Insoddisfatti
professori, precari e studenti - ROMA L’anno scolastico 2013-2014
ripartirà tra mobilitazioni, scioperi, proteste. Sono infatti sul piede
di guerra tanto i sindacati dei professori e del personale
amministrativo delle scuole, quanto i precari e gli studenti. Le
risorse stanziate dal governo per l’edilizia scolastica non sono
bastate a placare gli animi di un mondo che da anni si sente
penalizzato. Il rinvio del contratto degli insegnanti e il blocco degli
scatti di anzianità deciso dal governo ad agosto ha provocato reazioni
dure tra i sindacati che annunciano “tensioni” e “un autunno
caldissimo”. Prima a fissare una data per la protesta è stata la Rete
degli studenti medi: «L’11 ottobre saremo in tutte le piazze d’Italia -
afferma Daniele Lanni, portavoce nazionale - per spiegare che gli
studenti hanno bisogno di risposte concrete e immediate. Le nostre
scuole necessitano di investimenti e di una riforma strutturale».
Le richieste sono: legge quadro nazionale per il diritto allo studio,
riforma della struttura dei cicli della scuola, più investimenti per
l’edilizia scolastica. A distanza di una settimana, il 18 ottobre, si
terrà lo sciopero generale proclamato da Cobas, Cub, Usb per tutte le
categorie, ma con un’attenzione particolare al pubblico impiego, con le
richieste di rinnovo dei contratti e aumento dei salari. Ma gli
altri sindacati non intendono certo stare a guardare: la proroga al 31
dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi degli
stipendi ha rafforzato la delusione per la mancanza di misure per la
scuola nel decreto del Fare. L’attesa per la soluzione di alcune
emergenze è affidata ora a un decreto legge che potrebbe essere portato
al Consiglio dei Ministri previsto per il 23 agosto. I nodi sono
numerosi: piano di assunzioni, organico di sostegno, inidonei, “quota
96”. «Sono tutti temi rinviati a non si sa quale data - afferma il
segretario generale di Cisl Scuola Francesco Scrima - ma che devono
essere risolti entro agosto o mettono a rischio l’inizio dell’anno
scolastico. Siamo quasi fuori tempo limite. Se non arriveranno gli
interventi attesi il personale della scuola reagirà». Con il decreto,
riferisce Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, «si
cerca di prendere dei provvedimenti tampone per l’utilizzo dei docenti
inidonei, i cosiddetti Quota ’96 e i dirigenti scolastici, che mancano
in alcune regioni, ma quello che maggiormente serve alla scuola è la
definizione degli organici». Il problema più spinoso resta
infatti quello delle immissioni in ruolo: il ministro dell’Istruzione
Maria Chiara Carrozza ha annunciato che i posti saranno 15mila, di cui
4.000 Ata e 11 mila docenti (5.500 presi dai vincitori di concorso e
5.500 dalle graduatorie). «Ma i vincitori di concorso sono 11.500 -
sostiene Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil - significa che
gli altri resteranno senza posto ancora per anni, perché devono
scontare i tagli fatti dall’ex ministro Gelmini e gli effetti della
riforma Fornero». «Ed invece - fa notare Pantaleo - servirebbe una
nuova definizione degli organici: quella attuale non garantisce una
scuola di qualità. In molte zone, soprattutto al Sud, la situazione è
drammatica, per effetto delle operazioni di dimensionamento e delle
riduzioni del personale amministrativo». Altro tema “caldo” è
quello dei docenti inidonei: «Si rischia che persone affette da gravi
patologie siano costrette a svolgere mansioni da assistenti tecnici e
amministrativi, con un’ulteriore mortificazione della loro dignità -
dichiara Pantaleo - ma la conseguenza è anche che salterebbe la
possibilità di stabilizzare 3.300-3.400 lavoratri precari».
Ulteriore problema è quello relativo agli insegnanti di sostegno che
vanno avanti con supplenze annuali: «Sono 27mila e in maggioranza
precari: anche il ministro - osserva Pantaleo - ritiene giusto
stabilizzarli». E ancora, il nodo dei professori che rientrano nella
cosiddetta “Quota 96” (cioè 60 anni di età e 36 di contribuzione)
rimasti «impigliati» nei meccanismi della riforma Fornero, che non ha
considerato la peculiarità dell’anno scolastico che non coincide con
quello solare. Infine, il «macigno» dei precari: «Chiediamo che si apra
immediatamente il piano di stabilizzazione di 180mila inseriti nelle
graduatorie a esaurimento e di smetterla con la `fabbrica delle
illusioni´ dei tirocinii formativi», afferma Pantaleo. Il coordinamento
precari scuola di Roma ha già invitato tutti gli altri coordinamenti
«ad organizzare città per città assemblee» a fine agosto per
contrastare «l’esiguo contingente messo in atto dal Ministero a partire
dalla parola d’ordine del ritiro dei tagli della Gelmini e della
riforma Fornero». «I problemi accumulati possono sfociare in
tensioni nelle scuole - avverte Pantaleo - e noi siamo pronti a grandi
iniziative di mobilitazione per chiedere al governo segnali di
inversione»; «Il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità
aggrava la vita di lavoratori che sono ormai vicini a situazioni di
povertà. La questione salariale è drammatica e non accetteremo di
sederci a un tavolo per discutere solo della parte normativa del
contratto, come vorrebbe il ministro D’Alia». Della stessa opinione
Scrima: «Non ci possiamo sedere a un tavolo di rinnovo dei contratti su
quello che dice il datore di lavoro, cioè solo sulla parte normativa:
il contratto si fa in due». «Pronta alla lotta» anche la federazione
Gilda: «È evidente che il governo sta cercando lo scontro - sostiene il
coordinatore Rino di Meglio - e noi non resteremo in silenzio». «Il
blocco dei contratti è inaccettabile - avverte Di Menna - ma se il
governo ragiona può trovare una soluzione: devono saper che gli
insegnanti sono arrabbiati; sarà un loro problema far fronte a un
milione di persone in protesta. Auspico quindi che siano ragionevoli e
capaci di evitare lo scontro. Noi siamo pronti a partire subito con
assemblee aperte, mobilitazioni e poi eventualmente a proclamare lo
sciopero».
Lastampa.it