La
ministro Carrozza vuole riprendere il berlingueriano progetto di
ridurre a 12 anni l’iter scolastico. Anche l’ingegnere Profumo anelava
a mettere i nostri studenti in condizione di conseguire il diploma un
anno prima: per accedere prima al lavoro! Sulla lunghezza d’onda dei
suoi predecessori alla guida del MIUR, la Ministro Carrozza giudica
controproducente il fatto che, rispetto agli altri paesi della UE, gli
studenti italiani giungano al diploma con un anno di ritardo: “Questo è
già un peso in termini di competitività, una questione che non va presa
a cuor leggero''. Dov’è la consequenzialità di tale affermazione ? Che
cosa non va preso a cuor leggero ? La concorrenza nei mercati
internazionali? Allora dobbiamo segnalare che, alla fine degli anni
Cinquanta, gli economisti della Scuola di Chicago inclusero, tra i
fattori produttivi che devono essere considerati nella valutazione
della ricchezza di un Paese, l’istruzione: ne riconobbero l’importanza
nell’ottica economicistica del profitto. Per evidenziare il legame tra
benessere economico ed istruzione, Gary Becker, già premio Nobel per
l’Economia (1992) e tuttora docente emerito all'Università di Chicago,
ha formulato la “teoria del capitale umano”. Secondo questa teoria,
ogni persona acquisisce, durante il suo ciclo di istruzione, uno stock
di competenze, conoscenze e attributi di personalità capaci di generare
performance, in quanto, una volta capitalizzate, vengono impiegate per
produrre beni e servizi, a profitto della comunità tutta. I Paesi ad
avanzato livello di industrializzazione devono massimizzare la
formazione e l’istruzione dei cittadini, perché i beni
dell’informazione e della cultura contribuiscono fortemente alla
crescita economica dei Paesi; dunque, è interesse della collettività
dare alle giovani generazioni un elevato livello di formazione
culturale e professionale. La cultura è decisiva, oltre che per lo
sviluppo della persona, anche per la produttività perché non c’è
attività lavorativa che non richieda livelli professionali avanzati.
Negli anni Novanta il concetto di “investimento sociale produttivo in
capitale umano è stato adottato da istituzioni sovranazionali quali la
Comunità europea (Libro Bianco del 1995, voluto dall’ex ministro per le
Politiche Educative, Édith Cresson) e l’Unesco (Nell’educazione, un
tesoro, Commissione internazionale sull’educazione per il XXI secolo,
1996, di J. Delors). Soltanto una parte dei paesi europei prevede
l’uscita dall’iter scolastico a 18 anni, e nel resto d’Europa gli
studenti fruiscono di lezioni per più ore che in Italia. A pensare male
a volte si indovina. Stanno studiando come tagliare la spesa per
l’istruzione, con il pretesto del modello europeo ? Un nuovo taglio,
dopo la falcidia Tremonti/Gelmini: l’erario risparmierebbe circa 1mld e
mezzo, e verrebbero eliminate circa 50mila cattedre. Piuttosto che
tagliare il contributo ai partiti politici.
Anief.org