La prima
donna è sempre a dare ordini. Pur di ottenere le poltrone su cui
affondare il lato B, sfoggia ed elargisce ad uomini e donne le
proprie doti "altamente culturali e formative", il tutto dietro un velo
di apparente cordialità e sorrisi effetto paresi. Il suo viso è il
risultato dei miracoli chirurgici a cui la stessa si è sottoposta
perché la propria età non sia aperta al pubblico.
I dipendenti e la gente comune per lei sono solo l’appendice, il
sottobosco dell’umanità. La nobildonna frequenta soltanto locali e
posti raffinati e l’élite, che l’adula inondandola di complimenti per
l’eleganza e per il nuovo colore di capelli, mentre in sua assenza la
deride perché si è rifatta, la denigra per la sua prepotenza,
oppure perché tratta gli impiegati come schiavi, incurante dei loro
problemi personali.
Decide sempre ai danni dei destini della collettività e a tutto
vantaggio dell’apparato che dirige.
Col pubblico preferisce la comunicazione "a distanza" perché teme di
ricevere lanci di uova marce e di ortaggi andati a male. Ciò
rovinerebbe la sua immagine, e, rischio peggiore, la pelle appena
sottoposta a lifting, e gli abiti degli stilisti più prestigiosi.
Giornata tipo: risveglio alla mattina, chiama i camerieri per farsi
preparare colazione, giornali, abiti, accessori, e l’autista. I
telefoni squillano, e fa rispondere la servitù per dire che è uscita
"presto" per impegni indifferibili.
Arriva in ufficio, sempre in ritardo, al contrario dei lavoratori
comuni mortali. Prima infatti deve truccarsi, cotonarsi, agghindarsi,
scegliersi abbigliamento e maschera pirandelliana adeguati all’ordine
del giorno.
Il suo ufficio? Stanza super adornata con mobilio pregiato, scrivanie
grandissime, per soddisfare la propria megalomania, tappeti pregiati,
vetrine con souvenirs preziosi, targhe e trofei. Ai muri tiene appesi
quadri di pittori prestigiosi e icone raffiguranti soggetti religiosi
in genere: per chiunque entri, deve emergere che ha buon gusto e che è
dotata di valori morali integri ed indiscutibili.
Per qualsiasi decisione che riguarda la sua compagnia, prima degli
incontri ufficiali convoca "alla buona" i suoi collaboratori di fiducia
oppure i dipendenti utili ai suoi fini: sfoggiando sorrisi d’occasione,
sguardi intensificati da tre chili di mascara, scollature che lasciano
all’aria aperta l’expo del silicone o del push-up, e tailleur firmati,
con borse firmate abbinate a scarpe firmate con tacchi stellari, la
vamp mette in atto le sue doti di savoir-faire e di sexy appeal, per
poi arrivare alle riunioni sicura di sé e del conseguimento dei propri
obiettivi, carte e documenti "firmati".
Lo stesso accade quando deve concludere importanti affari con grosse
aziende: pranzi o cene con gruppi di soci o fornitori, oppure incontri
persuasivi con i personaggi più potenti nella scala gerarchica per
ottenere licenze o concessioni, per potere dunque esercitare vittoriosa
ed indisturbata il ruolo di boss nel proprio reame.
Con la stampa? Faccia stampata con sorriso falso stampato.
Vita privata? Pochi contatti diretti con i familiari, solo con foto
sulla scrivania.
La manager deve dedicare il proprio tempo all’ufficio e all’azienda di
cui si trova a capo, per dimostrare che, dopo il raggiungimento della
tanto agognata parità, la donna sa concludere affari migliori e più
redditizi, dunque è più intelligente e capace degli uomini.
Mai tradire una smorfia di dolore, una lacrima, mai fermarsi a
riflettere. Così perde ogni legame affettivo di fatto.
Fumando mentre fissa gli interlocutori, ama crearsi intorno un alone di
mito e di mistero come le dive del cinema, si illude di rendersi
enigmatica ed accattivante, perché nessuno abbia modo di lamentarsi
apertamente, e vive incurante che tutto questo un giorno finirà.
"Uscire di scena? Mai! Il mio show must go on!"
"Tutti devono obbedirmi, perché io valgo!"
"Il mio partner mi lascerà? Bene! Morto un papa se ne fa un altro!
Tanto sono la donna che non deve chiedere. Mai!"
Così, caricatura di se stessa, la nana in vesti di gigante incede, a
tre metri sopra l’asfalto, piena di sé, illudendosi di essere amata e
riverita "realmente" da tutto il mondo.
Laura
Mazzagatti
laura.mazzagatti10@gmail.com