Ritorsione del
governo per i tagli ai compensi dei lettori universitari - ROMA - È
quasi una crisi diplomatica con Londra. La Gran Bretagna sta valutando
la decisione di sospendere il progetto Erasmus per l’Italia, il
programma di scambio culturale degli studenti europei. La minaccia
arriva perché Londra ritiene che i “lecturers”, i lettori di lingua
inglese che lavorano nelle università della Penisola, siano
discriminati. A lamentarsene è stato il ministro per l’Europa David
Lidington, conservatore. In risposta a una interrogazione parlamentare
Lindington, venerdì scorso, ha usato parole pesanti, e ha definito il
comportamento del nostro Paese «inaccettabile e illegale». La notizia è
stata riportata dal sito The Italian Insider. A fare esplodere il caso
è stato un taglio che è andato ad esasperare una questione annosa. Una
scure che ha colpito circa il 60% dello stipendio dei “lecturers”. a
vicenda dei lettori, cittadini stranieri laureati e abilitati
all’insegnamento nella propria madre lingua, in Italia riguarda 200
professori che vivono e insegnano nel nostro Paese ma che hanno un
trattamento molto diverso da quello dei loro colleghi universitari.
Americani, britannici, canadesi, cinesi, tedeschi, sudamericani,
spagnoli e russi: docenti da decenni nelle nostre facoltà. Nel 1980 -
quando nelle università italiane gli insegnanti vennero divisi tra
professori di cattedra, associati e ricercatori - quelli di lingue
straniere vennero considerati tra non titolari di cattedra. Un
provvedimento contro il quale i lecturers si opposero fin da subito
nelle aule dei tribunali. Nel 1989 la Corte di Giustizia europea ha
riconosciuto che le leggi italiane li discriminano negando loro perfino
l’assicurazione sanitaria e la pensione. Per tutta risposta il governo
italiano, nel 1995, offrì ai lecturers un contratto a tempo
indeterminato ma al tempo stesso rivedendo il loro status e
inquadrandoli come “collaboratori linguistici esperti”, fuori dal corpo
docenti. In molti non firmarono, furono licenziati e si rivolsero alla
magistratura che dette loro ragione. Non solo: la Corte di Giustizia Ue
impose all’Italia di ricostruire la carriera di ogni lettore dal primo
giorno del contratto. Fino ad ora, invano. Ma nel 2010, con Gelmini
ministro, una nuova legge ribadì lo status separato dei “lecturers”. Al
tempo stesso andava ad estinguere tutte le cause nei tribunali legate a
questa vicenda. Molte facoltà hanno applicato alla lettera la nuova
norma, tagliando lo stipendio fino al 60 per cento. I lettori di lingua
straniera, che venivano già pagati meno dai docenti universitari, sono
stati retrocessi da ricercatori a tecnici. E, trattandosi di un numero
non grande di docenti, la loro vicenda non ha avuto una forte eco sul
piano politico o sindacale.
L’ASSOCIAZIONE
L’ambasciata inglese a Roma sta cercando di avviare un dialogo con il
ministro Carrozza per risolvere il problema. Anche la rappresentanza
diplomatica francese ha fatto un’analoga richiesta. Il Times e altri
quotidiani britannici hanno dato spazio alla vicenda ricordando le
pronunce della Corte europea di Giustizia. «Ci sono ben sei
pronunciamenti della Corte Europea. L’Italia sta sfidando l’Europa con
questo comportamento – spiega David Petrie, presidente
dell’Associazione dei lettori stranieri in Italia (Allsi) -. E’ un
comportamento preoccupante per il futuro. Una guerra che va avanti da
trent’anni. Non è possibile che si mettano a rischio i rapporti tra i
Paesi per una questione di pochi insegnanti. Questo atteggiamento
indebolisce tutta l’Europa». Petrie è in Italia da 31 anni, è scozzese
e insegna all’Università di Verona. «La nostra intenzione è di fare
pressione su tutti gli altri Paesi per questo comportamento così
discriminatorio».
Alessia Camplone
Ilmessaggero.it