportata da norme e agevolazioni che favoriscano il
pensionamento di quanti a scuola ci stanno male e con disagio, di
quanti sono refrattari alle innovazioni metodologiche, didattiche
e tecnologiche, stentano a divenire realtà.
Il ministro Maria Chiara Carrozza in una recente intervista a
Tuttoscuola mentre sostiene il ruolo istituzionale della scuola
pubblica: chiedo prima di tutto rispetto per la scuola”, che comunque
“c’è, malgrado le difficoltà, con le sue eccellenze e i suoi problemi”,
si esprime con molta cautela sulle possibili attuazioni concrete e
afferma: “Un ministro non può parlare a ruota libera. Deve parlare
misurando i passi, e io non sono abituata a fare promesse che non posso
mantenere”.
Il Decreto legge ‘L’istruzione riparte’ elenca diversi interventi
operativi che passano attraverso il vaglio delle autorità locali e di
singoli dirigenti nell’esercizio dell’autonomia scolastica.
“L’autonomia va esercitata in concreto, decentrando le responsabilità”
afferma il Ministro e si registra che solo pochi dirigenti assumono in
pieno la responsabilità di gestione innovativa e funzionale, preferendo
il normale ritmo ordinario, protetto dalla tradizione, ma non sempre
supportato da positivi successi.
La scuola di oggi chiamata a dialogare e interloquire con le
innovazioni tecnologiche e con un’operatività dinamica non può restare
ferma e ingessata nel sistema rigido dell’orario, della lezione
frontale, della frammentazione dei contenuti, ha necessità di aprirsi
ai nuovi alfabeti e alle strategie metodologiche capaci di rendere
gradevole e funzionale all’apprendimento la lezione e il tempo che i
ragazzi trascorrono a scuola e non solo in classe.
La necessità di una politica per l’aggiornamento non può restare
soltanto un sogno e deve aprirsi ad una radicale e puntuale azione che
coinvolga non soltanto i docenti bravi e volenterosi, ma tutto il
personale della scuola ha necessità di un aggiornamento efficace.
Si trovino pure i mezzi, le risorse e gli strumenti necessari. Alcuni
anni or sono circolava la proposta dell’anno o del semestre
“sabbatico”, ma gli aggrovigliati vincoli amministrativi, giuridici,
contrattuali hanno reso impossibile l’attuazione della proposta ed
anche il Ministro Carrozza sostiene allo stato delle cose non si possa
“spremere di più gli insegnanti, che hanno uno stipendio veramente
basso” e…. non si fa nulla per riportarlo ai livelli degli stipendi
europei.
Tra i desideri e i sogni del Ministro Carrozza si elenca la
stabilizzazione degli insegnanti a partire da quelli di sostegno; la
digitalizzazione delle scuole, ma anche se il Ministero opera
investimenti di strumenti nelle scuole, se non cambierà la mentalità
degli operatori e le tante LIM presenti nelle scuole non saranno usate
in maniera sistematica e ordinaria, i risultati resteranno sempre
insufficienti e inadeguati rispetto alla diligente azione
d’investimento.
“Bisogna entrare nella logica dell’accreditamento dei corsi di
formazione da parte di organismi indipendenti” ha detto il Ministro, ma
l’aula per i corsi di formazione è composta da docenti già stanchi e
stressati da una mattinata di scuola con gli studenti e quindi il corso
perde di gran lunga la sua efficacia.
Si rinnova pertanto la proposta di corsi di formazione intensivi e
periodici con esonero dal servizio che consentano un graduale turnover
dei docenti così da consentire una graduale ed efficace innovazione
metodologica e didattica.
Il grido di Martin Luther King: “I
have a dream” ritorna pressante e solo con grandi sogni si
costruisce il futuro. Il progettare è, infatti, l’arte di
mettere in atto un desiderio, come afferma V. Gregotti e Tomas
Maldonado, aggiunge che quando si spera in qualcosa, significa che
abbiamo qualcosa da dire e da realizzare. La progettazione, infatti,
diventa inutile e superflua, “quando non si ha niente in cui sperare,
niente da dirci, niente da comunicare e niente da realizzare”.
Desideri, sogni e speranze s’intrecciano e consentono di vedere
all’orizzonte una scuola di qualità che cresce e aiuta gli studenti
nello sviluppo delle competenze. Che tutto ciò non resti un miraggio!
A parole tutti (politici e cittadini) diciamo di voler “crescere”
termine tanto caro al Presidente del Consiglio Mario Monti, ma abbiamo
constatato che ciò non può essere imposto “ope legis”. Occorre
motivare, guidare, accompagnare e sostenere la crescita del Paese e
oggi siamo in grave difficoltà.
Fra una cinquantina d’anni i cittadini italiani saranno inferiori di
numero rispetto agli stranieri e la scuola potrà continuerà la
sua storia come ha fatto finora?
Sarà certamente un bel segno di crescita per la scuola italiana
della seconda decade del duemila se saranno approvate le linee guida
sulla valutazione senza contestazioni e atteggiamenti oppositivi, che
di fatto rallentano la scuola che vuole crescere; così pure se
arriveranno in porto le tanto attese riforme degli organi collegiali
che a novembre di rinnoveranno seguendo il vecchio copione.
Una delle espressioni positive adottate nella presentazione dei
precedenti progetti di riforma della scuola, descriveva non "una
scuola che cambia", bensì "una scuola che cresce", accompagnata
dall’espressione di sapore prettamente educativo "cresciamo insieme".
La strada è già tracciata ed operando con studenti, ragazzi che
crescono, e maturano, la scuola non può non dare vita e alimento
all’erba voglio di Palazzo Chigi.
"Tutto si può fare, basta volerlo" e questo monito oggi risuona
come un imperativo che sollecita la partecipazione e l’impegno di
tutti.
"Andiamo avanti a noi che crediamo!" gli altri ci seguiranno.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it