La donna, una mamma
di Cagliari, si era "vendicata" così dei frequenti richiami contro il
ragazzino - Si era lamentata di un professore del figlio con la preside
e gli altri insegnanti dicendo che quel docente era gay e che su di lui
circolavano voci in tal senso. L'episodio ha fatto scattare la condanna
penale per diffamazione per la mamma del ragazzo, che ora dovrà
risarcire i danni morali al prof. A stabilirlo è stata una sentenza
della Cassazione. Simona P., 38 anni, di Cagliari, aveva voluto
vendicarsi dei richiami contro il ragazzino per cattiva condotta
spargendo la voce che quel prof del figlio, il docente di inglese, era
gay. E al termine del procedimento, la sentenza 35105 della Suprema
Corte ha stabilito che, se si cerca di colpire la reputazione di una
persona attribuendole un'etichetta sessuale, scatta la condanna penale
per diffamazione: la mamma finita sotto accusa dovrà dunque versare 800
euro di multa. La donna aveva detto in una telefonata a una
collaboratrice scolastica dell'istituto del figlio che il docente di
inglese era gay. E in una successiva conversazione telefonica con la
preside aveva rincarato la dose sostenendo che quel docente era
"pedofilo, gay e maleducato".
"Nell'interesse del figlio" - In seguito la mamma cagliaritana aveva
provato ad evitare la condanna sostenendo in Cassazione di aver agito
così per "la 'legittima difesa' del proprio figlio minore verso il
quale nutriva il timore che l'insegnante di inglese lo volesse
abbracciare in quanto gay". I supremi giudici non le hanno riconosciuto
l'esimente, invocato dalla donna, di aver agito nell'interesse del
figlio e dunque con un giustificato motivo, e hanno confermato il no
alla concessione delle attenuanti generiche così come già stabilito dal
Tribunale di Cagliari con verdetto dell'aprile 2012 a convalida di
quello del Giudice di pace del luglio 2011.
Voci "riferite - Respinto anche il tentativo di Simona P. di non essere
dichiarata colpevole per via del fatto, a suo dire, di aver solo
riferito "voci" circolate sulle preferenze sessuali del prof di inglese
"in ambiente scolastico". Anche la Procura della Suprema Corte,
rappresentata dal sostituto procuratore generale Antonio Mura, lo
stesso del processo Mediaset, aveva chiesto il rigetto del ricorso
della donna che adesso dovrà risarcire il prof che "con molta rabbia"
ha diffamato in maniera "continuata".
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